Delocalizzazioni. Melrose se ne va gli operai Gkn restano, ma la lotta continua

Delocalizzazioni. Melrose se ne va gli operai Gkn restano, ma la lotta continua

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La multinazionale dell’auto passa la mano al suo adivisor Borgomeo Le tute blu: il nostro obiettivo è mantenere diritti e posti di lavoro

FIRENZE. Il grande striscione con la scritta «Insorgiamo» resta lì, ai cancelli della fabbrica di via Fratelli Cervi, anche dopo l’ufficialità del passaggio di proprietà di Gkn Driveline Firenze a Francesco Borgomeo, l’imprenditore che la multinazionale dell’automotive aveva nominato come advisor per la ricerca di potenziali acquirenti interessati allo stabilimento di Campi Bisenzio.

LO STRISCIONE RESTA LÌ perché la lotta non è finita, dicono a una voce i circa 500 addetti che dal 9 luglio scorso si sono battuti come leoni, dopo che la fabbrica era stata chiusa dalla sera alla mattina e loro erano stati licenziati con un messaggino sugli smartphone. «Entriamo in una nuova fase, né più né meno pericolosa di quella precedente – avvertono – il nostro obiettivo è quello di mantenere diritti e posti di lavoro, e ribadire un ‘no’ fermo a operazioni opache o ricatti». «L’assemblea permanente non viene meno perché c’è una nuova proprietà – aggiunge Dario Salvetti – verrà meno solo se con Borgomeo ci sarà un accordo chiaro». Il delegato Fiom Cgil, anima del Collettivo di Fabbrica, tira anche le somme di quanto accaduto: «I licenziamenti sono stati sconfitti non una ma due volte, e questo è stato il risultato della nostra mobilitazione. Lo portiamo in dote a tutte le vertenze in corso nel paese». «Al tempo stesso – puntualizza Salvetti – registriamo la sconfitta di una politica industriale, perché noi cessiamo di essere una fabbrica dell’automotive. Lo Stato e gli enti locali dovrebbero saperlo che in questo comparto ci sono in ballo decine di migliaia di posti di lavoro. Ora questo stabilimento non ha una missione produttiva, ed è in attesa di una reindustrializzazione che potrebbe comportare lo svuotamento della fabbrica e il trasferimento dei macchinari. Per questo non smobilitiamo, andiamo avanti e vogliamo accordi e tempistica certi».

LA SITUAZIONE È BEN CHIARA anche agli occhi della Fiom Cgil. «La nuova proprietà chieda subito un incontro urgente al Mise – avvertono Daniele Calosi e Michele De Palma – per informare di quanto sta accadendo e confrontarsi con l’obiettivo di raggiungere un’intesa, di cui dovranno farsi garanti le istituzioni. Al ministero il dottor Borgomeo dovrà dare seguito agli impegni già presi, e sarà necessario dettagliare un cronoprogramma che parta dal rendere noto chi sono gli investitori e quali i loro piani industriali».

Non sfugge infatti, né agli operai né al sindacato, la peculiarità e i passaggi in chiaroscuro di una vertenza in cui la multinazionale controllata dal fondo finanziario Melrose lascia uno stabilimento gioiello di semiassi per auto, tecnologicamente avanzato e con ordinativi ancora da smaltire, nelle mani di un advisor. Per questo arriva un chiaro avviso ai naviganti: «Al dottor Borgomeo, che ha denominato la nuova azienda QF, a significare “Fiducia nel futuro della fabbrica di Firenze”, diciamo che la Fiom e i lavoratori avranno fiducia nel futuro sulla base del piano industriale, solido e concreto, che garantisca la continuità occupazionale e il mantenimento dei diritti acquisiti.

E SE I SOGGETTI impegnati nella reindustrializzazione per qualsiasi motivo non dovessero palesarsi, spetterà al proprietario presentare un piano industriale, con queste garanzie e la compartecipazione di Invitalia». Mentre Borgomeo annuncia per oggi una visita nello stabilimento, dove troverà fra i tanti anche l’arcivescovo fiorentino Giuseppe Betori che ha ricordato ancora una volta la lotta degli operai Gkn nel suo messaggio pastorale alla città, il più “vecchio” delegato sindacale della Rsu, Matteo Moretti, fa un’ultima osservazione: “Gradiremmo serietà e sobrietà. Comunque, se ora c’è una possibilità, questa è dovuta alla lotta dei lavoratori, a un territorio che ci ha difeso, e al ricorso presentato in tribunale da noi operai e dalla Fiom. Certo, dopo tanti mesi di lotta ci piacerebbe passare il Natale in famiglia. Intanto però il governo e chi lo sostiene ha bocciato la nostra proposta di legge contro le delocalizzazioni. Questo ci ha parecchio deluso, perché non era una battaglia soltanto di Gkn ma di tutti i lavoratori e di tutti gli stabilimenti nelle nostre condizioni»

 

* Fonte: Riccardo Chiari, il manifesto



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