La scuola rischia il crollo. Soprattutto al sud e nelle isole

La scuola rischia il crollo. Soprattutto al sud e nelle isole

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Istruzione. In una lettera pubblica indirizzata al nuovo governo i numeri elaborati nel dossier «Ecosistema scuola 2019» su edilizia, servizi, progetti educativi e sostenibilità ambientale

«Caro governo, le scuole stanno riaprendo e per questo ti scrivo». Legambiente ha preso carta e penna ed elencato i numeri che riguardano gli istituti scolastici italiani rispetto a edilizia, servizi, progetti educativi e sostenibilità ambientale. Sono stati elaborati nel dossier «Ecosistema scuola 2019». L’immagine che ne risulta non è rassicurante. E non è una sola. Le cifre dell’organizzazione ambientalista disegnano i contorni netti di un sistema scolastico già troppo differenziato. Se al nord la situazione non è rosea, è pessima al sud e nelle isole.

PIÙ DI UN ISTITUTO SU TRE necessita di interventi urgenti di manutenzione straordinaria per l’adeguamento alle norme e l’eliminazione dei rischi. A livello nazionale sono il 38,8%: 28,8% al nord, 41,9% al centro, 44,8% al sud e 70,9% nelle isole. «È la fotografia di un paese senza sviluppo», afferma il rapporto, sottolineando che dieci anni fa il dato era migliore: la media nazionale era del 32,8% con una percentuale del 21% al nord, 26,4% al centro, 47,3% al sud e 40,8% nelle isole.

NEL 2019 il 61,4% degli edifici non dispone ancora del certificato di agibilità (48,8% al nord, 66,8% al centro, 69,4% al sud e 77,3% sulle isole). Tra i comuni capoluogo di aree a rischio sismico più alto, poi, solo uno ogni 4,5 ha completato le necessarie verifiche di vulnerabilità in tutti gli edifici. Gli altri le hanno effettuate solo parzialmente. Nelle isole nessuna amministrazione che rientra nella casistica ha ultimato i controlli.

IL PAESE È SPACCATO anche su servizi e progetti educativi. Il 74% delle scuole italiane non ha la mensa (66,3% al nord, 65,2% al centro, 86,5% al sud, 86,2% nelle isole). E ancora, il 57,6% non dispone di un servizio per il trasporto di alunni diversamente abili, mentre le strutture per lo sport sono presenti solo nel 40,7% dei casi (su questi aspetti le oscillazioni dovute alla latitudine sono minori). I progetti che sostengono «l’apprendimento attivo e le competenze di cittadinanza» degli under 14 sono finanziati dall’85,3% delle amministrazioni locali del nord, dall’81,3% di quelle del centro e solo dal 37,5% e dal 25% di quelle del sud e delle isole.

TEMA CARO A LEGAMBIENTE, e sempre più urgente alla luce dei fenomeni legati al cambiamento climatico, è la sostenibilità ambientale delle scuole. La scala che definisce l’efficienza energetica è composta da sette gradini che vanno dalla A alla G. La prima lettera dell’alfabeto indica che si raggiunge un determinato obiettivo utilizzando quantità di energia minori rispetto agli altri livelli. Solo il 4,6% degli istituti si trova in classe energetica A, mentre il 29% sono ancora alla G. Rispetto alla lotta alle plastiche, invece, il 35% delle scuole italiane utilizza ancora stoviglie usa e getta. Sono il 56,6% al sud e il 100% nelle isole.

LEGAMBIENTE CHIEDE di sbloccare immediatamente i 1.555 milioni di euro stanziati dalla Banca europea per gli investimenti (Bei, 1.255 milioni) e dalla Banca di sviluppo del consiglio d’Europa (Ceb, 300 milioni) a beneficio degli enti locali proprietari di edifici scolastici. Gli accordi per questi fondi sono stati siglati dal governo italiano il 29 luglio scorso, ma mancano ancora i decreti attuativi. I soldi saranno gestiti da Cassa depositi e prestiti (Cdp) che li erogherà agli enti locali. Sono destinati a interventi di ristrutturazione, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli edifici scolastici esistenti e alla eventuale costruzione di nuovi istituti.

«È UNA CIFRA del tutto parziale. In ogni caso il problema è che senza un’anagrafe scolastica fatichiamo a leggere il fabbisogno complessivo – dice Vanessa Pallucchi, vicepresidente e responsabile scuola e formazione di Legambiente – Sono necessari investimenti di miliardi di euro da spalmare su più anni, ma non all’infinito». Altra battuta sul progetto di autonomia differenziata: «A monte di ogni autonomia ci deve essere la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni. Il dossier dimostra che in Italia esiste già una forbice. Con ulteriori differenze prodotte dalla regionalizzazione del sistema scolastico diventerebbe un solco incolmabile tra le aree del paese svantaggiate e quelle che conoscono una condizione migliore».

* Fonte: Giansandro Merli, il manifesto



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