Il sindaco «rosso» che terrorizza Wall Street

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NEW YORK — Barack Obama guarda con ammirazione l’immensa capigliatura «afro» di Dante, il figlio di colore dell’italoamericano Bill de Blasio e di Chirlane McCray, la moglie di origine giamaicana del politico che, a meno di imprevedibili cataclismi politici, tra poche settimane prenderà il posto di Michael Bloomberg. Andato a sostenere il candidato democratico a una manifestazione al Waldorf Astoria di New York, il presidente americano ha finito per concentrare la sua attenzione più su Dante che su Bill: «È come me, anch’io da ragazzo, nel 1978, avevo una capigliatura così. Ma devo ammettere che la mia non è mai stata così bella e fluente».
Poi l’abbraccio con Bill, già presentato come il nuovo sindaco di New York. Niente inviti enfatici a votarlo, solo una considerazione quasi notarile. Non perché Obama non sostenga de Blasio, ma perché la sua corsa verso «City Hall» è tutta in discesa. Anche se il suo programma molto spostato a sinistra, dal sapore vagamente populista, spaventa i benestanti della città (compresi i «liberal» che vivono tra Park Avenue e la Quinta Strada), i sondaggi gli danno un vantaggio enorme, praticamente incolmabile: ben 40 punti percentuali di vantaggio sul suo avversario, Joe Lhota.
New York è progressista ma anche pragmatica: negli ultimi vent’anni ha preferito a candidati democratici non convincenti un magistrato conservatore capace di combattere il crimine (Rudy Giuliani) e un imprenditore abile nel sostenere la rinascita economica della città (Michael Bloomberg). Ma l’attuale candidato repubblicano, l’ex capo della metropolitana della città, è un manager senza storia e senza carisma, un personaggio troppo pallido per impensierire il sanguigno de Blasio.
Che diventerà, così, sindaco anche a dispetto di Wall Street che lo vede come la sua «bestia nera». Senza molto motivo, se uno si limita a osservare il programma ufficiale del leader democratico che vuole, sì, aumentare le tasse per i ricchi, ma si limita a proporre un incremento assai limitato: meno di mezzo punto percentuale (dal 3,87 al 4,31 per cento) della quota dei tributi sul reddito destinata alle casse comunali e solo per i contribuenti che guadagnano più di mezzo milione di dollari l’anno: soldi in più che serviranno a finanziare asili per 50 mila bimbi di famiglie a basso reddito.
Certo non una misura estrema, in una città nella quale gli squilibri nella distribuzione del reddito sono aumentati anche più che nel resto del Paese. È lo stesso de Blasio a fare i conti: «400 mila super-ricchi mentre quasi la metà della popolazione, il 46 per cento per la precisione, vive in condizioni di povertà o alle soglie dell’indigenza».
La questione delle diseguaglianze sta diventando un tema centrale per la politica americana, ma l’irruenza del candidato democratico nel raccontare la sua «storia delle due città» fa venire i brividi a banchieri e finanzieri di Manhattan. De Blasio non ha attaccato nessuno personalmente, ma il timore della comunità degli affari è di diventare il capro espiatorio di tutti i guai della città, una volta che il nuovo sindaco si sarà insediato.
Nei suoi ultimi tentativi di recuperare terreno, Lhota punta sulle simpatie marxiste manifestate in gioventù da de Blasio: l’ammirazione per il Nicaragua dei sandinisti negli anni in cui il loro regime era demonizzato da Ronald Reagan o il viaggio di nozze con Chirlane a Cuba nel 1994, in violazione del divieto per i cittadini Usa di andare nella repubblica castrista. Sui muri di New York vengono affissi manifesti nei quali de Blasio è disegnato come un nuovo Che Guevara.
Ma, più che dalle sue antiche simpatie socialiste, Wall Street è messa in allarme da un’altra idea appena enunciata da de Blasio: eliminare gli incentivi concessi da Bloomberg a banche e società d’investimento per convincerle a restare a New York anziché emigrare in altre piazze finanziarie. Tre miliardi di dollari di contributi ed esenzioni o riduzioni dei tributi che potrebbero svanire in un baleno.
«Non ci saranno cataclismi, de Blasio cercherà di riequilibrare ma con misura e senza astio nei confronti dei ricchi: lui è un personaggio solare, non un rancoroso» prevede Sidney Blumenthal, l’intellettuale democratico che fu consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca. «Né ci saranno sorprese nell’urna: a New York l’esito delle elezioni non dipende dal reddito ma da fattori etnici. E con la sua famiglia multietnica de Blasio, oltre al favore dei neri e degli italoamericani, ha il sostegno degli ebrei “liberal” e ha conquistato perfino gli ispanici con la sua eccellente conoscenza dello spagnolo».
Massimo Gaggi


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