Reddito di cittadinanza. Proteste al Sud: «Basta farci sfruttare»

Reddito di cittadinanza. Proteste al Sud: «Basta farci sfruttare»

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Cortei a Napoli, Cosenza e Palermo. «L’obiettivo del governo è avere una larga massa di sfruttati, ricattabili, da inserire ed espellere a seconda delle stagionalità, degli andamenti del mercato, delle lotte sindacali». Manifestazione nazionale il 20 settembre a Roma

Un gruppo di donne in testa al corteo a contrastare la polizia mentre un altro pezzo scavalcava il guardrail per occupare la rampa d’accesso all’autostrada: scontri e manganellate ieri mattina a Napoli alla manifestazione contro l’abolizione del Reddito di cittadinanza. Circa 400 persone sono partite da piazza Garibaldi sotto una pioggia battente, hanno bloccato l’accesso all’A3 quindi si sono diretti verso la regione al Centro direzionale. Bloccati ancora, si sono diretti verso via Vespucci per intralciare l’accesso al Porto.

Non è stato un corteo simbolico ma una mattinata di lotta: «Ci è rimasto solo di farci sfruttare per 400, 500 euro al mese. Ho mandato cinquanta curriculum alle aziende ma ho 55 anni e sono troppo vecchio, mi hanno detto che non sono idoneo» uno dei racconti. E ancora: «Siamo arrivati a un livello di disagio sociale che non è sopportabile». Nella sola Napoli e provincia sono stati 5.275 i nuclei ad aver avuto l’sms con lo stop al Rdc, a luglio erano stati 21.063. Un record tra le città italiane.

Il Movimento 7 novembre: «A questo servivano le lamentele di albergatori, operatori del turismo, proprietari di bar e ristoranti (ossia le principali roccaforti dell’evasione e del lavoro nero e sotto pagato), ma anche di grandi gruppi industriali. L’obiettivo è avere una larga massa di sfruttati, ricattabili, da inserire ed espellere a seconda delle stagionalità, degli andamenti del mercato, delle lotte sindacali. Una platea di almeno 860mila proletari costretti ad accettare salari sempre più bassi». A Roma il 20 settembre ci sarà una manifestazione nazionale.

Ieri proteste anche a Cosenza e Palermo. Nel capoluogo calabrese gli sms hanno raggiunto 1.002 nuclei ad agosto, 5.234 a luglio; 15mila gli ex percettori ’occupabili’ in Calabria. Davanti la sede Inps una signora mangiava croccantini per gatti: «Non avrò la possibilità di fare la spesa. Non voglio più lavorare in nero. Le ultime utenze le ho pagate grazie a un amico che mi ha prestato i soldi». Al presidio anche Luigi: «Sono laureato, ho due master, parlo tre lingue ma non riesco a trovare lavoro perché ho 56 anni. Sei aziende mi hanno risposto che sono troppo grande».

Ferdinando Gentile (Usb): «I proprietari stanno già mandando gli avvisi di sfratto perché non hanno più la garanzia che gli inquilini paghino». Il movimento La Base di Cosenza: «C’è chi è a rischio sfratto, chi a 30 anni riceverà offerte di lavoro a 3 euro l’ora. Chi è ‘occupabile’ dovrà sopravvivere con 350 euro al mese. Vogliono territori desertificati per estrarre risorse umane e ambientali, ci vogliono disperati, emigranti, divisi».

A Palermo la protesta sotto la sede dell’assessorato regionale al Lavoro. Se il raffronto lo si fa su base regionale, il record di stop spetta alla Sicilia: 8.900 nuclei raggiunti ad agosto (2.914 a Palermo), oltre 37.600 a luglio (11.573 a Palermo). «Fino a quando lo Stato non svilupperà un piano del lavoro per il Sud, le occasioni d’impiego mancheranno sempre» spiegano gli organizzatori. Non soffre solo il Sud. Continua ad aumentare il numero dei pasti forniti dalla Mensa dei poveri di via Belfiore a Torino: «In coda aumentano, accanto a stranieri ed emarginati, anche gli italiani, per lo più in età compresa tra i 30 e i 60 anni. Ogni sabato distribuiamo più di 100 pacchi con beni alimentari, la domenica superiamo i 700 pasti caldi su due turni».

Alla fine di dicembre saranno 229mila i nuclei che hanno ricevuto l’sms. Il governo ha abbassa l’Isee per accedere alle nuove misure: da 9.360 a 6mila euro. Per trovare lavoro, ex percettori e non, ci sarà dal primo settembre la piattaforma Siisl. I nuclei con un minore, un disabile, un over 60 o un componente inserito in programmi di cura e assistenza continueranno ad avere il Rdc e poi passeranno all’Assegno di inclusione. Come spiega l’assessore al welfare di Napoli Trapanese, «come si fa ad individuare le fragilità che consentono di prendere in carico le persone? Non abbiamo ancora le griglie di valutazione».

* Fonte/autore: Adriana Pollice, il manifesto

 

 

ph by Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”



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