“Se lo spread non si raffredda Italia pronta a usare lo Scudo

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HELSINKI â€” Per la prima volta Mario Monti apre all’ipotesi che l’Italia debba essere aiutata dall’Europa nella guerra contro gli spread. Il premier lo fa dalla residenza estiva del primo ministro finlandese Jyrki Katainen. «Ora l’Italia non sembra aver bisogno di aiuti, ma forse saranno necessari in relazione alla lentezza con la quale i mercati comprendono gli sforzi compiuti e i risultati raggiunti». Dunque se la tempesta sui Btp riprenderà  a soffiare con forza, Roma potrebbe essere costretta a chiedere l’aiuto europeo. Un sostegno per far abbassare gli spread, non un salvataggio lacrime e sangue in stile Atene.
Ad Helsinki la tana del leone non sembra così spaventosa. Il campione del rigore Katainen riceve Monti nella tranquillità  del suo cottage estivo a pochi chilometri dal centro della capitale. Prima una bilaterale, poi un pranzo allargato alle delegazioni (con il premier c’è il ministro Enzo Moavero). Segue la conferenza stampa nella quale i due leader danno l’impressione di avere superato i malintesi che in passato li hanno portati ai ferri corti. Memorabile quello al summit di giugno sullo scudo antispread.
La visita in Finlandia arriva alla vigilia dell’attesissima riunione della Bce che dovrebbe lanciare il programma per raffreddare i mercati e dare tempo ai governi di mettere in
piedi le difese per la sopravvivenza dell’euro. Ma se tra Monti e Katainen sembra essere nato un feeling positivo, tutto intorno non si respira grande ottimismo. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, riprende a cannoneggiare Draghi dicendo che «non deve superare il proprio mandato». «Siamo la maggiore Banca centrale dell’Eurosistema — attacca — abbiamo una voce più importante degli altri». Intanto il governo tedesco boccia l’ipotesi di dare all’Esm, lo scudo anti-spread che nascerà  a settembre, quella licenza bancaria che gli permetterebbe di avere più risorse contro la speculazione. Prova a tamponare Obama, che in una telefonata a Hollande apprezza «le dichiarazioni di Bce e leader sulla necessità  di preservare l’euro».
Sarà  per l’intransigenza di mezza Germania (la Merkel invece ha dato il suo ok alla campagna della Bce) o per informazioni riservate, che i governanti non sembrano più riporre nella Bce tutte quelle speranze. Dubbi che lo stesso Monti tocca con mano. Tanto nel pranzo di martedì con Hollande quanto in quello di ieri con Katainen. Entrambi hanno confessano il timore che viste le polemiche Francoforte non potrà  prendere misure «all’altezza delle aspettative». Se non l’immobilismo, si teme che le mosse dell’Eurotower possano rivelarsi insufficienti o limitate nel tempo. Forse per questo ieri Monti in un’intervista all’Helsingin Sanomat ha detto: «Abbiamo in mente una sorta di intervento da parte dell’Efsf, dell’Esm e della Bce in varie combinazioni». Parlare anche di un’azione dei due fondi salva-stati (provissorio e permanente) foraggiati dai soldi dei governi sembra tradire incertezza. E poi, se l’Esm nascerà  forte «l’Italia sarà  aiutata de facto». La vecchia teoria del premier: più robusto e ricco sarà  lo scudo, meno probabilità  ci saranno di doverlo usare. Così torna la richiesta di licenza bancaria. Poco importa che lo Spiegel scriva che Monti abbia imboccato «la rotta dello scontro» con la Merkel, perché il premier è convinto di poter strappare la svolta entro qualche mese. E lo dice parlando di fianco a Katainen: «Credo che a tempo debito la licenza bancaria ci sarà ». E ancora, «le posizioni possono evolvere». Arriva anche la stilettata a Weidmann. A chi chiede cosa si aspetti dall’Eurotower, il premier risponde ricordando che i leader non si intromettono nelle decisioni dei banchieri: «Mi auguro che tutti i membri del board della Bce mostrino lo stesso rispetto per l’indipendenza dell’istituzione». Comunque la lotta agli spread «rientra chiaramente nel mandato della Bce».
Nelle conversazioni con Katainen Monti spiega le sue riforme e la sua idea di Europa. Nella conferenza stampa organizzata nel giardino con vista fiordo, il finlandese elogia l’Italia.
Concede che contro la crisi servono non solo le riforme, i dolorosi “compiti a casa”, ma anche una «soluzione europea». Che poi le idee ancora non coincidano perfettamente è secondario. Con il dialogo tutto si supera.
Lasciato il cottage di Kerasanta Monti visita il presidente del Parlamento e cena con quello della Repubblica. In serata una passeggiata con il suo staff per il centro di una tranquilla e luminosa Helsinki. Oggi parlerà  agli industriali finlandesi — potenziali investitori e opinion leader — per spiegare la strada imboccata dall’Italia. Nel pomeriggio volerà  a Madrid da Rajoy per un’altra visita — con la Spagna che vacilla — molto complicata.


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