Industria bellica. In crescita verso l’Indo-pacifico, USA in testa agli esportatori

Industria bellica. In crescita verso l’Indo-pacifico, USA in testa agli esportatori

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Il business militare globale visto dai dati del Sipri: generale decremento del 5% ma c’è chi cresce. La Russia vende meno perché ne ha bisogno in casa. Chi guadagna di più? Roma e Seul

 

L’Asia e l’Oceania hanno ricevuto il 41% dei principali trasferimenti di armi nel 2018-22. È una quota leggermente inferiore rispetto al 2013-17 che rientra in una generale diminuzione del livello globale dei trasferimenti internazionali di armi, un decremento di oltre il 5%.

Ma il calo complessivo non deve indurre in inganno, come lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), che ieri ha reso nota una dettagliata analisi sul mercato mondiale degli armamenti, ci aveva già fatto notare alla fine dell’anno scorso sostenendo che la pandemia e la guerra ucraina, con i conseguenti rallentamenti nella logistica, avrebbe fatto segnare qualche punto in meno al mercato.

IN QUESTA REGIONE del mondo però sei Stati sono tra i dieci maggiori importatori a livello globale nel 2018-22: India, Australia, Cina, Corea del Sud, Pakistan e Giappone. Visti da Bangkok, sono dati che illuminano una scena – quella indopacifica – dove i numeri danno la dimensione di quanto delicato sia diventato il quadrante orientale, dove tra l’altro c’è una guerra in corso in Myanmar, un mercato che è difficile sondare perché rigorosamente occultato nonostante le parate con carri armati, velivoli e blindati di marca russa o cinese.

Un buco nero che rientra a fatica nei dati Sipri anche perché quel conflitto resta oscurato da quello in Europa. Un’Europa che ha comunque aumentato la sua quota di acquisti del 47% negli otto anni che vanno dal 2013 al 2018.

Il Sipri spiega che «le importazioni di armi importanti da parte degli Stati europei sono aumentate (i membri europei della Nato hanno aumentato il loro import del 65%) mentre il livello globale dei trasferimenti internazionali di armi è diminuito del 5,1%. Le importazioni di armi sono diminuite complessivamente – dicono i dati di Stoccolma – in Africa (-40%), Americhe (-21%), Asia e Oceania (-7,5%) e Medio Oriente (-8,8%)».

Ma, come abbiamo visto, i maggiori attori in questa fetta di mondo (Cina, India, Australia e Giappone) continuano ad armarsi. Sono in buona compagnia: la quota degli Stati uniti nelle esportazioni globali di armi è aumentata dal 33 al 40% mentre quella della Russia è scesa dal 22 al 16%.

QUANTO AI CINESI, Pechino ha da poco annunciato un aumento del 7,2% del suo budget per la difesa, elemento i cui effetti troveremo nei dati Sipri del 2024: per l’ottavo anno consecutivo aumenta la percentuale di spesa militare del secondo budget militare del pianeta.

Se le esportazioni di armi statunitensi sono aumentate del 14% tra il 2013-17 e il 2018-22 e gli Stati Uniti hanno rappresentato il 40% delle esportazioni globali di armi nel 2018-22, l’export russo segna invece una diminuzione del 31% tra il 2013-17 e il 2018-22 mentre la sua quota di esportazioni globali di armi si è ridotta di sei punti percentuali.

«Anche se i trasferimenti di armi sono diminuiti a livello globale, quelli verso l’Europa sono aumentati notevolmente a causa delle tensioni tra la Russia e la maggior parte degli altri Stati europei», ha detto ieri a Stoccolma Pieter Wezeman, ricercatore del Sipri Arms Transfers Programme: «Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, gli Stati europei vogliono importare più armi e più velocemente. La competizione strategica continua anche altrove: le importazioni di armi verso l’Asia orientale sono aumentate e quelle verso il Medio Oriente rimangono a un livello elevato».

SECONDO IL SIPRI è probabile che la guerra ucraina limiterà ulteriormente le esportazioni di armi di Mosca «perché la Russia darà la priorità alla fornitura delle proprie forze armate e la domanda da parte di altri Stati rimarrà bassa a causa delle sanzioni commerciali nei confronti della Russia e per la crescente pressione da parte degli Stati uniti e dei suoi alleati affinché non si acquistino armi russe».

Quanto all’Ucraina, in seguito agli aiuti militari di Stati uniti ed Europa dopo l’invasione del 24 febbraio, Kiev è diventata la terza maggior importatrice di armi importanti nell’anno passato (dietro a Qatar e India). E l’Italia?

Tra i primi sette esportatori di armi dopo Usa, Russia e Francia, cinque Paesi hanno registrato un calo delle esportazioni mentre due portano a casa forti incrementi: l’Italia (+45%) e la Corea del Sud (+74%).

* Fonte/autore: Emanuele Giordana, il manifesto



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