Scontri in Nigeria: è stato d’emergenza, chiuse le frontiere

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Il presidente nigeriano, Jonathan Goodluck, messo alle strette dalle critiche e pressato dalla crescente minaccia terroristica, punta alla militarizzazione di gran parte dello Stato. Dopo una nuova ondata di violenze settarie, che sabato ha fatto almeno 52 vittime nello Stato sud-orientale di Ebonyi, Goodluck ha dichiarato ieri lo stato di emergenza in 15 province di quattro Stati della confederazione nigeriana e deciso la chiusura delle frontiere con il Camerun, il Ciad e il Niger. Il presidente ha spiegato in un messaggio trasmesso da radio e tv in tutta la nazione che le aree in cui sono già  stati inviati carri armati e soldati «sono note per attività  terroristiche» e i confini chiusi «sono punti di passaggio attraverso i quali i gruppi di terroristi si muovono per sferrare i loro attacchi e poi cercare rifugio all’estero». La Nigeria negli ultimi mesi ha visto aumentare gli attentati da parte del gruppo fondamentalista islamico “Boko Haram”, che lo scorso 22 e 23 dicembre ha di nuovo colpito a Maiduguri, e denunciato più volte gli spostamenti dei terroristi, legati ad Al Qaeda, nella zona a Nord del Paese dove il controllo del territorio è più problematico. La comunità  cristiana, alla quale appartiene anche Goodluck, chiede da tempo maggiore sicurezza e il presidente ha approfittato delle violenze di San Silvestro, che non avrebbero però carattere religioso ma rientrerebbero in dispute etniche tra gruppi di contadini e di allevatori, per una svolta autoritaria. In molti temono che lo Stato di emergenza dia mano libera a Goodluck per reprimere anche il dissenso sull’annosa questione della distribuzione dei proventi del petrolio, poiché, non a caso, sempre ieri il governo ha annunciato la fine della sovvenzione governativa per contenere i prezzi dei combustibili, l’unico beneficio derivato dalla ricchezza petrolifera del paese. I sindacati hanno già  annunciato proteste contro la riforma del settore petrolifero, che si prevedono più veementi nella zona del Delta del Niger, interessata dallo Stato di emergenza pur se non caratterizzata da lotte religiose. La militarizzazione di alcune zone del Paese secondo alcuni non farà  che aumentare gli scontri e negli ultimi giorni, nonostante i soldati fossero già  presenti nello stato di Borno dove è attiva Boko Haram, , si sono verificate ritorsioni contro gli islamici da parte di gruppi cristiani.


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