Dopo più di due mesi dall’assassinio dell’indigenista brasiliano Bruno Pereira e del giornalista inglese Dom Phillips, avvenuto nell’area indigena Vale do Javari (Amazonas), emerge con chiarezza lo schema criminale legato alla pesca illegale e che è alla base della loro morte.

Come era avvenuto per Marielle Franco, l’eco internazionale che la vicenda ha assunto e le pressioni esercitate dalle associazioni dei diritti umani hanno costretto il governo brasiliano e le autorità inquirenti a far luce sul crimine. I mandati di arresto emessi in questi giorni dalla polizia federale brasiliana nei confronti di sette persone dimostrano che l’imboscata lungo il fiume e il tentativo di farli scomparire rientravano nei piani della criminalità organizzata della regione, come hanno sempre sostenuto le comunità indigene.

DELLE SETTE PERSONE arrestate, tre sono familiari di Amarildo da Costa, conosciuto come Pelado, che ha confessato l’assassinio dando indicazioni per il ritrovamento dei corpi. La polizia federale avrebbe acquisito elementi sufficienti nei confronti di due fratelli e del figlio di Amarildo, tutti accusati di aver preso parte all’azione.

L’accusa di duplice omicidio e di occultamento di cadavere che il Pubblico ministero aveva formulato il 21 luglio nei confronti di Amarildo, del fratello Oseney e di Jefferson da Silva, parente dei due fratelli, ora si allarga ad altri membri della famiglia.

Un’altra figura chiave in questa vicenda è Ruben Villar, conosciuto come Colombia, arrestato a metà luglio e accusato di dirigere le attività di pesca illegale nella regione. Le comunità indigene lo hanno sempre considerato come uno dei principali finanziatori delle attività di pesca e caccia illegali nella Vale do Javari, arrivando a indicarlo come possibile mandante dell’assassinio.

Quello che è certo è che il lavoro svolto da Pereira, che monitorava tutte le attività illegali nella regione e inviava la documentazione agli organismi di controllo, ostacolava le sistematiche incursioni dei pescatori e danneggiava la loro lucrosa attività. Colombia nega di avere a che fare con l’assassinio, pur ammettendo i rapporti con Amarildo per quanto riguarda le attività legate alla pesca.

ALL’INIZIO delle indagini la polizia federale di Atalaia do Norte, municipio in cui ricade la Vale do Javari, aveva scartato l’ipotesi che gli assassini avessero dei mandanti. Quello che sta emergendo è che l’omicidio è legato agli interessi economici di gruppi criminali e che le battute di pesca nei fiumi della regione non erano svolte da «povera gente che pesca qualcosa per campare», come aveva affermato Bolsonaro dopo l’arresto di Amarildo.

All’inizio di luglio la giustizia di Atalaia do Norte ha deciso di trasferire il caso alla giustizia federale, riconoscendo che l’assassinio va messo in relazione con i diritti delle comunità indigene, tema di competenza federale. L’azione penale verrà portata avanti dal Ministero pubblico federale (Mpf) che aveva già messo in evidenza come «l’indebolimento della Funai (Fondazione per l’indio) ha avuto un ruolo decisivo nella morte di Bruno e Dom ed è il riflesso diretto dell’omissione strutturale dello Stato nei confronti delle popolazioni indigene».

IL TRASFERIMENTO alla giustizia federale consente di condannare i mandanti e gli esecutori anche per crimini legati alla violazione dei diritti umani. Una lettera inviata in questi giorni alla Commissione interamericana per i diritti umani da parte di numerose associazioni accusa il governo Bolsonaro di «non aver attuato le iniziative necessarie per impedire che accadano altre tragedie come quella di Bruno e Dom e che le promesse di rafforzare la sicurezza in Amazzonia non sono state tradotte in misure concrete». Tra i firmatari Articolo 19, Reporter senza frontiere, Associazione brasiliana di giornalismo investigativo.

La vicenda di Pereira e Phillips ha lasciato il segno in Brasile e sono numerose le iniziative per rendere omaggio al loro impegno e al loro coraggio. La più importante si è svolta a metà luglio nella Cattedrale metropolitana di San Paolo, con la presenza dei rappresentanti di tutte le confessioni religiose e dei familiari di Bruno e Dom.

* Fonte/autore: Francesco Bilotta, il manifesto