Al Sisi: “ Su Regeni risultati definitivi” nuovo vertice tra procure

Al Sisi: “ Su Regeni risultati definitivi” nuovo vertice tra procure

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«Risultati definitivi» dice il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. È così che l’Egitto si impegna, per l’ennesima volta, a consegnare la verità sulla morte, il sequestro e la tortura di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ammazzato in Egitto il 2 febbraio del 2016. Lo ha fatto ieri per la voce del suo presidente che ha incontrato al Cairo il ministro degli Interni italiano, Marco Minniti. Il numero uno del Viminale ha chiesto all’Egitto, alla presenza del nostro ambasciatore Gianpaolo Cantini, un impegno, questa volta definitivo e non più negoziabile, sull’omicidio Regeni. E Sisi sembrerebbe non essersi sottratto: già da qualche settimana negli uffici ministeriali egiziani cominciavano a dire che «la morte del ricercatore italiano sta diventando un problema politico troppo grande per noi per poterlo non risolvere » . Il riferimento è alla politica estera, seppur l’atteggiamento degli altri Stati, in particolare quelli europei, è stato fino a questo momento assolutamente remissivo. Ma soprattutto a quella interna: Giulio è conosciuto in tutto l’Egitto e sta diventando un simbolo di tutti i desaparecidos, quelle tre persone che ogni giorno, secondo Amnesty International, spariscono nel nulla per mano del regime di Sisi.

«Da parte nostra — ha scritto ieri il presidente egiziano in un comunicato al termine dell’incontro con Minniti — c’è la forte volontà di conseguire risultati definitivi nell’inchiesta sull’omicidio Regeni attraverso la prosecuzione della cooperazione giudiziaria tra la procura di Roma e la procura generale egiziana » . Una collaborazione che dovrebbe trovare una forma nei prossimi giorni quando è previsto al Cairo un nuovo incontro tra il sostituto procuratore Sergio Colaiocco e il procuratore generale egiziano Sadek per un nuovo scambio di documenti e informazioni. La maggior parte delle promesse fatte nei mesi scorse sono rimaste tali: il Cairo si era impegnato per esempio a provare a recuperare le immagini delle telecamere, inizialmente sovrascritte, del circuito interno della metropolitana del Cairo dove Giulio sarebbe entrato prima i sparire nel nulla. Ma quei nastri si aspettano da più di un anno, senza fortuna.

Di contro la magistratura italiana, grazie al lavoro dei carabinieri del Ros e a dei poliziotti dello Sco, ha fatto dei passi in avanti importanti nelle indagini grazie all’analisi di alcuni documenti arrivati dal Cairo. Sono ancora da esaminare quelli consegnati 48 ore fa dall’Egitto alla difesa di Regeni che l’avvocato Alessandra Ballerini, appena rientrata dal Cairo, ha messo a disposizione della procura di Roma affinché siano analizzate dagli inquirenti. Data la mole, sicuramente non si tratta dell’intero fascicolo. E probabilmente gran parte dei documenti sono quelli già in possesso dei magistrati italiani. Comunque, si vedrà nelle prossime settimane. « Il ministro Minniti — scrive in un comunicato la presidenza egiziana al termine degli incontri — ha ringraziato per le dichiarazioni fatte dal Presidente sulla determinazione dello Stato egiziano di arrivare alla più completa verità » . « Va bene così » , dice anche il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury. « Ogni passo in avanti è una buona notizia. Ma è necessario vigilare sul fatto che non sia la solita presa in giro. A Sisi deve essere chiaro che questa è l’ultima chiamata».

L’omicidio Regeni era il primo punto nell’agenda dell’incontro tra Minniti e Sisi. Si è parlato però anche di Mediterraneo: il numero uno del Viminale aveva incontrato in settimana Farraji, Haftar e il re di Giordania, Abdallah bin al Hussein, per discutere del caso Libia, in particolare sulle emergenze migranti e terrorismo. Sisi si sarebbe detto pronto a sposare la road map dell’Onu che prevede le elezioni del 2018 per uno stato unico in Libia. Obiettivo del Viminale è anche concordare un piano collettivo per stroncare i trafficanti di uomini e impedire che la Libia, visto quanto sta accadendo in Siria, diventi la nuova casa del Califfato.

Fonte: giuliano foschini, LA REPUBBLICA



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