Il paradosso dell’ananas ogm
Per la verità è già dal 2005 che questa impresa stava «sperimentando» a Puntarenas, nel sud del paese centroamericano, l’adattabilità agronomica della varietà ogm Pià±a Rose, che si è dimostrata la più plastica delle altre otto varietà transgeniche programmate. Ora il via libera a coltivare su più larga scala, ratificato anche dal ministero dell’agricoltura nazionale, sta sollevando polemiche, sia perché va contro i precedenti studi di impatto ambientale, sia anche perché viola il principio di precauzionalità previsto dalle stessi leggi di Costarica. Non si tratta solo di cavilli legali. Alcuni deputati dei partiti d’opposizione Partido Accion Ciudadana e Frente Amplio si erano opposti pubblicamente a queste semine. I parlamentari si erano appoggiati a un’ampia ed eterogenea coalizione di produttori, consumatori organizzati e ambientalisti, che attraverso il conosciuto «Bloque Verde» stanno facendo campagne informative pubbliche sui rischi sociali e ambientali della semina di queste nuove specie. Argomentano che la coltivazione delle specie ogm manda in rovina la fragile economia rurale dei piccoli agricoltori, a tutto vantaggio di un paio di imprese multinazionali proprietarie del brevetto ogm, che così potranno monopolizzare il mercato dell’esportazione dell’ananas. Fanno notare anche che le bioregioni tropicali del Costarica sono centri di diversificazione genetica e culle di biodiversità per decine di specie di ananas silvestri e specie di piante epifite affini.
Almeno otto municipi rurali costaricensi (Paraiso, Santa Cruz, Nicoya, Abangares, San Isidro, Barva, Talamanca e Moravia) hanno già vietato colture ogm nei loro territorio, promovendo finanziamenti per la semina di varietà autoctone e pubblicizzando la commercializzazione degli ananas silvestri – magari più piccoli, ma più zuccherini e con polpa colorata. In queste zone molti produttori vivono dell’ecoturismo e dell’agricultura biologica e agroecologica. Secondo i rappresentanti della coalizione verde, che hanno illustrato la propria posizione durante una conferenza stampa nel parlamento, «è inaccettabile permettere la liberazione di questo ananas transgenico, perché esistono ancora molti dubbi sul rischio e manca molta informazione tecnica. Gli studi sugli impatti ambientali di queste coltivazioni sulll’ambiente e le economie local sono chiari: autorizzare la diffusione di queste specie significa avviare il Costarica al suicidio ecologico».
In effetti, gli esempi in Costarica non mancano. Nel 2009 è stata autorizzata la semina di 800 ettari di soia e cotone ogm, con solamente tre ispettori incaricati di vigilare che queste colture transgeniche non debordassero in zone diverse da quelle permesse. Due anni dopo già si superarono i 1700 ettari di semina, senza contare la contaminazione di deriva in altri terreni dovuta al vento o alla pollinizzazione incrociata. Recenti studi fatti in Messico sul cotone Ogm, confermano che oltre a provocare una contaminazione genetica al suo parente selvatico locale Gossypium hirsutum (con effetti imprevedibili), i geni e i transgeni del cotone possono muoversi da un popolazione all’altra anche a mille di chilometri di distanza.
Resta dunque il paradosso: Costarica, un paese che si pubblicizza come paradiso ecologico e ha il 25% della superficie territoriale, è il paese centroamericano con più decessi e avvelenamenti per dovuti all’abuso di agrochimici.
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