Marcia indietro. Il glifosato non fa più male. In un parere congiunto di Oms e Fao si legge che l’erbicida più diffuso al mondo «è probabilmente innocuo per quanto riguarda il rischio di cancro negli uomini». E se ne possono assumere «dosi fino a 2mila milligrammi per chilo di peso corporeo per via orale senza effetti tossici per il genoma». Per un uomo di 70 chili, questo vorrebbe dire mandar giù quasi un etto e mezzo di diserbante nel corso di una vita.
La decisione è controversa per due motivi. Il primo è che proprio domani e giovedì la Commissione Europea dovrà decidere se prorogare l’uso del glifosato (il cui maggior produttore è la Monsanto) per altri 15 anni. Il secondo è che poco più di un anno fa — a marzo 2015 — la stessa Organizzazione mondiale della sanità (attraverso la sua Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, la Iarc) aveva definito il diserbante «probabilmente cancerogeno per l’uomo». Parere ribaltato a novembre 2015 dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), che nel balletto di condizionali e formule dubitative aveva invece definito il legame fra glifosato e cancro «improbabile ». Il parere di ieri è frutto di una riunione congiunta fra l’Oms e l’Organizzazione per il cibo e l’agricoltura che si è svolta a Ginevra ed è durata una settimana: il Joint Fao/Who meeting on pesticides residues.
Indeciso a tutto, domani e giovedì il tavolo tecnico della Commissione sul glifosato si appresta dunque a votare. L’autorizzazione all’uso del diserbante in Europa scade il 30 giugno. La lobby pro-erbicida “Glyphosate Task Force” plaude al nuovo parere di Oms e Fao. Greenpeace fa notare che due esperti firmatari del rapporto di ieri sono legati a un istituto americano (l’International Life Sciences Institute) finanziato da aziende private, fra cui la Monsanto. «Serve al più presto chiarezza a tutela dei cittadini e degli agricoltori, che sono disorientati » ha lamentato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Lo scorso 9 maggio l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) aveva pubblicato i suoi risultati sulla contaminazione delle acque in Italia. Il glifosato e il suo prodotto di decadimento, l’Ampa, erano risultati i pesticidi più diffusi in laghi, fiumi e torrenti (pur restando entro i limiti di legge). Sulla scia di un’analisi condotta da un movimento ambientalista tedesco, che aveva trovato tracce del diserbante nel 99,6% delle urine dei cittadini, venerdì scorso anche 48 eurodeputati di 13 paesi si erano sottoposti al test. Tutti positivi. «Con una media — scrive nel comunicato il gruppo battezzato #ME-Pee — di 1,7 microgrammi al litro, 17 volte superiore al limite europeo per l’acqua potabile, che è di 0,1 microgrammi».
Secondo una bozza di lavoro trapelata in questi giorni, il tavolo di Bruxelles finirà probabilmente per approvare l’uso del glifosato, ma per i prossimi 9 o 10 anni anziché 15. Francia, Austria e Italia hanno posizioni contrarie al rinnovo, la Gran Bretagna è favorevole, mentre la Germania non ha ancora una posizione chiara e potrebbe astenersi.
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