I virus letali della glo­ba­liz­za­zione

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L’ultimo libro di Paolo Vineis Salute senza con­fini. Le epi­de­mie al tempo della glo­ba­liz­za­zione (Codice edi­zioni, pp. 130, euro 10,90) merita di essere letto. Gli otto capi­toli del libro trac­ciano effi­ca­ce­mente la con­ca­te­na­zione di eventi che inci­dono sulle con­di­zioni di salute in con­se­guenza della glo­ba­liz­za­zione: le modi­fi­ca­zioni delle poli­ti­che indu­striali, delle abi­tu­dini, soprat­tutto ali­men­tari, dell’organizzazione sociale, del clima.

I grandi cam­bia­menti demo­gra­fici stanno deter­mi­nando lo sfrut­ta­mento inten­sivo delle risorse natu­rali dispo­ni­bili, tanto da poterne ipo­tiz­zare, a lungo ter­mine, l’esaurimento; men­tre la redi­stri­bu­zione dei fat­tori di rischio nella popo­la­zione e le loro com­plesse inte­ra­zioni, avranno riper­cus­sioni rile­vanti sulla salute, solo in parte prevedibili.

Gli sce­nari che si aprono sono pro­ble­ma­tici, o addi­rit­tura, sotto gli assunti più pes­si­mi­stici, inquie­tanti; la com­ples­sità delle pos­si­bili inte­ra­zioni nega­tive ha infatti per con­se­guenza la dif­fi­coltà del con­trollo. Emer­gono comun­que alcune cer­tezze. È chiaro che a fare le spese di que­sti muta­menti sono soprat­tutto i paesi a più basso red­dito ed i gruppi sociali più deboli. È altret­tanto chiaro che i pro­blemi che oggi minac­ciano la salute sono senza con­fini e che per otte­nere la sal­va­guar­dia di quella che viene defi­nita la salute glo­bale occor­re­ranno misure glo­bali.
In Occi­dente stanno dila­gando le malat­tie dovute agli stili di vita della società del benes­sere e, nel con­tempo, a causa dei cam­bia­menti cli­ma­tici, è con­creta la minac­cia di dif­fu­sione di malat­tie tra­smis­si­bili già debel­late o sco­no­sciute alle nostre lati­tu­dini; nei paesi a basso red­dito si sta invece veri­fi­cando la tran­si­zione epi­de­mio­lo­gica, con una rile­vanza sem­pre mag­giore delle malat­tie cro­nico dege­ne­ra­tive, ma le nuove epi­de­mie che si stano affac­ciando in que­ste aree, come il can­cro, non tro­ve­ranno sistemi sani­tari in grado di fronteggiarle.

Malat­tie industriali

Gli effetti della glo­ba­liz­za­zione sull’alimentazione sono poi di grande rilievo: viviamo infatti in un’epoca in cui c’è più sovrap­peso che denu­tri­zione nel mondo e non era mai stato così prima d’ora. Nei paesi indu­stria­liz­zati, come l’Italia, la dieta rap­pre­senta il prin­ci­pale fat­tore di rischio asso­ciato a mor­ta­lità pre­ma­tura (Gbd, Insti­tute for Health Metrics and Eva­lua­tions); l’obesità e l’epidemia di dia­bete sono tra i mag­giori pro­blemi sani­tari a cui oggi ed in futuro que­sti paesi dovranno far fronte in que­sti paesi, ma anche quelli a basso red­dito ne sono coin­volti. Il libro chia­ri­sce alcuni mec­ca­ni­smi nella genesi di que­sto feno­meno di grande por­tata e di dif­fi­cile con­trollo: la tra­sfor­ma­zione indu­striale dei cib indu­striali e mal-trattati, l’urbanizzazione che induce mag­gior con­sumo di cibi indu­striali e minor eser­ci­zio fisico, il con­flitto con il mondo eco­no­mico e del lavoro che tol­lera poco qual­siasi poli­tica tesa a con­tra­starne il consumo.

L’analisi sulle con­se­guenze dei cam­bia­menti cli­ma­tici è par­ti­co­lar­mente appro­fon­dita e ven­gono sot­to­li­neati alcuni dei prin­ci­pali effetti: la scar­sità d’acqua che pro­durrà in alcune aree del pia­neta la ridu­zione dei rac­colti e come con­se­guenza la cre­scita dei prezzi e l’aumento della povertà, i cam­bia­menti nella distri­bu­zione delle malat­tie tra­smesse da vet­tori, soprat­tutto della mala­ria, in diverse regioni del mondo, le inte­ra­zioni fra cam­bia­menti cli­ma­tici e le migra­zioni delle popo­la­zioni. Quello che col­pi­sce è l’incertezza di pre­vi­sione del pano­rama che avremo davanti in ter­mini di con­se­guenze sulla salute.

Nega­zio­ni­smo globale

Gli effetti dei cam­bia­menti del clima, infatti, sono di dif­fi­cile com­pren­sione e, secondo l’autore, richie­dono «modelli cau­sali com­plessi», poi­ché mol­te­plici sono i mec­ca­ni­smi diretti ed indi­retti attra­verso i quali inci­de­ranno sulla salute delle diverse popo­la­zioni. Quello che è certo è che le modi­fi­ca­zioni del clima cau­sate oggi dalle emis­sioni di gas serra pro­dotte dai paesi più ric­chi, avranno con­se­guenze più gravi sulla salute delle popo­la­zioni dei paesi più poveri. L’Africa è rite­nuto il con­ti­nente più vul­ne­ra­bile a que­sti cam­bia­menti: l’innalzamento delle tem­pe­ra­ture sarà asso­ciato ad un decre­mento dei rac­colti agri­coli con con­se­guente aggra­va­mento della mal­nu­tri­zione della popo­la­zione, la cre­scente sic­cità, insieme all’aumento demo­gra­fico, esa­spe­re­ranno la scar­sità di risorse idriche.

Nel libro ven­gono docu­men­tate evi­denze che con­tra­stano for­te­mente il nega­zio­ni­smo sul riscal­da­mento glo­bale: il caso del Ban­gla­desh, ad esem­pio, dove a causa dei cam­bia­menti cli­ma­tici in atto si è veri­fi­cato l’ingresso di acqua marina nei canali flu­viali deter­mi­nando la sali­niz­za­zione del ter­ri­to­rio costiero, con un impatto sulla salute nella popo­la­zione dell’area in ter­mini di aumento di iper­ten­sione e di gestosi (Vineis e Khan).

La varia­bi­lità delle pos­si­bili rea­zioni a que­sti muta­menti ci porrà dun­que di fronte a feno­meni incon­trol­la­bili? È di rilievo a que­sto pro­po­sito il richiamo di Vineis al mondo della ricerca, attual­mente troppo fram­men­ta­rio per poter inqua­drare ade­gua­ta­mente la com­ples­sità degli effetti dei cam­bia­menti cli­ma­tici.
È impor­tante anche l’analisi dei prin­ci­pali mec­ca­ni­smi attra­verso cui la glo­ba­liz­za­zione ten­derà ad ampli­fi­care le già esi­stenti disu­gua­glianze di salute all’interno di una stessa popo­la­zione e quelle tra paesi ric­chi e paesi poveri (aumento delle dif­fe­renze socio-economiche, del dif­fe­ren­ziale di espo­si­zione a fat­tori di rischio, del diva­rio nella suscet­ti­bi­lità e negli esiti della malattia).

Un grande fat­tore di disu­gua­glianza è rap­pre­sen­tato dal rap­porto fra genesi e con­se­guenze dei fat­tori nocivi cau­sati dall’inquinamento; ovvero inqui­nano i ric­chi ma le mag­giori con­se­guenze le subi­scono i poveri (allu­vioni, deser­ti­fi­ca­zioni, mag­giore fra­gi­lità dei luo­ghi di vita, mag­giori dif­fi­coltà di rico­stru­zione).
La dif­fu­sione dei modelli di malat­tia occi­den­tali nei paesi a basso red­dito, inol­tre, com­porta un peg­gio­ra­mento delle disu­gua­glianze a causa dei minori mezzi di difesa offerti dai sistemi sani­tari locali che si tra­duce, ad esem­pio, in un note­vole dif­fe­ren­ziale in ter­mini di soprav­vi­venza. Si aggiunga a que­sto che le attuali ten­denze eco­no­mi­che osteg­giano i sistemi sani­tari a carico dello stato e que­sto non può che creare grandi svan­taggi per i più poveri.

Infine il paral­lelo fra crisi eco­no­mica e stato di salute apre rifles­sioni su sce­nari pos­si­bili a bre­vis­simo ter­mine: la crisi eco­no­mica tra­scina infatti con sé una crisi della salute con effetti imme­diati, come il caso della Gre­cia, dove negli anni suc­ces­sivi alla crisi, nume­rosi indi­ca­tori hanno evi­den­ziato un peg­gio­ra­mento della salute soprat­tutto tra i gruppi sociali più vulnerabili.

Il libro di Vineis è da rac­co­man­dare anche a chi vuole acco­starsi alla com­pren­sione dei feno­meni legati all’epigenetica, disci­plina che stu­dia i cam­bia­menti fun­zio­nali e non strut­tu­rali del genoma attra­verso cui i fat­tori ambien­tali (dieta, fat­tori socio-economici, inqui­nanti) pos­sono modi­fi­care l’espressione dei geni senza alte­rare la sequenza del Dna . «Il pae­sag­gio epi­ge­ne­tico» viene defi­nito dall’autore il capi­tolo più poli­tico del libro; l’epigenetica rap­pre­senta in qual­che modo il punto di incon­tro, il mec­ca­ni­smo in grado di spie­gare come i grandi cam­bia­menti in atto a causa della glo­ba­liz­za­zione potranno influen­zare la salute delle popo­la­zioni e quelle delle gene­ra­zioni future. Tali feno­meni si veri­fi­cano in rela­zione ai cam­bia­menti ambien­tali non solo natu­rali, ma anche dovuti a migra­zioni ed è cen­trale la rifles­sione sulla loro rile­vanza in quanto tran­sge­ne­ra­zio­nali. I mec­ca­ni­smi epi­ge­ne­tici, a dif­fe­renza dei cam­bia­menti gene­tici, con­di­vi­dono con la società moderna la «rapi­dità». Si tratta di fat­tori ere­di­ta­bili e rever­si­bili: attra­verso mec­ca­ni­smi epi­ge­ne­tici la mal­nu­tri­zione materna, ad esem­pio, può aumen­tare il rischio di obe­sità e di malat­tie meta­bo­li­che nei figli; dieta ed eser­ci­zio fisico a loro volta pos­sono deter­mi­nare, sem­pre attra­verso mec­ca­ni­smi epi­ge­ne­tici, effetti invece positivi.

La gestione del rischio

Il libro chiude con pun­tuali rifles­sioni sul prin­ci­pio di pre­cau­zione, sui con­flitti di inte­resse e sui pro­blemi delle scelte poli­ti­che, temi di note­vole rile­vanza che meri­te­reb­bero una mag­giore atten­zione da parte di tutti quelli che pos­sono e deb­bono inter­ve­nire nel con­trollo dei rischi e nella difesa della salute, nel poco ras­si­cu­rante pano­rama che si sta deter­mi­nando come con­se­guenza della globalizzazione.

Il testo offre inol­tre molti spunti di appro­fon­di­mento sulle inte­ra­zioni ambiente — salute ed è un’occasione per i pro­fes­sio­ni­sti della salute per aprirsi ai temi con cui si dovranno con­fron­tare nel pros­simo futuro. È un testo rivolto agli scien­ziati, agli epi­de­mio­logi, al mondo della sanità in gene­rale, per riflet­tere sulle migliori stra­te­gie per la difesa della salute nei nuovi sce­nari, ma anche e soprat­tutto ai poli­tici per­ché si ren­dano conto che, nell’era della glo­ba­liz­za­zione, la salute non è più un fatto dele­ga­bile solo a buone poli­ti­che sani­ta­rie, o peg­gio agli spe­cia­li­sti della mate­ria, ma va affron­tata con misure che riguar­dano mol­te­plici aspetti della poli­tica sociale, eco­no­mica, pro­dut­tiva, commerciale.

È, infine, da con­di­vi­dere la tesi soste­nuta dall’autore secondo il quale l’unico modo per poter avere un con­trollo sulla dif­fu­sione dei rischi ed un’efficace difesa della salute delle popo­la­zioni sia un’azione coor­di­nata della comu­nità poli­tica inter­na­zio­nale attra­verso un’ isti­tu­zione forte, che possa con­tare su isti­tu­zioni col­le­gate ed effi­cienti ai livelli nazio­nali. Ed è indi­spen­sa­bile che que­ste ultime creino siner­gie anche al fine di indurre com­por­ta­menti ade­guati in com­pe­ti­zione con quelli pro­pa­gan­dati per inte­ressi economici.

Insomma Salute senza con­fini è un libro in cui temi scien­ti­fici, sociali e poli­tici si incon­trano ed aprono una impor­tante rifles­sione, per­ché senza la con­sa­pe­vo­lezza di tutti sulle poten­zia­lità nega­tive delle ten­denze macroe­co­no­mi­che attuali e delle loro con­se­guenze sociali, nes­suno spe­cia­li­sta sarà in grado di orga­niz­zare un’efficace difesa della salute.


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  1. ercole crespi
    ercole crespi 27 Dicembre, 2014, 16:33

    Declino dell’Italia
    Sull’argomento si è detto e scritto di tutto e di più, ma raramente viene menzionata la globalizzazione, che è la causa principale. La concorrenza internazionale a fatto si che gli occupati nei vari settori, sia diminuita di circa un milione di unità, sono sparite o rimpicciolite 130 grandi fabbriche sopra 500 dipendenti.
    La produzione di auto è calata del 45%, quella tessile del 35%, lavatrici e frigoriferi del 55%. Dal 2008: 250 piccoli imprenditori si sono suicidati, nella maggior parte dei casi, per i mancati pagamenti della P. A.
    Per risalire la china bisogna rilanciare l’esportazione: un posto di lavoro creato dall’export, genera 4 posti di lavoro nell’indotto dei servizi. La produzione industriale italiana è forte nei prodotti di gamma media, dove la differenza però dipende fortemente dal costo del lavoro. Puntare sulle nicchie di settore va bene, ma si traduce in quantità limitate di addetti. Il fenomeno della delocalizzazione dal 2000 al 2012, ha creato all’estero 1.6 milioni di posti di lavoro e simmetricamente altrettanti posti di lavoro persi in Italia.
    L’Italia potrebbe avere la stessa qualità dei servizi, con un costo inferiore di ben 10 punti di PIL, basterebbe eliminare gli sprechi e le inefficienze, quasi sempre generati dal clientelismo politico. Le autorizzazioni burocratiche costano ogni anno 23 miliardi al settore produttivo. Con il recupero di queste risorse si potrebbe abbassare il costo del lavoro, attraverso la riduzione del cuneo fiscale. Diversamente non potendo svalutare la moneta, per rilanciare l’export dovremo ridurre salari e stipendi. La Grecia lo sta facendo, nell’industria stipendi da 1.000 euro mese sono stati ridotti a 400. Non mi pare un esempio da seguire.
    Il libero commercio generato dalla globalizzazione, favorisce i paesi in via di sviluppo, per noi è la rovina, dato il differenziale del costo del lavoro. Dobbiamo tornare agli scambi commerciali regolati, come era al tempo del” Miracolo Economico Italiano”
    Ovviamente i nostri problemi dipendono anche dal declino generale della classe dirigente occidentale. Il sociologo Vilfredo Pareto osserva che i membri delle èlite in decadenza sono abituati alla vita comoda, rassegnati e pigri. Invece i membri delle élite emergente, quella che si affermerà domani, emergono dal basso dove è più dura la lotta per l’esistenza. Perché riesce chi ha una motivazione inflessibile, chi ha conosciuto la miseria e la disperazione. Chi ha giurato di non tornare indietro. Chi sa che devi imparare e adattarti sempre, che devi resistere alle avversità e che, alla fine, vince, chi è più tenace e fa le cose meglio.

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