Grecia. Assassinato sotto casa il giornalista Georgios Karaivaz

Grecia. Assassinato sotto casa il giornalista Georgios Karaivaz

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ATENE. Due killer su uno scooter, 12 colpi con il silenziatore, un colpo di grazia sul corpo esanime. Un agguato all’ora di pranzo fuori dall’abitazione della vittima, il giornalista Georgios Karaivaz, rimasto senza vita sul marciapiede di Alimos, nella litoranea di Atene.

KARAIVAZ È IL SECONDO giornalista che viene assassinato dopo Socrates Ghiolias, ucciso undici anni fa, anche lui sotto casa, da un misterioso gruppo terrorista dal bizzarro nome «Setta dei Rivoluzionari». L’estate scorsa un altro giornalista, Stefanos Chios, editore e direttore di «Makeleio», un fogliaccio di estrema destra che spara a zero contro il governo di Kyriakos Mitsotakis, era stato obiettivo di alcuni spari mentre parcheggiava la macchina sotto casa. Chios però gira armato e il misterioso aggressore si è affrettato a sparire dopo averlo ferito di striscio. Mentre il mondo giornalistico considerava con diffidenza l’agguato a Chios, un giornalista di tutt’ altra levatura e indirizzo, Kostas Vaxevanis, direttore ed editore del giornale domenicale «Documento», uno dei pochi organi di stampa che critica il governo da posizioni di sinistra, ha preso il caso sul serio e si è chiesto se «alcuni ambienti della destra di governo» intendono ricorrere all’assassinio per disfarsi dei giornalisti scomodi.

PROPRIO COME KARAIVAZ, uno dei più noti reporter di cronaca nera. Un argomento delicato se si vuole uscire dai comunicati ufficiali ed indagare a fondo nell’intreccio tra crimine organizzato e settori della polizia greca. Karaivaz collaborava con la emittente privata «Star» ma le sue inchieste le pubblicava sul suo sito web Bloko.gr. Là è possibile leggere le sue ricerche sulla feroce guerra scoppiata negli ultimi anni tra i boss della malavita ateniese e le possibili connessioni con settori corrotti della polizia. Uno degli ultimi assassinati infatti aveva assoldato degli agenti per farsi scortare nei suoi spostamenti.

Ma i servizi più recenti del giornalista erano rivolti verso i retroscena del recente scandalo scoppiato dalle rivelazioni riguardanti le attività dell’attore violentatore e pedofilo Dimitris Lygnadis, a cui il governo aveva affidato la direzione artistica del più prestigioso teatro della capitale. È probabile che Karaivaz cercasse di scoprire se hanno fondamento le insistenti voci che attribuivano a Lygnadis il ruolo di fornitore ai salotti bene di Atene di minori da violentare. Voci alimentate dal fatto che nel gruppo dirigente di Nuova Democrazia, il partito di governo, svolge attività nodali un ex deputato condannato in primo grado (ma in seguito prescritto) per aver violentato dei minori in Moldavia.

CI HA PENSATO la famosa ironia della sorte a sottolineare ancor di più le oscure e sotterranee connessioni tra le bande criminali e il potere politico. Proprio mentre un valido giornalista, rispettoso del suo lavoro, veniva crivellato di colpi, in Parlamento pontificava l’euforico ministro dell’Ordine Pubblico. In ritardo di qualche settimana Michalis Chrisochoidis cercava, senza riuscirci, di spiegare perché la sua polizia forniva, senza alcuna giustificazione, una nutrita scorta, fornita di Bmw blindata, a un ambiguo telepresentatore di una piccola emittente TV locale, accusato di truffe, di falsificazione e di vari altri reati. La polizia in un primo momento aveva smentito l’esistenza della scorta, il giorno dopo il ministro aveva annunciato di aver abolito la scorta ufficialmente inesistente, il giorno dopo ancora si è scoperto che la scorta è stata solo ridotta. Nel frattempo, il capo del gruppo parlamentare di Nuova Democrazia ed ex ministro del Lavoro Yiannis Vroutsis rivelava alla stampa che l’operoso telepresentatore lo aveva aggredito verbalmente dentro il suo ministero e minacciato che a giorni sarebbe stato destituito. Cosa effettivamente avvenuta.

MENTRE CI SI CHIEDE chi protegge le bande criminali che ammazzano chiunque dia loro fastidio, va sottolineata la strategia finora seguita dal premier Mitsotakis. È vero che il premier ha speso gran parte del bilancio pubblico per assumere nuovi poliziotti e rafforzare le forze dell’ordine. Ma ha indirizzato la polizia esclusivamente a reprimere le manifestazioni di piazza, quello che il governo chiama «criminalità politica». La criminalità comune, sempre più potente e organizzata, può agire indisturbata.

* Fonte: Dimitri Deliolanes, il manifesto

 

ph by World Public Forum Dialogue of Civilizations, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons



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