Rischi di crisi in Germania sui migranti. Merkel-Seehofer, ultimo atto

Rischi di crisi in Germania sui migranti. Merkel-Seehofer, ultimo atto

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Berlino. La giornata più lunga, per Angela Merkel, finisce con una notizia scioccante. Alle 11 di sera Horst Seehofer offre alla Csu le sue dimissioni da ministro dell’Interno e da capo del partito, dopo una drammatica riunione durata otto ore. Poco dopo i vertici ristretti si riuniscono per convincerlo a non mollare, in testa il falco Alexander Dobrindt. Secondo indiscrezioni, Seehofer non si sarebbe sentito abbastanza appoggiato dal partito e, a notte fonda, ancora non si capisce se questa crisi sfocerà nella fine del governo Merkel. Ma quando il vicecancelliere Olaf Scholz, già in serata, parla di una crisi «incomprensibile » , esprime probabilmente lo stato d’animo di un Paese intero.

La mattina comincia con un intervento di Volker Bouffier, diventato in questi giorni drammatici un pontiere instancabile tra Horst Seehofer e Angela Merkel. All’inizio di una giornata ricca di colpi di scena, il navigato politico cristianodemocratico scuote la testa all’idea che il destino del governo possa dipendere da una parola, wirkungsgleich, « equivalente » . E aggiunge: « L’Europa è andata avanti come non mai, anche grazie alla Csu». La guerra tra la cancelliera e il suo ministro dell’Interno ruota intorno all’idea che i risultati del vertice Ue possano essere o meno « equivalenti » alla chiusura delle frontiere minacciata da Seehofer.
Alle due del pomeriggio, la risposta di Merkel è “sì”, le decisioni che lei è riuscita a strappare ai partner europei sono efficaci almeno quanto la blindatura dei confini. La cancelliera ammette anche, nella tradizionale “ intervista estiva” alla Zdf, di non essere riuscita a fare un accordo con l’Italia, il Paese da cui proviene la maggior parte dei profughi: «Per ora non era possibile, il primo ministro italiano ha spiegato che l’Italia si è sentita piantata in asso da molti, per anni » . E la cancelliera insiste: « Non vogliamo tagliare i ponti » con la Csu.
Ma poco dopo, dalla riunione a porte chiuse della Csu a Monaco, arriva la prima doccia fredda. Seehofer dichiara che i risultati di Merkel non sono affatto wirkungsgleich, e che non lo convince neanche l’idea di portare i profughi che provengano dai Paesi con cui la cancelliera ha stretto un patto sui respingimenti, nei “ centri di ancoraggio”. Anche perché mancano gli accordi con due Paesi cruciali: Italia e Austria. Il ministro dell’Interno insiste: occorre respingerli direttamente al confine. Il suo verdetto è che il Consiglio Ue sia stato «insoddisfacente », persino che le conclusioni produrranno « più migranti » . E nel faccia a faccia della sera prima alla Cancelleria, Seehofer sostiene di essersi scontrato con una Merkel « che non era disposta a muoversi di un millimetro».
Quando la notizia delle durissime reazioni di Seehofer raggiungono la Cdu, lo shock è enorme. E quasi tutti si stringono intorno alla cancelliera, nella riunione che si svolge a Berlino nelle stesse ore. Secondo indiscrezioni, l’eterno rivale Jens Spahn le chiede comunque di fare un passo verso i bavaresi. Ma l’idea di non cedere sui respingimenti ai confini finché non si siano trovati accordi specifici con i partner europei, è unanime. E durante quella riunione, Merkel tira una linea rossa: se passa la linea della chiusura dei confini di Seehofer «non posso più farmi vedere in Europa». Unico spiraglio: la discussione della Csu va per le lunghe, la conferenza stampa di Seehofer slitta dalle sei alle undici di sera e poi viene ancora rimandata. E i rumors riferiscono di scontri tra Seehofer con il capogruppo del Partito popolare europeo ( Ppe) Manfred Weber e il ministro per la Cooperazione Gerd Mueller e altri esponenti Csu più dialoganti. E convinti della necessità di dover salvare un’alleanza vecchia di decenni, ma anche il governo e la stabilità del Paese.
In serata arriva anche la disponibilità della capogruppo dei Verdi, Goering- Eckardt, a « dialogare » , se Merkel fosse in bilico. Anche se sarà difficile conciliare i Verdi con una Cdu estremamente convinta del nuovo corso, iper restrittivo, sui profughi.

Fonte: Tonia Mastrobuoni, LA REPUBBLICA



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