Tremonti punta sul Fondo europeo

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ROMA— Giulio Tremonti lo andava ripetendo da giorni, a tutti i suoi interlocutori: «Non esiste un caso Italia. Noi abbiamo il peso del debito, ma il problema è molto più grande e riguarda tutti. Di qua e di là  dall’Atlantico» .
Gli ultimi sviluppi della situazione sembrano dar ragione al ministro, l’orizzonte della crisi si allarga ai timori di recessione negli Stati Uniti e alla governabilità  politica dell’euro, più che alla tenuta di Italia e Spagna. Così al Tesoro la tensione un po’ si allenta, ma alla vigilia di un altro lunedì da brividi, l’attenzione resta altissima. La disponibilità  della Bce e dell’intero sistema delle banche centrali dell’euro ad intervenire eventualmente a sostegno dei Btp e dei Bonos spagnoli è una notizia tranquillizzante. Ma lo è ancor di più, si dice nei corridoi del ministero dell’Economia, l’impegno di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, che ieri avrebbero avuto anche contatti diretti con Silvio Berlusconi, ad accelerare la messa in opera del Fondo europeo salva Stati. È solo uno strumento politico, è il ragionamento del ministro, che può assicurare la stabilità  della moneta unica europea.
Gli acquisti della Bce sono fondamentali, ma in un contesto di governo europeo dell’economia continentale, non a prescindere. Gli interventi sui mercati dei titoli di Stato servono e si debbono fare, come del resto sottolineano Parigi e Berlino nel loro comunicato congiunto, solo in circostanze eccezionali e soprattutto quando emergono rischi «per la stabilità  dell’eurozona nel suo insieme» .
Per questo al ministero dell’Economia contestano chi vede nella lettera inviata a Silvio Berlusconi giovedì sera da Francoforte, un forma di «commissariamento» del governo. Non è solo un problema di Roma o Madrid, si dice, aggiungendo tuttavia che nell’occhio del ciclone noi ci saremmo comunque. Con il debito ai nostri livelli e la necessità  di andare continuamente sul mercato per rifinanziarlo, l’Italia è il pilastro più debole della costruzione europea. E deve faticare molto più degli altri per tenersi a galla.
Ciò premesso, al Tesoro restano convinti che quanto messo in campo, anche su richiesta della Banca europea, sia al momento sufficiente. Parigi e Berlino lo hanno esplicitamente riconosciuto (sottolineando con un «especially» le misure prese dal governo italiano rispetto a quelle decise a Madrid), e la Bce, dando via libera all’acquisto dei Btp, lo ha fatto implicitamente. Nulla è escluso, ma all’ordine del giorno, per adesso, non c’è un ulteriore rafforzamento della manovra, dopo la decisione di anticipare di un anno il pareggio di bilancio. Ci si preoccupa piuttosto di assicurare che il piano porti i risultati attesi.
Lo strumento principale sarà  la riforma dell’assistenza, ma per arrivare a mettere insieme 20 miliardi di euro da qui alla fine del 2013, agire sulle invalidità  o sui criteri per l’accesso alle prestazioni dell’Inps potrebbe non essere sufficiente. E si torna a parlare con sempre maggior insistenza di interventi sulle pensioni, in particolare quelle di anzianità  e delle donne nel settore privato, con l’obiettivo di alzare una volta per tutte l’età  media di pensionamento effettivo, che con poco più di 58 anni ci vede in fondo alla classifica europea. Oltreché, naturalmente, di fare cassa.


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