I medici di Brescia si fermano «Non curiamo più con Stamina»

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A questo punto è fase di stallo. Se non stop dell’esperienza Stamina a Brescia. Espressione dell’Italia leguleia. Tra i nove firmatari la lettera ci sono anche Fulvio Porta, direttore dell’oncoematologia pediatrica, e la moglie Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio per le La somministrazione del me- todo Stamina presso gli Spedali Civili di Brescia è praticamente in stallo, nonostante l’ordine dei giudici. La prossima infusione è prevista per fine settimana, ma i nove medici appartenenti al gruppo Internal Audit Stamina (quello dell’accordo con la Fondazione di Davide Vannoni e Marino Andolina) non la faranno e il commissario straordinario dell’azienda ospedaliera, Ezio Belleri, ha risposto loro che praticamente sono liberi di agire «secondo scienza e coscienza». Insomma, a Brescia potrebbe scattare quell’«obiezione tecnica» che, secondo il codice deontologico, forse andava attuata fin dall’inizio. Per il semplice motivo che un medico non dovrebbe somministrare ciò che non conosce, mentre da quanto emerso dai rapporti dei carabinieri del Nas quei camici bianchi «non erano a conoscenza di ciò che stavano infondendo ai pazienti». Ebbene ora i nove, in data 20 gennaio, hanno scritto una lettera al commissario Belleri nella quale si tirano indietro rispetto all’Internal Audit Stamina («a tutela della nostra dignità personale») e chiedono «eventualmente di procedere ai trattamenti Stamina su formale disposizione del legale rappresentante per ogni singolo caso ordinato dai giudici». Il commissario straordinario (il legale rappresentante) Belleri ha subito replicato che provvederà «a comunicare gli ordini dei giudici personalmente a ciascun ope- ratore, rimettendo agli stessi di decidere, in scienza e coscienza, e sotto la propria responsabilità professionale, se procedere o meno all’effettuazione del trattamento. In caso di rifiuto, i pazienti interessati e i giudici che hanno emesso l’ordine verranno tempestivamente informati del fatto che l’azienda si trova nella impossibilità di proseguire i trattamenti in corso e di avviarne di nuovi». E questo perché l’ordine dei giudici non riguarda i singoli medici, bensì la cellule staminali, entrambi indagati dalla Procura di Torino.
Porta, tra l’altro, sarebbe lo sponsor di Vannoni sia a Brescia sia dopo al Cordiocentro di Lugano. Finora sono 36 i pazienti per i quali i giudici hanno ordinato la cura. Se passava il decreto Balduzzi, con gli emendamenti approvati all’unanimità in Senato, i pazienti «curabili» potevano essere 18 mila (secondo i calcoli di Davide Vannoni) e il servizio sanitario avrebbe già speso qualcosa come un miliar- schia il nuovo per i pregiudizi «positivi» espressi da Mauro Ferrari, indicato quale possibile presidente. Quattro scienziati italiani hanno, infatti, inviato scritto al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per esortarla a chiudere una volta per tutte il caso Stamina. Sono Giuseppe Remuzzi, Mario Negri di Bergamo, Silvio Garattini (direttore del Mario Negri), Gianluca Vago (rettore dell’università di Milano), Alberto Zangrillo (presidente della seconda sessione del do e 300 milioni: 15 mila euro a infusione per 5 trattamenti. Allo stato attuale per continuare le infusioni Stamina a Brescia, occorrerebbe quel sì alla sperimentazione del nuovo comitato scientifico ministeriale (ancora da nominare), sul quale però già grava il rischio di una bocciatura da parte del Tar.
Il primo comitato è stato dichiarato «nullo» dal Tar del Lazio per il pregiudizio espresso da alcuni componenti riguardo al 36Il numero dei pazienti ammetodo Stamina. Stessa sorte ri- Consiglio superiore di sanità).
«Stamina doveva essere considerata una vicenda chiusa — spiega Remuzzi — . Non serve un nuovo comitato per stabilire che è avvenuta una serie infinita di violazioni delle norme vigenti». La lettera si apre così: «Caro ministro, siamo estremamente preoccupati per le prese di posizione del professor Mauro Ferrari che ieri parlando di Stamina ha detto in televisione alle “Iene” che si tratta del “primo caso 36Il numero dei pazienti amimportante di medicina rigene- rativa in Italia” e che questa “è un’occasione per l’Italia di permettere alla scienza di arrivare prima di tutti in clinica e di essere il traino per il mondo”». Critico Remuzzi: «Parlare di Stamina senza la nomina ufficiale è assurdo». Di qui le premesse per l’ennesima bocciatura da parte del Tar. A meno che non sia lo stesso Ferrari ad autosospendersi.

Mario Pappagallo


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