OGGI SI APRE il sipario sul summit del G7. La guerra in Ucraina è destinata a dominare le discussioni, ma per la prima volta potrebbero essere citate esplicitamente le preoccupazioni sulla postura della Cina. Hiroshima è anche la città natale del premier giapponese Fumio Kishida: il padrone di casa insiste da tempo sul rischio che quanto accade oggi in Europa orientale possa in futuro accadere in Asia-Pacifico.
Emergerà un approccio duro sulla Russia: si va verso l’inasprimento delle sanzioni, con misure su energia e commercio di diamanti. Si prenderà di mira anche l’elusione delle sanzioni di paesi terzi. Una mossa che non piacerà alla Cina ma nemmeno all’India, invitata al summit con Corea del Sud, Vietnam e Indonesia. Volodymyr Zelensky interverrà in videoconferenza ed è possibile l’annuncio di un «vertice sulla pace».

Oltre a garantire compattezza nel sostegno a Kiev, sui leader G7 è previsto il pressing americano sul fronte cinese. Tema su cui si intravede qualche divisione. Alcuni sono scettici nel sottoscrivere controlli sugli investimenti. In primis Germania e Francia. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel azzarda una sintesi: «Gli Usa stanno convergendo sull’approccio Ue, il disaccoppiamento sta lasciando il posto alla riduzione del rischio». Ma la previsione è che il documento finale contenga passaggi su «coercizione economica» e stabilità dello Stretto di Taiwan. Pechino ha reiterato l’avvertimento di «non giocare col fuoco».
A margine dei lavori numerosi colloqui bilaterali. Ieri Giorgia Meloni ha parlato con Kishida in vista del passaggio del testimone: il summit del 2024 si terrà in Italia. La premier si è detta pronta a cooperare con Tokyo su sicurezza e semiconduttori, ma è sotto osservazione per la posizione sulla Via della Seta, definita ambigua da alcuni media giapponesi. L’Italia è chiamata rassicurare Washington sull’uscita dall’accordo, ottenendo forse più tempo per parlare prima con Xi Jinping e ridurre il contraccolpo sui rapporti con la Cina.

PECHINO DENUNCIA il G7 come un «circolo chiuso» non neutrale e dunque non credibile quando parla di pace in Ucraina. Là dove si è conclusa ieri la tappa del tour europeo dell’inviato Li Hui, che ha incontrato anche Volodymyr Zelensky. Dai comunicati dei due governi emergono però orizzonti ancora lontani su una possibile soluzione politica: negoziato da una parte, completo ritiro russo dall’altra.

A Hiroshima, in programma anche un trilaterale tra Biden, Kishida e il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, per suggellare il riavvio dell’asse trilaterale. Ci sarà un incontro tra i leader del Quad: il summit in programma il 24 maggio a Sydney è stato cancellato dopo che Biden ha annunciato di dover tornare negli Usa già domenica per la crisi del debito, annullando anche la «storica» visita in Papua Nuova Guinea. Qui doveva presiedere un forum coi paesi insulari del Pacifico e siglare un accordo di sicurezza con Port Moresby e la Micronesia.

LA DOPPIA CANCELLAZIONE è un brutto colpo alla credibilità degli Usa nella regione. I media cinesi ne hanno approfittato: « È la prova che Washington tratta i suoi alleati e partner come pedine e, quando le questioni interne prevalgono, si rimangia gli impegni», scrive il Global Times. Il messaggio implicito è chiaro: la Cina è più affidabile. A dimostrarlo ci sarebbe anche il primo vertice tra leader C+C5 con le repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Oggi l’atteso discorso di Xi e la firma di un «importante documento». Già chiusi diversi accordi sul fronte energetico con Kazakistan e Turkmenistan.

* Fonte/autore: Lorenzo Lamperti, il manifesto