Dagli studenti coro di no alla Gelmini “Nessuna tregua, ha fatto solo danni”

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ROMA – Mariastella Gelmini apre, gli studenti chiudono. «Nessun dialogo, siamo fuori tempo massimo». Nell’intervista concessa a “Repubblica”, il ministro dell’Istruzione aveva detto: «Nel tempo si è perso qualsiasi rapporto» con gli studenti della protesta, «ma sono pronta ad ascoltare i ragazzi». La replica è arrivata subito, ieri di prima mattina, con comunicati lanciati a raffica dalle componenti studentesche. Scrive la Link: «La faccia tosta della ministra ha dell’incredibile. I 100 milioni per le borse di studio universitarie arrivano quando solo nel 2009 eravamo a quota 246 milioni, e già  eravamo ultimi nella media Ocse. Non è vero, poi, che si fermano i tagli: la legge 133 del 2008 prevede altri due scaglioni che toglieranno alle università  417 milioni per il 2012 e 455 per il 2013. La Gelmini sottoponga a un referendum negli atenei la sua riforma e fermi davvero i tagli». Quelli dell’Udu aggiungono: «Non abbiamo la memoria corta e sappiamo riconoscere l’ipocrisia: la politica di questo ministro per la scuola è stata fatale. Se crede nel merito, valorizzi tutti quegli studenti che hanno ottenuto una borsa di studio, la parte più meritevole della nostra università ». I collettivi, accusati dalla Gelmini di fomentare disordini a ogni suo arrivo in un ateneo, sostengono (la sigla è “Ateneinrivolta”): «Nessuna tregua, è stata l’esecutrice dei tagli di Tremonti approvando una riforma dell’università  che cancella il diritto allo studio». Critici persino gli studenti dell’Udc (“Studicentro”). I ricercatori della Rete 29 aprile, infine, sottolineano: «Troppe bugie, vent’anni di berlusconismo e propaganda stanno uccidendo lo sviluppo di questo paese».
Tutta l’opposizione si schiera. «Lacrime di coccodrillo, la Gelmini sarà  ricordata come l’Attila della scuola pubblica», sostiene Francesca Puglisi, responsabile scuola per il Pd, «il ministro dice basta tagli, ma nei documenti del governo le risorse per la scuola scenderanno fino al 2025». Giulia Rodano, Idv, torna a chiedere dimissioni: «La scuola italiana non può restare appesa alle sorti della trattativa fallimentare Gelmini-Tremonti». Per Sel «l’intervista della Gelmini è l’ammissione più plateale del proprio fallimento». Nessuna voce a sostegno del ministro si è levata dalla maggioranza.


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