Gaza. Israele uccide per errore tre ostaggi, gli USA accettano i tempi di Netanyahu

Gaza. Israele uccide per errore tre ostaggi, gli USA accettano i tempi di Netanyahu

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Il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jack Sullivan: nessuna frattura con Tel Aviv. I tre sequestrati sono stati scambiati per militanti di Hamas

 

Il 70esimo giorno di guerra a Gaza ha detto che si sbaglia ad inseguire troppe le indiscrezioni, specie quando riguardano i rapporti tra Israele e Stati uniti. Le ultime dichiarazioni di Joe Biden che avevano fatto parlare e scrivere di «fratture evidenti» tra le posizioni della Casa Bianca e di Israele sui tempi della guerra, il futuro di Gaza e il ruolo dell’Anp di Abu Mazen nel «dopo-Hamas» e sulla composizione troppo piegata sull’estrema destra del governo Netanyahu. Invece la visita a Gerusalemme e Ramallah del consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha smentito che queste divergenze siano davvero ampie. Gli Stati uniti, ha spiegato ieri Sullivan, concordano sul fatto che la lotta di Israele contro Hamas a Gaza richiederà mesi. E che Washington non dice allo Stato ebraico cosa dovrebbe fare. La Casa Bianca ha avuto «ottime discussioni» sulla tempistica e sulla transizione alle fasi successive del conflitto, ma «non siamo qui per dire a nessuno ‘devi fare X, devi fare Y’», ha precisato Sullivan. Che poi a proposito dell’Anp ha detto ciò che Israele voleva ascoltare: «Crediamo che l’Autorità nazionale palestinese abbia bisogno di essere rivitalizzata e aggiornata in termini di metodo di governo del popolo palestinese. Ciò richiederà molto lavoro da parte di tutti coloro che sono impegnati nell’Anp a cominciare dal presidente, Mahmoud Abbas (Abu Mazen)». Una Anp «riformata», nuova magari anche nel nome, impegnata più di ogni altra cosa nella «lotta ad Hamas e al terrorismo» è ciò che vuole il governo Netanyahu. «Il messaggio (di Sullivan) è stato coerente: gli Stati uniti continueranno a sostenere Israele e la sua lotta contro Hamas», ha commentato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. L’inviato Usa ieri ha incontrato anche Abu Mazen. Il presidente dell’Anp ha chiesto un immediato intervento americano per fermare Israele e per arrivare subito al cessate il fuoco generale. Le voci giunte da Ramallah riferiscono di un Sullivan che invece ha insistito sugli «obblighi di sicurezza» dell’Anp e sulla necessità di tenere sotto controllo la Cisgiordania.

L’offensiva israeliana a Gaza, che ha fatto quasi 19mila morti tra i palestinesi, quindi andrà avanti fino, ripete il governo Netanyahu, «alla distruzione di Hamas». Washington si accontenta che nelle prossime settimane l’avanzata di Israele assuma proporzioni più contenute. Nel frattempo, il nome di un altro operatore dell’informazione si aggiunge al lungo elenco di palestinesi uccisi a Gaza dai raid aerei. Dopo 5 ore di agonia ieri è spirato il cameraman di Al Jazeera Samer Abu Daqqa, ferito gravemente da un missile sganciato da un drone nei pressi della scuola Haifa di Khan Yunis. I soccorritori non sono riusciti a portarlo all’ospedale perché, denunciano, i reparti militari israeliani nella zona hanno bloccato per ore ogni movimento. Assieme ad Abu Daqqa è stato ferito a un braccio Wael Dahdouh, il capo della sede della tv qatariota a Gaza, che a fine ottobre aveva avuto la moglie, due figli e un nipote uccisi da una bomba. L’offensiva israeliana continua senza sosta a nord come a sud di Gaza, in particolare a Shujaiyeh e Khan Yunis. Tra giovedì notte e ieri, cacciabombardieri, elicotteri Apache e droni hanno distrutto a Rafah presunti siti militari, postazioni di osservazione, depositi di munizioni e sale di comando e controllo di Hamas. Il movimento islamista continua a combattere e tra le macerie di Gaza realizza agguati che non poche volte si rivelano micidiali. Ha ucciso altri soldati – sono 118 i militari israeliani – e ieri ha anche lanciato sei razzi verso Gerusalemme: non accadeva dalla fine di ottobre. Tre sono stati intercettati, gli altri sono caduti in aree aperte.

Israele ha ammesso di aver ucciso «per errore» tre ostaggi che erano nelle mani di Hamas o di altre organizzazioni palestinesi. I tre erano riusciti a liberarsi e a scappare ma poi, nell’area di Shujaiyeh, sono stati uccisi dal fuoco di militari israeliani che li avrebbero identificati come militanti di Hamas. Il «fuoco amico» si sta rivelando un problema enorme per le forze israeliane. Almeno il 20% dei soldati caduti in combattimento sono stati colpiti dal fuoco di altri militari israeliani. Non si placa la tensione neanche sul fronte settentrionale. L’artiglieria israeliana ha martellato il Libano del sud dopo lanci di razzi di Hezbollah. Gli Usa però non vogliono un’altra offensiva israeliana, ha ribadito Jack Sullivan.

Israele ha annunciato la riapertura del valico di Kerem Shalom per la prima volta dal 7 ottobre per permettere l’ingresso di maggiori aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Una concessione fatta agli Usa e non a due milioni di palestinesi alle prese con la fame, la mancanza di rifugi e incessanti bombardamenti aerei.

* Fonte/autore: Michele Giorgio, il manifesto

 

 

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