A partire da luglio pattuglie miste italo-slovene contro i migranti

A partire da luglio pattuglie miste italo-slovene contro i migranti

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A partire dal prossimo primo luglio agenti di polizia italiani e sloveni pattuglieranno insieme il confine tra i due Paesi per fermare i migranti in arrivo dalla rotta balcanica. L’iniziativa è frutto di un accordo bilaterale tra Roma e Lubiana e prevede anche l’identificazione veloce di quanti verranno fermati per stabilire chi ha diritto di richiedere la protezione internazionale (diritto che in realtà hanno tutti) e chi, invece, verrà respinto. «Abbiamo bloccato gli ingressi via mare e ora rafforziamo la vigilanza per proteggere le frontiere terrestri. Dopo anni, l’Italia non è più il campo per clandestini dell’Europa», ha detto ieri il ministro degli Interni Matteo Salvini.

Tanto entusiasmo per i nuovi controlli lascerebbe intendere l’esistenza di un’emergenza al confine italo-sloveno che invece non c’è, anche se i numeri delle persone arrivate negli ultimi mesi è cresciuto rispetto agli anni passati. Dai 448 migranti fermati infatti nel corso di tutto il 2018 (dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza), si è passati ai 652 intercettati nei primi cinque mesi di quest’anno. 121 sono invece le persone bloccate nelle zone di confine con l’Austria. Il totale non fa neanche il doppio rispetto a un anno fa, e anche considerando che si tratta dei dati relativi a soli sei mesi stiamo parlando sempre di numeri molto contenuti.

Del resto solo pochi mesi fa era stato proprio il governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a dirsi soddisfatto della flessione registrata negli arrivi. «Le presenze di migranti dalla rotta balcanica nella regione sono diminuite del 20% in un anno», aveva spiegato a marzo parlando di un risultato straordinario rispetto a quelli che «ci dicevano che è un flusso inarrestabile». Ieri invece Fedriga è arrivato a non escludere la possibilità che la Regione possa «valutare di richiedere al governo la sospensione di Schengen», il trattato di libera circolazione tra i Paesi Ue.

C’è da dire che – per quanto limitati – i numeri degli arrivi lungo la rotta balcanica qualcosa devono pur significare. Un’indicazione potrebbe arrivare dalla Guardia di Finanza che segnala una ripresa dei passaggi nel Mediterraneo centrale, dalla Turchia alla Grecia. Aumento confermato anche dai dati forniti nei giorni scorsi dal ministero degli Interni di Ankara e che parlano di 27.536 migranti fermati dalle autorità turche nel solo mese di maggio mentre tentavano di raggiungere l’Europa. Incremento che nulla sembra avere a che fare con la politica dei porti chiusi dell’Italia, visti i Paesi di origine delle persone fermate, la maggior parte delle quali provenienti da Pakistane e Afghanistan. Come i 100 pachistani che polizia e carabinieri hanno fermato venerdì mattina a Trieste e nel comune di San Dorligo della Valle, vicino al confine con la Slovenia, mentre camminavano divisi in piccoli gruppi. Quasi tutti, stando a quanti riferito dalla questura del capoluogo, hanno chiesto la protezione internazionale.

Critiche per la dichiarata intenzione di voler chiedere la sospensione di Schengen sono arrivate a Fedriga dall’ex presidente della Regione, oggi deputata, la dem Debora Serracchiani. «L’incapacità totale di Fedriga e del suo governo di gestire situazioni difficili si rivela da idee folli come questa», ha detto. «Senza considerare che non ricorrono assolutamente le condizioni, rialzare il confine tra Italia e Slovenia significa creare problemi alla popolazione, al commercio ai traffici transfrontalieri e ai flussi turistici senza fermare i migranti».

* Fonte: C. L.,  IL MANIFESTO



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