Sul Parlamento europeo un onda verde con 71 seggi

Sul Parlamento europeo un onda verde con 71 seggi

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Onda verde sul Parlamento europeo. Con una partecipazione globalmente in rialzo in tutti i paesi, gli ecologisti ottengono un risultato importante, perché diffuso attraverso tutto il continente, mentre nel giorno del voto a Bruxelles c’è stata una nuova manifestazione di giovani per il clima. Formeranno il quarto gruppo a Strasburgo, con il 10% dei seggi e 71 deputati (erano il quinto nel parlamento uscente).

Dietro il Ppe, che resta il primo gruppo con 173 seggi, i socialisti al 20% e 147 seggi mantengono la seconda posizione grazie soprattutto alla vittoria del Psoe in Spagna (vincono anche in Danimarca, Svezia, Olanda, Portogallo, Malta), poi ci sono i centristi con 102 parlamentari.

L’ESTREMA DESTRA, che finora era divisa in tre gruppi, che hanno ottenuto intorno al 7% ciascuno, conterà meno di quanto dicono i numeri. Anche se l’avanzata nera resta un problema: oltre all’Italia, in Francia il Rassemblement national è il primo partito (lo era già nel 2014, ma non ottiene più voti del risultato di 5 anni fa), i tedeschi dell’Afd superano il 10%, la spagnola Vox è all’8% e avrà 4-5 seggi, i Veri Finlandesi sono al 14 e in Svezia l’estrema destra cresce dal 9,7 al 16,9%, mentre in Austria, dopo l’Ibizagate, l’Fpö è in calo, ma resta alta al 17,5% (e il democristiano Sebastian Kurz cresce al 34%). In Ungheria, Viktor Orbán vince con il 56% e resta da definire se Fidesz rientrerà nel Ppe o stringerà legami con l’estrema destra.

La sinistra della Gue è l’ottavo gruppo, con il 6% dei voti europei, in Grecia Syriza è stata superata dalla destra (Tsipras ha convocato elezioni anticipate), mentre oltralpe La France Insoumise ha incassato una sconfitta, sotto il 7% (Jean-Luc Mélenchon aveva ottenuto il 19% alle presidenziali e il partito era all’11% alle legislative).

I TEDESCHI MANDANO un folto numero di deputati Grünen, diventato il secondo partito e raddoppiano i voti, i francesi di Europa Ecologia festeggiano il terzo posto, risultati significativi anche in Belgio, in Olanda, in Finlandia, dove sono al secondo posto con il 15,8%, con l’eccezione della Svezia, dove gli ecologisti perdono e passano dal 15% al 9,5%. Soprattutto, sono i giovani ad aver votato per i verdi, in Germania un terzo degli elettori di meno di 30 anni (36% di chi votava per la prima volta), una forte percentuale di giovani anche in Francia, Belgio, Olanda e Finlandia. «Grazie per la fiducia – ha commentato la tedesca Ska Keller, candidata dei verdi per la presidenza della Commissione – è una grande festa, ma anche una grande responsabilità.

Dovremo tradurre in azione quello che la gente ci ha chiesto come protezione del pianeta e lotta per le libertà civili». Per Philippe Lamberts, storico parlamentare verde di nazionalità belga, il voto di ieri «è solo la prima tappa, la dinamica è positiva dappertutto». E ormai l’ecologia è presente anche negli altri gruppi europeisti, dai socialisti ai centristi. Il gruppo S&D «costruirà la riforma per realizzare i cambiamenti che chiedono gli europei» e sottolinea che «il nostro candidato) alla presidenza della Commissione), Frans Timmermans si è impegnato a sostenere i 17 obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile».

DURANTE LA CAMPAGNA elettorale, i partiti che andranno nel gruppo centrista (ex Alde), come La République en Marche, hanno insistito sull’ecologia. I socialdemocratici hanno dovuto affrontare delle difficoltà, in Germania indietreggiano, in Francia il Ps, guidato da un esterno, Raphaël Glucksmann, salva la pelle superando lo sbarramento (è al 7%), ma perde enormemente terreno rispetto al 2014.

Con il risultato del voto, l’equilibrio della mappa dell’Europarlamento è scombussolato rispetto al passato. La somma dei due principali gruppi – Ppe e S&D – che ha dominato per 40 anni anche con la spartizione delle cariche, ha perso la maggioranza. Dovranno essere costruite nuove alleanze: con i Verdi, con il Centro o con tutti e due, che ora saranno in corsa per dei posti-chiave. Resta quindi aperta la battaglia per i postazioni di comando nella Ue, le presidenze di Commissione, Consiglio, Bce, Parlamento e Alto Rappresentante Pesc.

I partiti europeisti conservano la maggioranza, anche se gli euroscettici guadagano qualche punto. In pochi paesi gli euroscettici sono arrivati in testa (in Lettonia, per esempio, mentre in Slovenia si è confermato il risultato delle recenti presidenziali, con la vittoria del partito liberal pro-europeo Progressiva Slovakia della presidente Zuzana Caputova).

FILO-EUROPA È IL VOTO in Irlanda, con il centro di Fine Gael in testa e i Greens al terzo posto con il 15%, anche a causa della Brexit ancora in stato confusionale. Secondo i dati diffusi ieri sera dalla Bbc dopo la chiusura dei seggi in tutta Europa, il Brexit Party di Nigel Farage ha il 31%: i parlamentari eletti dovrebbero restare a Strasburgo solo poco tempo, potrebbero non partecipare al nuovo parlamento che si inaugura il 2 luglio, oppure occupare i seggi fino al 31 ottobre, ultima data stabilita per la Brexit (ma tutto può ancora avvenire, vista la confusione a Westminster).

* Fonte: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO

Photo: Paula Schramm [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)]



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