Montezemolo: “Va sempre peggio cresce la tentazione di fare politica”

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NAPOLI – Le istituzioni sono al disfacimento, l’unico argine è il Quirinale, dunque cresce la tentazione di impegnarsi. Luca Cordero di Montezemolo cala la sua requisitoria contro lo spettacolo della politica degli ultimi giorni e non solo, e torna a far intravvedere la possibilità  di una sua discesa diretta in campo. Lo fa a Napoli, parlando al congresso del sindacato di polizia Siap, dove pure molto si discute dei tagli patiti negli ultimi tempi dalle forze dell’ordine. C’è aria di malcontento, e l’ex presidente di Confindustria affonda il coltello nella piaga: «Stiamo assistendo a un indecoroso e inaccettabile disfacimento del senso delle istituzioni e della responsabilità  pubblica. L’unico argine che tiene è la presidenza della Repubblica, a cui mai come ora dobbiamo essere tutti grati». Un giudizio che certo discende dalle immagini recenti di Montecitorio. Ma non mancano gli affondo all’azione del governo. Ad esempio a Giulio Tremonti: «Capita che un membro dell’esecutivo, che ha ricoperto ruoli politici e di governo di primo piano negli ultimi 17 anni, dichiari in tv che il vero problema dell’Italia è la differenza fra nord e sud, e ciò dopo aver operato il più massiccio spostamento di risorse da sud a nord che la storia ricordi». Nel quaderno di doglianze anche i tagli a università  e ricerca e il paradosso di un Berlusconi che «doveva fare la rivoluzione liberale e oggi guida un governo che più neostatalista e protezionista non si può, e le tasse su imprese e cittadini sono ai massimi storici». E ancora: «Non è liberale un governo che risuscita l’Iri e torna a fare l’azionista nelle aziende di mercato, a cominciare da Parmalat». C’è poi la politica estera: «Non è accettabile essere esclusi dalle decisioni sul conflitto in Libia quando siamo noi a pagare il prezzo più alto». Infine il fallimento di una politica invasiva oltre ogni limite, dove «l’unica discarica che funziona sono le migliaia di consigli di amministrazioni di società  pubbliche per fare posto a politici trombati». Un disastro insomma. Che non può andare avanti. E che forse costringe a impegnarsi in prima persona. Montezemolo lamenta che le proposte avanzate con la sua «Italiafutura» siano state tenute in disparte, perché «ci dicono sempre che se vogliamo parlare di politica dobbiamo entrare in politica. Se la situazione continua a peggiorare, se questo è lo spettacolo che offre la nostra classe politica, allora cresce veramente la tentazione di prenderli in parola». D’altronde «i cittadini hanno il diritto-dovere di occuparsi della cosa pubblica, che è cosa nostra» e «l’Italia ha raggiunto il punto di ebollizione. Quando le aule parlamentari diventano palcoscenico di una guerriglia politica che paralizza la nostra democrazia, tanto da far ipotizzare un possibile scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica, vuol dire che siamo al punto di non ritorno». Sicchè «c’è bisogno di una leadership che dica la verità , che abbia il coraggio di decidere, di rianimare l’Italia». Questo dice Montezemolo, davanti ad altri due ospiti del congresso: Pierferdinando Casini, che ha appena ripetuto che se continua così è meglio andare al voto, e Dario Franceschini, che si intrattiene poi riservatamente con lui al terrmine dell’assemblea. La svolta peraltro potrebbe non essere lontana. «Un brutto periodo si sta chiudendo – afferma Montezemolo -. È ormai urgente il ricambio di forze fresche, dobbiamo essere tutti pronti a dare un contributo per riedificare le infrastrutture istituzionali». Il modello? Ferrari, ovviamente. «Perché l’Italia è una macchina straordinaria fatta per correre, per competere e per vincere. Non possiamo più permetterci di tenerla ferma ai box per paura di una sconfitta, dobbiamo rimetterla in moto».


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