Dalla mozione sulle forniture belliche ai sauditi restano fuori le armi leggere

Dalla mozione sulle forniture belliche ai sauditi restano fuori le armi leggere

Loading

Una prima buona notizia a cui manca però qualche pezzo. La mozione di maggioranza approvata ieri dalla Camera dei Deputati impegna il governo italiano a sospendere l’esportazione di «bombe d’aereo e missili» all’Arabia saudita.

E se mancano – come sottolineava ieri in una nota Oxfam – gli altri «membri della coalizione sunnita» impegnata dal 2015 in una brutale offensiva militare contro lo Yemen, «ovvero Bahrein, Egitto, Kuwait e Sudan», manca anche una voce del business italiano verso la petromonarchia saudita: le armi leggere.

Secondo i dati del ComTrade, il database del commercio internazionale tenuto dalle Nazioni unite, nel corso del 2018 l’Italia ha inviato a Riyadh 1,3 milioni di dollari in armi leggere (pari a circa 1,170 milioni di euro) così divisi: 129.746 in pistole e revolver (categorizzati con il codice 9302) e 1.202.268 in fucili e carabine (codice 9303). Ordini, dunque, già evasi.

Il dato conferma il lungo lavoro di monitoraggio di Opal, Osservatorio permanente armi leggere, secondo cui nel 2018 – e per la prima volta dal 1990 – il governo Conte ha autorizzato la vendita di armi leggere ai Saud. Per un valore, a favore dell’azienda bresciana Beretta, di quasi tre milioni di euro comprensivi di fucili d’assalto, carabine, pistole semiautomatiche, silenziatori e binocoli.

«Nella relazione del Ministero degli Esteri relativa al 2018 – ci spiega Giorgio Beretta di Opal – si evince che l’Italia ha autorizzato la vendita di 13,3 milioni di euro in armi a Riyadh, di cui una parte catalogate come 001, ovvero armi leggere di piccolo calibro, fucili automatici e semiautomatici. Dai dati resi pubblici dal Tesoro sappiamo poi che l’azienda Beretta ha ottenuto un pagamento dal governo saudita per materiale esportato per oltre 2,8 milioni di euro».

Incrociando i dati governativi italiani con quelli forniti dall’Onu e dall’Istat, l’impressione (fondata) è che quei 2,8 milioni si riferiscano alla vendita di armi leggere a Riyadh, prodotti di cui la mozione di ieri non prevede la sospensione.

Queste autorizzazioni sono state rilasciate molto probabilmente (visto il codice di autorizzazione molto alto) nella seconda parte dell’anno scorso, e dunque dal governo 5S-Lega: «Menzionando, nella mozione approvata ieri, solo “bombe e missili”, cioè materiali militari prodotti dall’azienda tedesca Rwm Italia – conclude Beretta – il governo fa chiaramente capire che non intende mettere in discussione le forniture belliche di Finmeccanica-Leonardo e le esportazioni di armi della Beretta», conclude Beretta.

La questione non è di lana caprina. In Yemen l’Arabia saudita e i suoi più stretti alleati, a partire dagli Emirati arabi uniti, non si limitano a bombardare dal cielo, ma appoggiano, armano e finanziano le forze governative filo-saudite e gruppi paramilitari, come i secessionisti meridionali (accertati) e milizie vicine ad Al Qaeda. Responsabili, quanto le due capitali sunnite, del massacro di civili yemeniti.

* Fonte: Chiara Cruciati, IL MANIFESTO

 

Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay



Related Articles

Il doppio gioco di Islamabad nella guerra più lunga degli Stati Uniti

Loading

La strage avviene proprio mentre l’America chiude la missione in Afghanistan costata mille miliardi di dollari

Una mobilitazione unitaria contro le spese militari

Loading

Il recente rapporto annuale del Sipri (prestigioso istituto di ricerca svedese sul disarmo)- del quale ha parlato solo il manifesto – sulla spesa militare mondiale ci consegna un quadro sconfortante: nel 2012 si sono spesi nel mondo 1753 miliardi di dollari per le armi. Nello stesso tempo spendiamo a livello globale circa 60 miliardi per la cooperazione allo sviluppo e la lotta alla fame nel mondo (cioè il 3,4% di quanto si spende per le armi) e circa 12 miliardi per la lotta all’Aids (l’equivalente di 3 giorni di spesa militare).

La Nato batte cassa

Loading

Il Segretario generale Rasmussen: più soldi dall’Europa o gli Usa riconsidereranno il loro peso economico nell’Alleanza

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment