Mucche, studenti e molte start-up La piccola Utrecht batte le metropoli

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UTRECHT — Mucche e cavalli, pecore, galline, distese di terreni adibiti a pascolo, il treno per Utrecht viaggia fuori dal tempo. Tutte le strade dei Paesi Bassi portano qui, nel cuore pulsante della regione che nel 2013 per la seconda edizione consecutiva è in testa all’Indice di competitività dell’Unione Europea. Per stabilità macroeconomica e prospettive di sviluppo la più piccola e densamente popolata delle province olandesi ha superato aree come Stoccolma e la Grande Londra (la Lombardia, migliore tra le italiane, è 128esima). Un modello che mette al centro ricerca e cultura, trainato dall’economia dei servizi e dell’alta tecnologia e realizzato attraverso la cooperazione tra governo nazionale e amministrazioni locali, università e aziende. Un ambiente produttivo che nell’era della finanza virtuale e della ricchezza immateriale considera la centralità spaziale un valore. Il «sistema Utrecht» si basa sul principio del coordinamento tra i diversi soggetti attivi sul territorio, coinvolti in uno sforzo comune per valorizzare al massimo prassi e conoscenze. E come al tempo degli Asburgo la posizione di crocevia di rotte naturali e commerciali è il primo punto di forza della regione.
«Utrecht è poco distante dai due grandi porti di Rotterdam e Amsterdam e dall’aeroporto di Schiphol, si trova al centro delle vie ferroviarie del Paese — dice al Corriere Jule Hinrichs del quotidiano finanziario Financieele Dagblad —. Rientra nel circuito virtuoso dell’Olanda del Nord, l’area economicamente più forte che si estende fino a Haarlem: un ingranaggio ben funzionante in un sistema Paese che si mantiene solido continuando a esportare prodotti agricoli e scommettendo su servizi e creatività. Mi sorprende però vederla davanti al resto del Nord Europa, non ha grandi industrie né una netta superiorità nell’innovazione».
Un territorio limitato che ha imparato a ottimizzare le risorse e gli insegnamenti della Storia. Destinato, per geografia e vocazione culturale, alla mediazione. Per le stradine di ciottoli del centro storico, dove passava il confine dell’Impero romano segnato dal Reno e oggi i resti della splendida cattedrale gotica sovrastano una festa di barche e biciclette lungo il Canal, esili sculture con due lame di spada intrecciate a formare un cuore ricordano che «l’arte di fare la pace» è nata qui. Compie 300 anni il Trattato di Utrecht del 1713: chiuse la guerra di successione spagnola dopo un negoziato che rappresentò il laboratorio diplomatico della futura Europa.
«La piccola Olanda è sempre stata aperta al mondo, conosciamo l’importanza della cooperazione — ragiona il responsabile dell’Agenzia per gli investimenti stranieri Invest Utrecht Jan Zuidema camminando tra i viali alberati del grande Parco Scientifico sostenuto da Università, Comune e fondi Ue per lo sviluppo regionale —. A Utrecht abbiamo la più grande università e la popolazione con il più alto livello d’istruzione del Paese, circa 70 mila studenti per 1,2 milioni di abitanti, una base giovane e dinamica per sviluppare una rete di servizi con elevato valore aggiunto sempre più competitiva». Il Parco vuole creare tra università e impresa una rete di supporto per aiutare le piccole realtà nascenti a diventare autonome, uno dei settori strategici è la ricerca sanitaria in campo alimentare. «Compito delle istituzioni è favorire una fruttuosa interazione tra pubblico e privato — dice il vicegovernatore provinciale Remco van Lunteren —, per questo serve un tavolo di confronto permanente: stiamo lanciando un Consiglio formato da amministrazione, università, scuole, ospedali e associazioni che fino al 2020 gestirà gli affari economici della Provincia, un’operazione di trasparenza e pragmatismo». Lo stesso pragmatismo destina fondi locali ed europei a progetti come il Dutch Game Garden, fondazione che supporta una quarantina di start up di videogiochi riunite in una palazzina di cinque piani sulla piazza Neude, il centro della movida di Utrecht. Un mercato globale e in crescita, con applicazioni potenzialmente infinite, dall’istruzione alla sanità. «Giochi seri — sorride il direttore JP van Seventer — programmati incrociando diverse discipline e destinati a bambini con problemi relazionali o a medici, studenti, insegnanti. Per cogliere le possibilità di crescita di questo settore occorre avere sguardo lungo e molta immaginazione».
Maria Serena Natale


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