Salario minimo di 8,5 euro per quasi tutti, Berlino fa guerra alla diseguaglianza

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BERLINO – A conti fatti ci saranno pochissime eccezioni. La Germania introdurrà il salario minimo a 8,50 euro l’ora per tutte le categorie a partire dal 2015. Ci vorrà tempo ma la ministra del Lavoro socialdemocratica Andrea Nahles non intende cedere di fronte ai soci di governo conservatori, secondo quanto ha annunciato oggi di fronte ai giornalisti a Berlino. Il minimo salariale è un’iniziativa mirata a correggere la polarizzazione dei redditi che si è accentuata dopo l’introduzione delle riforme del mercato del lavoro della Agenda 2010. Economisti e associazioni di impresa avvertono però di fronte ai rischi: potrebbe distruggere posti di lavoro e pregiudicare la competitività tedesca.

Solo i giovani che svolgono lavoretti al di sotto dei 18 anni e i sussidiati di lunga data saranno esclusi dalle regole del salario minimo che fissano la tariffa a 8,50 euro l’ora. Così lo ha annunciato Nahles oggi a Berlino dopo aver depositato la sua proposta di legge che dovrà essere approvata nel consiglio dei ministri il prossimo 2 di Aprile. In Europa, sono solo ancora Italia, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia e Cipro a non avere il salario minimo, mentre solo in Francia, Olanda, Belgio e Irlanda questo supera gli otto euro l’ora (dati fondazione Hans Böckler).

Nonostante numerosi richiami e avvertenze da parte dell’Unione (CDU e CSU) di Angela Merkel e dell’industria, l’SPD sembra determinata a portare avanti la proposta di legge così come l’aveva scritta nel programma prima delle elezioni dello scorso mese di settembre: “I lavoratori interinali devono avere diritto a un salario minimo pari a quello dei colleghi con contratto fisso”, e, “la piena occupazione deve essere raggiunta in buone condizioni di lavoro”, erano alcuni degli slogan. Nelle consultazioni per la formazione di una Grosse Koalition sono infine state sancite le date: la legge sarà implementata a partire dal 2015 ed estesa a tutte le categorie entro il 2017. D’altronde anche alla cancelliera Angela Merkel piaceva l’idea, tanto da averla copiata in versione soft nel suo programma in vista delle urne.

“L’introduzione del salario minimo avverrà, così come descritta nel patto di coalizione e sarà puntuale”, ha detto oggi Nahles. L’eccezione dei giovanissimi dalle regole era già stata annunciata di comune accordo con i conservatori. La novità di oggi è quella che riguarda i sussidiati: l’esenzione dagli 8,50 euro l’ora sarà temporanea e varrà solo nei primi sei mesi di lavoro. “Se la proposta di legge del salario minimo è già stata scritta nel gazzettino ufficiale è un merito dell’SPD, dei sindacati e anche dell’Unione”, ha detto il vicecancelliere SPD e ministro dell’Economia Sigmar Gabriel, “l’introduzione del salario minimo interessa milioni di persone”, ha aggiunto senza fornire dettagli precisi.

Non ci sono numeri ufficiali riguardo a quanti lavoratori sono interessati dall’introduzione del minimo salariale. Secondo il Panel Socioeconomico (SOEP) in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Economiche (DIW), all’incirca il 17 per cento dei 42,3 milioni di lavoratori tedeschi hanno attualmente un salario inferiore agli 8,50 euro l’ora, esclusi gli apprendisti del sistema duale. Questo significa che la riforma interessa circa 7,2 milioni di persone.

Il dibattito pubblico riguardo a questa iniziativa è piuttosto acceso. Chi l’appoggia, crede che il salario minimo sia uno strumento efficace per raggiungere maggiore uguaglianza sul mercato del lavoro. Secondo questa tesi potrebbe addirittura arrivare a far risparmiare lo stato, visto che chi riceverà un aumento dopo l’entrata in vigore della legge potrebbe non dover più appoggiarsi ai sussidi. I detrattori segnalano invece il rischio della perdita di posti di lavoro e di competitività da parte della Germania.

Secondo uno studio dell’istituto Ifo di Monaco citato da Die Welt, sono 900.000 i posti di lavoro a rischio. Per un lavoratore che coniuga sussidi statali e un impiego part time, infatti, il passaggio dagli attuali cinque euro l’ora agli 8,50 porterebbe solo 60 euro netti in più al mese in busta paga, secondo i dati Ifo. Per il suo datore di lavoro significherebbe però un aumento del 70 per cento.

La Fondazione per l’Economia di Mercato denuncia che l’introduzione del salario minimo minaccia la competitività tedesca. I datori di lavoro potrebbero reagire all’aumento dei costi delocalizzando la produzione in altri paesi o razionalizzando. In entrambi i casi questo porterebbe, ancora una volta, a una distruzione di posti di lavoro. Secondo questa fondazione sono circa 1,85 milioni i lavoratori che risulteranno più cari e che quindi sono minacciati. Ma è ancora troppo presto per capire chi abbia ragione.
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