Nel mirino dei giudici, in particolare, sette persone tra 22 e 38 anni ritenute responsabili delle azioni dimostrative condotte in sette Land a partire dalla metà dell’anno scorso.

Su due attivisti pende anche la clamorosa ipotesi di reato legata al «tentativo di sabotare l’oleodotto che collega Ingolstadt al porto di Trieste», l’infrastruttura più strategica della Baviera. Un’accusa pesantissima: qualunque attacco alla pipeline che attraversa le Alpi è considerato alla stregua di un attentato terroristico, come l’esplosione del Nordstream.
EPPURE L’INDAGINE della Procura non ha portato ad alcun arresto. Non solo perché il teorema dell’eco-terrorismo di Last Generation stride anzitutto con la tesi del capo del controspionaggio Thomas Haldenwang (lo scorso marzo dichiarava di non ritenere Last Generation un gruppo estremista) ma anche perché l’impalcatura giudiziaria contro il movimento che ha messo in pratica oltre 1.200 blocchi stradali si incardina sul denaro.

«I sospettati sono accusati di aver raccolto almeno 1,4 milioni di euro per finanziare attività criminali» precisano i magistrati. Donazioni transitate sui due conti bancari congelati insieme alla quindicina di proprietà intestate agli indagati in Assia, Amburgo, Sassonia-Anhalt, Sassonia, Baviera, Berlino e Schleswig-Holstein.

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IL BAVAGLIO AL SITO WEB letztegeneration.de non è bastato a silenziare gli eco-attivisti. Dall’account Twitter Last Generation domanda ai giudici bavaresi: «Quando saranno oggetto dei blitz della polizia le lobby del fossile? Quando verranno sequestrati i loro fondi governativi per le fonti non rinnovabili?». Segue la lettura politica dell’operazione giudiziaria: «Le perquisizioni hanno colpito duramente tutti i nostri sostenitori. Ci mettono paura ma non dobbiamo farci spaventare. Il governo Scholz persegue lucidamente l’inferno climatico. Bisogna continuare a fare resistenza»

Mentre sui social di Ende Gelände, il movimento di disobbedienza civile che per mesi ha bloccato la devastante espansione della miniera di carbone di Garzweiler, ricordano l’identico paradosso: «Le perquisizioni sono state a carico di chi mette in guardia dall’emergenza climatica anziché dei responsabili».
DEL RESTO, IL GIRO DI VITE sempre più stretto contro gli eco-attivisti è politicamente coperto dal cancelliere Olaf Scholz. Appena due giorni fa, parlando ai bambini della scuola elementare di Kleinmachnow nel Brandeburgo, bollava come «completamente fuori di testa» le azioni degli “Adesivi per il Clima” legati a Last Generation. «Non aiutano nessuno a cambiare idea, anzi, infastidiscono tutti» ha tagliato corto il leader socialdemocratico.

Parole di «chi si presenta agli scolari come il caro zio mentre li spinge sullo scuolabus globale che ha il 98% di probabilità di incappare in un incidente mortale. Come si permette Scholz di stare di fronte agli stessi bambini di cui sta distruggendo il futuro?» è stata la risposta di Last Generation con tanto di citazione della celebre metafora di Hans Joachim Schellnhuber, ex capo dell’Istituto di ricerca sull’impatto climatico di Potsdam.
DI SICURO IL PING-PONG di accuse fa più rumore del salto di qualità nella strategia di repressione della protesta ambientalista. Impossibili da fermare sulle strade perfino dall’apposita task-force istituita dalla polizia, gli eco-attivisti restano difficilmente inchiodabili alla sbarra del tribunale. Per questo il piano di disinnesco di Last Generation passa per il taglio netto delle donazioni imprescindibili per sostenere il costo delle azioni dimostrative. Come sempre con il supporto attivo dell’informazione di centro-destra, sempre in prima fila nella segnalazione dei punti deboli degli «eco-vandali»: Last Generation ha stoppato le assunzioni e nelle casse del movimento mancano circa 800 mila euro. Ecco le “dritte” dei media per l’Ultima Repressione.

* Fonte/autore: Sebastiano Canetta, il manifesto