Il risiko dei giornali francesi Le Monde consolida la sua rete

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PARIGI — A dispetto dei 40 anni che li separano, Claude Perdriel e Xavier Niel hanno molte cose in comune: il genio negli affari usato per finanziare il pallino per l’editoria, la fortuna fatta con i «Minitel rosa» negli anni Ottanta, il piacere delle vacanze alle Maldive.
Qui l’87enne fondatore del Nouvel Observateur e il 46enne coeditore di Le Monde si sono incontrati, a Natale, e hanno trovato un accordo di principio: il primo news magazine francese (circa mezzo milione di copie alla settimana) assieme al sito di informazione Rue89 entrerà nell’orbita del quotidiano più autorevole di Francia (ma secondo nelle vendite dietro al Figaro , 275 mila contro 312 mila copie tra carta e digitale).
Per il sistema mediatico e la società francesi è una svolta importante, decisa per superare il momento di crisi della stampa che ha indebolito entrambi i gruppi. Nasce, con la benedizione dell’Eliseo, un polo editoriale saldamente ancorato a sinistra: se la linea di Le Monde è tradizionalmente equilibrata, il Nouvel Observateur è dalla fondazione nel 1964 esplicitamente schierato con la gauche , dalla battaglia per l’aborto al sostegno a Mitterrand alla recente campagna per il matrimonio gay. Le due redazioni resteranno separate e non sono previste sinergie giornalistiche, ma industriali sì, a cominciare dalla raccolta pubblicitaria.
Il consiglio di amministrazione del Nouvel Observateur convocato per stamattina confermerà un’operazione che avrebbe dovuto rimanere segreta. La fuga di notizie ieri ha sorpreso anche Pierre Bergé, l’ex compagno di Yves Saint Laurent e coeditore di Le Monde , che in un primo momento ha negato la sua partecipazione. In serata poi Bergé ha ammesso che le trattative coinvolgono non solo «Citizen Niel» (il fondatore del provider Internet Free con una fortuna personale di 5 miliardi di euro), ma anche lui stesso e il finanziere Mathieu Pigasse, ossia il cosiddetto trio BNP (Bergé-Niel-Pigasse) che attraverso la holding Le Monde Libre edita Le Monde e i periodici Courrier International e Télérama .
Se nei mesi scorsi alcune voci si sono levate per criticare un’eccessiva concentrazione di potere — industriale e mediatico — nelle mani di pochi uomini, la tendenza al consolidamento editoriale dettata dalla crisi ha finito con il prevalere.
Niel è il ragazzo terribile della classe dirigente francese: non laureato, sprezzante verso il sistema delle scuole di élite (come l’Ena o il Polytechnique) tanto da fondare il suo istituto privato di informatica «42» (in omaggio a Douglas Adams), è diventato miliardario alla fine degli anni Ottanta capendo per primo le potenzialità del Minitel, antesignano francese di Internet: le messaggerie erotiche gli hanno fruttato soldi usati per fondare Free, un impero delle telecomunicazioni che ha abbattuto prima i costi di accesso a Internet e poi quelli della telefonia mobile, facendo concorrenza ai colossi Orange (ex France Télécom), Sfr e Bouygues. Oltre a Le Monde , Niel ha una partecipazione (di minoranza) nel sito di informazione Mediapart , e nel sistema di streaming musicale Deezer.
Anche il «banchiere rock» Mathieu Pigasse non si limita a Le Monde : capo di Lazard France, è proprietario del settimanale culturale Les Inrockuptibles e azionista dell’Huffington Post francese mentre Pierre Bergé, che fondò con il compagno stilista la maison Ysl, si è ritirato di recente dal periodico di cultura gay Têtu .
In un Paese dove il quotidiano più venduto è il Figaro di Serge Dassault (industria aereonautica e armamenti), e dove gli arci-rivali del lusso Bernard Arnault (LVMH) e François-Henri Pinault (Kering) possiedono rispettivamente il quotidiano economico Les Echos e il settimanale Le Point , quel che c’è di più simile a un editore puro è paradossalmente proprio l’ingegnere Claude Perdriel del Nouvel Observateur .
Perdriel ha guadagnato miliardi in parte con le chat erotiche del Minitel (come Niel) ma soprattutto con le sue floridissime aziende di pompe idrauliche e gabinetti chimici, fonte perenne di investimenti a fondo perduto nella sua unica vera passione: i giornali. Ora, vicino ai 90, «Perdro» prepara la successione, ed è pronto a cedere il 65% della sua creatura per 13,4 milioni di euro. Un prezzo inferiore al valore di mercato, ma in cambio il fondatore ottiene il rispetto delle sue condizioni: linea editoriale ancora e sempre a sinistra, conferma della attuale direzione di Laurent Joffrin e, soprattutto, nessun licenziamento.
Stefano Montefiori


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