Le miniere mangiano Palawan

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È una battaglia ormai annosa, quella delle popolazioni indigene dell’isola di Palawan, provincia delle Filippine, contro la penetrazione di compagnie minerarie. Recente è l’escalation: nel dicembre scorso, un anno fa, il governo di Manila ha dato il nulla osta a due progetti di estrazione di nickel, nonostante sul territorio dell’isola viga una moratoria venticinquennale sulle attività  minerarie… L’annuncio ha suscitato proteste, anche perché le miniere progettate dalle compagnie MacroAsia e Ipilan Nickel Mining Corporation andranno a «mangiare» nel territorio della tribu Palawan, una popolazione di circa 40mila persone insediata nella parte meridionale dell’isola. Poi nel gennaio scorso un giornalista e attivista sociale di Palawan è stato ucciso in un agguato: Gerry Ortega era una figura chiave del movimento contro le miniere di nickel nell’isola, quelle già  aperte e quelle progettate, e aveva anche raccolto denunce sulla corruzione di pubblici aministratori legata all’industria mineraria. La sua famiglia aveva ricevuto minacce molto esplicite, prima dell’omicidio. L’uccisione di Ortega ha acceso i riflettori sulla battaglia di Palawan, che ha trovato una sponda in reti internazionali ambientaliste e per i diritti delle popolazioni indigene: così nel marzo scorso è partita una campagna internazionale, «Save Palawan», con una petizione online per fermare le attività  minerarie dell’isola. I promotori della petizione si sono dati l’obiettivo di 10 milioni di firme – oggi hanno di poco superato i 3 milioni e mezzo (http://no2mininginpalawan.com). La «notorietà » internazionale ha riaperto polemiche anche nelle Filippine stesse, e in giugno una folta rappresentanza guidata dagli anziani della tribu Palawan, che popola la parte meridionale dell’isola, è andata a Manila e la loro protesta ha avuto risonanza, i dimostranti hanno incontrato deputati e la Commissione nazionale per i popoli indigeni.


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