Editoria, niente riforma. Solo tagli

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Una rivoluzione per l’editoria entro i prossimi 45 giorni». L’assicura il sottosegretario con delega all’Editoria, Paolo Bonaiuti che archiviando ogni ipotesi di riforma, lancia il suo annuncio intervenendo all’assemblea generale della stampa cooperativa, no profit, di idee e politica promossa da Mediacoop, Fnsi, il Comitato per la libertà  d’informazione, la Federazione Italiana dei settimanali cattolici tenutasi ieri in una affollatissima sala del Mappamondo alla Camera dei Deputati. Non rassicura Bonaiuti. Conferma per l’anno in corso il 90 per cento degli stanziamenti, ma non è in grado di garantire la copertura per il futuro. «Ci troviamo in una crisi che impone risparmi. Parlare di riforma dell’editoria non ha senso scandisce -. Occorre invece una piccola rivoluzione in tempi brevi». Quelli che preannuncia sono ulteriori tagli alla platea degli aventi diritto. Raccoglie la sollecitazione per criteri più severi per i contributi, legati alle vendite e alla occupazione regolare. Dalla prossima settimana annuncia la riapertura del tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati. Annuncia cambiamenti epocali, ma non è in grado di assicurare le risorse indispensabili da subito al settore. Quegli 80 milioni di euro senza i quali ben poche testate arriveranno al prossimo gennaio. Lo spiega Lelio Grassucci di Mediacoop aprendo i lavori. È preoccupata l’assemblea. Si susseguono gli interventi dei parlamentari, dei sindacalisti e dei direttori dei giornali, da Norma Rangeri del Manifesto a De Angelis del Corriere Mercantile, al presidente della federazione dei settimali diocesani Francesco Zanotti, sino al direttore de L’Unità  Claudio Sardo e a quello di Liberazione, Dino Greco. Interviene Fammoni della Cgil e in collegamento dall’estero il segretario della Fnsi, Franco Siddi. Il messaggio è chiaro: bonifica immediata del settore e risorse certe, altrimenti si fa drammaticamente concreto il rischio di chiusura per oltre 100 testate. Negli interventi si ribadisce che non tutto può essere ridotto alla logica mercantile, tanto più che nel nostro paese la dinamica è inquinata dal conflitto di interessi e da un drenaggio della risorse pubblicitaria dal sistema televisivo a danno dell’editoria. Si avanzano proposte. «Occorre pulire l’aria» afferma il deputato Beppe Giulietti dell’Associazione art. 21. Ma il problema non è quello delle risorse o dei sacrifici da ripartire. «Quegli 80 milioni sono una goccia nel mare. Si trovano» assicura il presidente della Commissione trasporti del Senato, Luigi Grillo (Pdl). «Le risorse ci sono» assicura Luigi Lusi (Pd) che insiste: «Ma occorrono comportamenti coerenti da parte di tutti». Il problema è quello della volontà  politica. Occorre spiegare bene le ragioni di questa scelta a tutela del pluralismo e del diritto di tutti ad una informazione libera anche per chi non ha mezzi economici. È un percorso in salita se l’opinione pubblica non comprende che in questo caso si va ben oltre al «bavaglio» all’informazione, si va allo strangolamento di 100 testate. È necessario per battere quel clima «anticasta» e chi lo usa strumentalmente.
L’affondo lo lancia il presidente della Fieg, Carlo Malinconico che dando voce agli umori prevalenti tra gli editori afferma che oltre al rigore è necessaria «una revisione profonda delle politiche di sostegno pubblico» e «che le risorse disponibili siano destinate ad interventi strutturali per il settore». Al tavolo aperto della presidenza del Consiglio la Fieg chiederà  che «la contribuzione pubblica sia finalizzata allo sviluppo delle imprese editoriali e dell’intero settore e non costituisca una forma di sostentamento di imprese inefficienti o di alterazione della concorrenza». Le risorse vanno all’innovazione tecnologica, alla produttività  delle imprese, per l’occupazione e alla multimedialità ». Tutto va ridotto alla logica del mercato. Chi è fuori si arrangi.


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