Parte la risposta europea ai dazi Usa. E la Grecia esce dall’inferno degli “aiuti”

Parte la risposta europea ai dazi Usa. E la Grecia esce dall’inferno degli “aiuti”

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Oggi entrano in vigore le «misure di riequilibrio» della Ue contro gli Usa, cioè la risposta di Bruxelles ai dazi che Trump ha deciso di aumentare sulle importazioni di acciaio (+25%) e di alluminio (+10%).

LA DECISIONE di «esercitare i diritti nel quadro delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio» (Wto) resta simbolica: la Ue alza i dazi su importazioni dagli Usa per un valore di 2,8 miliardi di euro, mentre gli Usa hanno colpito esportazioni di 6,4 miliardi. Nella lista europea ci sono prodotti di acciaio e alluminio, ma anche whisky, jeans, Harley Davidson, vale a dire dei simboli del made in Usa, individuati in particolare perché sono attività presenti negli stati più fedeli a Trump.

«NON VOLEVAMO ARRIVARE a questo – ha spiegato la commissaria al Commercio, Cecilia Malmström – però la decisione unilaterale e ingiustificabile degli Usa di imporre alla Ue dei diritti doganali su acciaio e alluminio non ci lascia altre scelte». Di fronte all’imprevedibile Trump, la Ue prende tempo e si dà 9 mesi per «valutare» gli effetti. Nel frattempo, gli Usa potrebbero rendersi conto che i dazi costano più cari alla loro economia di quanto la proteggano (come era successo dopo un’analoga manovra nel 2003 e i diritti doganali erano stati tolti): l’acciaio occupa negli Usa 80.000 persone, mentre le 30mila imprese che utilizzano prodotti di acciaio importato ne occupano 900.000.

Ma la guerra commerciale potrebbe anche intensificarsi: Trump ha nel mirino le importazioni di automobili (un aumento dei dazi colpirebbe soprattutto la Germania, che sta cercando un’intesa bilaterale). C’è poi un secondo fronte aperto tra Usa e Ue, ancora più pericoloso: l’Iran. Gli Usa si sono ritirati dall’accordo e applicano internazionalmente le rappresaglie contro chi viola le sanzioni a Teheran (in termini assoluti il livello di scambi Ue-Iran non è molto significativo, ma ci sono grossi contratti che stanno naufragando, come quello di Total).

LE IMPRESE E LE BANCHE europee non hanno altra scelta, devono piegarsi per evitare multe e perdere mercati negli Usa. La Ue cerca una via d’uscita, ma per il momento è stallo. Intanto, ieri a Lussemburgo, la Ue ha chiuso, almeno nella forma se non nella sostanza, la tragedia greca che durava da 8 anni. Dopo 3 cosiddetti «piani di aiuto» – lacrime e sangue imposti ad Atene che ha dovuto varate 450 riforme, 273,7 miliardi di euro di “assistenza” Ue e 32 dall’Fmi – la Grecia, che ha evitato il Grexit, tornerà sui mercati il 20 agosto prossimo.

È UNA LIBERTÀ SORVEGLIATA, il governo Tsipras dovrà mostrare che mantiene gli impegni presi, perché l’economia è ancora in difficoltà (disoccupazione, debito). Ma “non ci sarà un quarto programma nascosto” per la Grecia, assicura il commissario agli Affari monetari, Pierre Moscovici. Fino al 2023, la Grecia non deve rimborsare i prestiti, poi ci sarà una ristrutturazione del debito, con rimborsi posticipati dal 2059 al 2070.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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