Tessere gonfiate, indaga l’Antimafia E De Luca finisce nel mirino

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ROMA — Non c’è pace a Salerno per il Pd. Non bastasse il ricorso interno dei democratici, lo scandalo delle tessere gonfiate al congresso democratico è finito sul tavolo della Procura antimafia di Salerno che indaga su centinaia di tessere di partito in bianco, trovate in mani evidentemente poco pulite. Nelle stesse ore arriva la notizia che il sindaco e sottosegretario alle Infrastrutture Vincenzo De Luca, gran portatore di voti tra gli iscritti per Matteo Renzi, è stato indagato con altri nella vicenda che riguarda il cantiere «Crescent». Tra le accuse, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e violazioni in materia urbanistica.
Il caso Salerno rischia di esplodere. In serata la Commissione congresso del Pd discute sul ricorso avanzato dal coordinatore del comitato Cuperlo Patrizio Mecacci. Un eventuale annullamento del congresso non rovescerebbe le sorti del voto tra gli iscritti, togliendo in sostanza soltanto un punto a Renzi, ma avrebbe un forte valore simbolico. «Vogliono sporcare il voto — denuncia un renziano —. È una manovra per delegittimare le primarie». Non la pensano così i sostenitori di Cuperlo.
In testa, Mecacci, che ieri è stato sentito per tre ore dai magistrati della procura antimafia di Salerno. L’indagine nasce dal ritrovamento nel corso di alcune perquisizioni nell’agro sarnese nocerino, avvenute un mese fa, nell’ambito di altre indagini, di un cospicuo numero di tessere originali del Pd in bianco con la firma del segretario nazionale Pier Luigi Bersani e relative al 2012. Tessere che non apparterrebbero al «pacchetto» consegnato dalla struttura nazionale per la campagna dello scorso anno. Il sostituto procuratore della Dda Vincenzo Montemurro ha letto del ricorso del Pd e ha convocato Mecacci. La prossima settimana sentirà anche Simone Valiante, deputato sul territorio, e avrebbe intenzione di andare a Roma e di sentire anche Bersani.
Mecacci racconta: «Il magistrato mi ha chiesto notizie sul funzionamento del tesseramento e del congresso. E dei casi che ho denunciato nel ricorso». Eccone un campione: «A Eboli, il presidente di seggio esce quando ci sono 100 voti e, dopo un’ora, al ritorno, ce ne sono centinaia per Renzi. Ad Atena Lucana ci sono stati più voti nel congresso del partito che al Pd alle Politiche. In un circolo di Salerno le operazioni di voto sono cominciate in assenza del presidente. In un altro caso ci sono risultati di un seggio, che però risulta inesistente».
Quanto basta, secondo Mecacci, per annullare il voto della provincia di Salerno, che ha dato a Renzi la percentuale più alta d’Italia. Lo sostiene anche Guglielmo Vaccaro, tra i deputati più vicini a Enrico Letta: «C’è un’articolazione del partito in cancrena, bisogna amputare subito. Bisogna espellere dalla comunità politica questa cricca. A cominciare da De Luca, che ormai è il Cito del Tirreno e tra tessere gonfiate, abusi e spese faraoniche spadroneggia da troppi anni». De Luca, però, sia pure da poco, appoggia Renzi. E i renziani lo difendono: «Spero che Renzi ci aiuti — dice Mecacci — È l’occasione giusta per dimostrare che è davvero un difensore della moralità, come dice. Altrimenti la predica è buona, ma il prete è sbagliato».
De Luca su Facebook decide di snobbare le polemiche sul congresso e si concentra sul caso Crescent. Oltre al sindaco sono indagate una trentina di persone tra assessori e funzionari, oltre ai responsabili delle imprese interessati alla costruzione del Crescent. Si tratta di un edificio a forma di mezzaluna, alto 30 metri, non lontano dalla spiaggia di Santa Teresa. Opera simbolo della trasformazione urbana, contestata dagli ambientalisti. De Luca replica con rabbia e ironia: «Sequestro di cantiere. Duecento operai senza lavoro. E un formidabile impulso agli investitori a lasciare l’Italia». E ancora: «Ogni opera pubblica, un procedimento giudiziario. Ogni variante urbanistica, un avviso di garanzia. Oggi arriva quello relativo al Crescent. Tranquilli!!! Siamo in perfetta media inglese».
Alessandro Trocino


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