Risse elettorali, problemi reali

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 Fa parte del gioco. L’impressione netta, tuttavia, è che mai come questa volta i temi della buona amministrazione delle città , dei paesi e delle contrade, dai trasporti pubblici alla gestione del verde, dalla manutenzione delle strade alla burocrazia degli sportelli, dai semafori all’urbanistica fino alla dotazione di una rete Internet da Paese moderno, siano rimasti sullo sfondo. Molto sullo sfondo. In primo piano c’è ancora e sempre lo scontro frontale tra destra e sinistra, berlusconiani e antiberlusconiani, apocalittici contrapposti che in caso di vittoria degli avversari annunciano anni di siccità , invasioni di cavallette e carestie di latte per i bambini. Come se tutto il resto, davanti a questo conflitto epocale, fosse secondario. Quasi marginale. Dice il Cavaliere che è colpa delle sinistre, che fanno di ogni occasione una guerra personale a lui, tanto da costringerlo ad appellarsi agli elettori: «Vincere le Comunali, soprattutto a Milano, servirà  a rafforzare il governo nazionale» . Dicono le opposizioni che è colpa di Berlusconi il quale, qualunque sia il tema sul tappeto, da Capo Passero a Vipiteno, trasforma tutto in un continuo referendum su di lui. Certo è che anche un tema drammaticamente concreto, come quello delle montagne di rifiuti nelle strade di Napoli, diventa l’ennesimo spunto per tornare sempre lì: qual è il mandato dei militari che battono i quartieri partenopei? Rimuovere il pattume o disinnescare la tensione in chiave elettorale? Evitare lo scoppio di epidemie o rinfrescare l’immagine di chi il problema «lo aveva già  risolto» ? E non saranno stati quei rifiuti lasciati lì apposta per qualche oscuro complotto? Il guaio è che questo tipo di scontro, oltre ad alimentare una litigiosità  patologica e asfissiante non solo fra destra e sinistra ma dentro la stessa destra (vedi i mille conflitti tra Lega e Pdl in Lombardia) e la stessa sinistra (vedi il proliferare di liste di duri e puri a Torino e Napoli e non solo), sta producendo due danni collaterali gravissimi. Il primo è che i problemi reali e tangibili delle città , anche quando potrebbero essere affrontati e risolti con soluzioni condivise da tutti, diventano ulteriori motivi di risse ideologiche. Il secondo e conseguente è che, selezionati sempre più sulla base della loro fedeltà , della loro ortodossia, della loro combattività , gli amministratori locali sono spinti a dare il meglio di sé sul piano dei dibattiti televisivi e della campagna elettorale piuttosto che su quello della buona, oscura, quotidiana amministrazione. Col risultato che, bisognosi come siamo di una classe dirigente preparata, saggia, concreta e sobria, rischiamo di allevare solo ruspanti galli da combattimento.


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