Pd, prove di unità verso le primarie

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ROMA — Dice «ne starò fuori», però poi Enrico Letta entra nelle vicende congressuali del suo partito. Così come ha fatto ieri da SkyTg24 , lodando sia Gianni Cuperlo che Matteo Renzi (entrambi candidati alle prossime primarie): «Faranno un ottimo lavoro». E subito aggiungendo: «Renzi ed io abbiamo caratteristiche diverse, ma abbiamo imparato che abbiamo sulle nostre spalle una responsabilità che va oltre le differenze caratteriali. La nostra forza va messa al servizio dell’Italia».
Il sindaco di Firenze, dal canto suo, sempre ieri aveva lanciato dalle colonne della Stampa il suo messaggio: «Se diventassi segretario del Partito democratico, non mi chiederei ogni giorno cosa fare per danneggiare Letta e Alfano. Il mio non sarebbe un partito con la matita rossa e blu per fare le pulci al governo». Renzi poi ha raccontato che, nell’incontro della settimana scorsa con il presidente del Consiglio, si è svolto un colloquio «senza giri di parole»: «Però la tensione si è scongelata subito». E, sull’esecutivo, ha commentato così: «Letta è un bipolarista convinto, anche Alfano. Il grande centro è il sogno dei Fioroni e dei Giovanardi. Non passerà. Chiunque vinca il congresso, il Pd uscirà ancora più bipolarista. Ma sarà un bipolarismo gentile e rispettoso».
Affermazioni che scatenano la risposta ironica del suo compagno sia di partito che di origine democristiana Beppe Fioroni: «Renzi, ovvero tutto il potere a doctor Jekyll e mister Hyde. Ama Merkel ma voterebbe Spd, non vuole il centro ma una sinistra…a destra. E poi?»
La fase di forte turbolenza del Pd precongressuale ieri però ha registrato anche altri episodi. Rosy Bindi infatti ha riunito per tutta la giornata la sua componente «Democratici davvero» (fra gli altri, Laura Pennacchi, Franco Monaco, Margherita Miotto). E da lì ha voluto rispondere alle certezze di Enrico Letta sulla fine dell’era politica di Silvio Berlusconi: «Il ventennio berlusconiano finirà solo il giorno in cui il Pd vincerà le elezioni…E il governo attuale sarà al servizio del Paese solo se farà delle proposte all’altezza per risolvere la crisi».
La Bindi ha voluto anche ricordare che la sua componente «è stata la prima a non aver votato per il governo delle larghe intese: e non perché non volevamo dare un esecutivo al Paese, ma perché abbiamo sempre denunciato l’equivoco pacificatore. Un equivoco che si è chiarito solo con il secondo voto di fiducia». Poi, pur dichiarando anche lei che al congresso del suo partito non si schiererà con nessuno dei quattro candidati, non ha mancato di esprimere qualche giudizio su Renzi: «Ancora non ci dice che cosa vuole fare. Per quanto mi riguarda, credo di avergli dato una grande mano, ma davvero non capisco dove intende andare. E da quello che capisco non mi sembra che sia proprio coerente con la nostra proposta». Infine, un commento sul prossimo pronunciamento del Senato in merito alla decadenza di Berlusconi: «Sono contro il voto segreto. Non lo capisco. In Parlamento non esistono segreti, ciascun politico deve essere in grado di rendere ragione delle scelte che fa senza nascondersi dietro un voto». Anche perché, ha concluso, «temo che il voto segreto potrebbe favorire qualche gruppo intenzionato a fare qualche dispetto al Pd».
R.R.


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«La Corte costituzionale – informa la Consulta con il suo comunicato del 4 dicembre – in accoglimento del ricorso per conflitto proposto dal Presidente della Repubblica ha dichiarato che non spettava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo di valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica, captate nell’ambito del procedimento penale n. 11609/08 e neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l’immediata distruzione ai sensi dell’articolo 271, 3 comma, c.p.p. e con modalità  idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti».

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