Province, caccia alle deroghe Pd e Pdl si alleano per salvarne tre

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ROMA — Spoleto e Terni sono divise dal Valico della Somma, 648 metri, e da una rivalità  aspra come solo fra vicini di casa. Adesso si contendono pure il titolo onorifico di capitale della resistenza contro la spending review, i tagli alla spesa pubblica voluti dal governo Monti. Proprio per Spoleto era stata pensata la «regola del tre», almeno tre tribunali in ogni Corte d’Appello, che dovrebbe tirar fuori quel Palazzo di giustizia dall’elenco dei 37 mini tribunali da chiudere. Mentre per Terni è stata pensata la «regola del due», almeno due Province in ogni Regione, che potrebbe salvare la città  di san Valentino dalla sforbiciata alla nuova cartina del Paese. La prova che l’Umbria è davvero al centro d’Italia. E due storie che si intrecciano fra loro come in un capitolo del manuale Cencelli.
Per la sopravvivenza delle Province il decreto sulla spending review fissa due requisiti: 350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superficie. Le 64 amministrazioni che restano sotto anche per una sola voce andrebbero accorpate. Tutto chiaro? No, perché sotto forma di emendamento dei relatori spunta quella «regola del due» che salverebbe la seconda Provincia delle piccole Regioni a statuto ordinario: Terni e Matera, 200 mila abitanti, Isernia, solo 87 mila. Un’eccezione non facile da spiegare nelle Province che sfiorano il milione di abitanti ma sarebbero accorpate perché non coprono abbastanza chilometri, come Varese o Padova. In fondo la «regola del due» un senso ce l’ha. Che logica ci sarebbe nel lasciare in piedi una sola Provincia che coinciderebbe con lo stesso territorio della Regione? L’Unione delle Province lo diceva da tempo, ma predicava nel deserto perché l’argomento non va certo di moda. Poi ha trovato una sponda nel Pd. E qui dobbiamo valicare la Somma, arrivare a Spoleto ed entrare nella testa di chi fa politica sul territorio.
Il salvataggio del tribunale della cittadina ha un autore preciso: il senatore Domenico Benedetti Valentini, avvocato naturalmente di Spoleto che per giorni ha marcato a uomo il ministro della Giustizia Paola Severino. Il senatore è del Pdl, e la sua vittoria potrebbe far guadagnare punti al partito in una regione sì rossa, ma negli ultimi anni di un rosso un po’ scolorito. Il Pd aveva bisogno di rispondere e per questo ha appoggiato con entusiasmo l’emendamento che terrebbe in piedi la Provincia di Terni. Il salvataggio di Matera è un effetto collaterale, gradito perché sempre di una regione rossa si parla. Mentre Isernia è il requisito per trovare l’appoggio dei colleghi della strana maggioranza: il Molise è un feudo del Pdl, al punto che il presidentissimo Michele Iorio ha candidato la sorella a sindaco di Isernia. È così che il cerchio si è chiuso con l’emendamento allo studio dei due relatori, Paolo Giaretta del Pd e Gilberto Pichetto Fratin del Pdl. La Lega non l’ha presa bene. Ma la risposta più decisa è arrivata da Pasquale Viespoli, senatore di Benevento, una delle Province destinate a scomparire. Ha presentato un emendamento in linea con il nome del suo gruppo, Coesione nazionale: «Qui si è aperto il mercato dei territori con un ricorso alla creatività  emendativa per salvare qualche notabilato locale. Meglio abolirle tutte le Province». Roba da fa tremare i polsi non solo alla strana maggioranza ma anche alla minoranza. Eppure: «Guardate — dice un senatore Pdl — che adesso possiamo decidere quale Provincia salvare. Ma, se la crisi precipita, dopo l’estate ci ritroviamo qui per cancellarle tutte sul serio».


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