Google, editori europei contro l’Ue

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ROMA — Google non fa niente per correggere la sua posizione dominante nel mercato della ricerca e pubblicità on line, e la Commissione Ue sembra non accorgersene nemmeno. A lanciare l’allarme contro il gigante di Internet è un nutrito gruppo di editori europei, preoccupato per la tolleranza che il Commissario per la Concorrenza Joaquin Almunia sembra dimostrare nei confronti della società.
Un paio di anni fa l’Antitrust – sulla base di un denuncia di editori e operatori del mercato digitale – ha aperto un’indagine su Google, al fine di chiarire i comportamenti del motore di ricerca che domina sull’80 per cento del mercato europeo. Sotto accusa c’è soprattutto la sua tendenza a evidenziare i propri servizi nelle pagine di ricerca usando come traino proprio le notizie fornite dai concorrenti.
Invitato a proporre dei rimedi, quest’estate il colosso delle Rete ha fornito un piano ritenuto insufficiente dalla stessa Commissione
europea. Lo scorso ottobre Google ha però invitato una nuova lista di proposte «autofrenanti » e Almunia ha dato segno di apprezzare «i miglioramenti significativi ». Non è così, replicano gli editori, convinti che il nuovo testo contenga proposte che «ridurrebbero ulteriormente la concorrenza» invece che migliorarla. Ad aprire il fronte della protesta sono stati gli editori tedeschi e spagnoli, subito seguiti da una trentina di sigle. Il gruppo ha firmato un comunicato congiunto per ribadire che i rimedi di
Google, se accettati, «metterebbero a rischio il futuro dell’economia digitale e creerebbero un ostacolo al raggiungimento dell’Agenda digitale europea». In discussione però c’è anche la posizione di Almunia, considerato troppo morbido nei confronti del colosso americano. «La Commissione riconosca che Google non è disponibile ad offrire impegni efficaci», si legge nel documento. Si torni quindi alla «strada tradizionale»: provvedimenti obbligatori da parte dell’Antitrust europea. I “rimedi” studiati dal motore di ricerca, infatti, non convincono per niente. Google, per esempio, propone di aggiungere al link sui propri servizi quelli della concorrenza, ma «in realtà – sottolinea Helmut Heinen, presidente degli editori tedeschi – continua a dare la preferenza alle sue offerte, presentando le alternative come inferiori».


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