L’Ilva: adesso ridateci gli impianti

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TARANTO — L’Ilva chiede alla Procura di Taranto di riavere la disponibilità  degli impianti per riprendere a produrre e dei prodotti sequestrati per poterli vendere. «Affinché venga data immediata esecuzione al decreto legge», scrivono i suoi avvocati. Ma la risposta non sarà  né immediata né scontata e ancora una volta porterà  con sé un mare di polemiche. Non sarà  immediata perché il procuratore Franco Sebastio avrebbe deciso di girare le due richieste al giudice delle indagini preliminari Patrizia Todisco (lo farà  nelle prossime ore). E soprattutto non sarà  scontata perché in questo primo passaggio la risposta sarebbe comunque un «no», contrariamente a quanti credevano di aver sciolto i nodi dei sequestri con il varo del decreto. C’è anche una risposta non scritta dietro quel «no», e cioè la guerra continua, i magistrati tarantini non lasceranno niente di intentato per fermare l’azienda che ritengono causa di malattie e morti. Nulla di intentato, anche a decreto firmato.
I sostituti e il procuratore sostengono di non dover essere loro a dissequestrare né gli impianti né i prodotti finiti e semilavorati perché, dicono, il decreto non elimina il sequestro (di cui l’azienda chiede la revoca) ma incide soltanto sulla sua efficacia. Quindi che decida il giudice. Al quale, a questo punto, la Procura pone anche i suoi dubbi sui possibili punti incostituzionali della nuova legge. «Tanti», sono convinti i magistrati che li hanno esaminati. Per esempio il fatto di «ignorare», come dicono loro, il diritto alla salute o di creare diseguaglianze non rispettando i principi di generalità  e di astrattezza delle norme. E poi c’è la questione del reato. Se il disastro ambientale continua ad essere un reato, si chiedono in Procura, significa che lo Stato autorizza l’Ilva a commetterlo? E quando sarà  il momento di chiudere l’inchiesta cosa si scriverà  sulle carte giudiziarie? Che è stato commesso fino al giorno del decreto e che poi le indagini sono andate avanti senza reato?
Di questo si è discusso ieri pomeriggio in una riunione fiume dalla quale è nato il documento da trasmettere al giudice Patrizia Todisco che sicuramente ricorrerà  alla Corte costituzionale mentre l’Ilva, immaginando che la Procura avrebbe tolto i sigilli dopo le istanze di ieri, ha deciso di rinunciare all’udienza di domani davanti al tribunale del riesame che avrebbe dovuto esprimersi, appunto, sul dissequestro.
«La legge dev’essere rispettata da tutti. Mi interessa che parta il risanamento e mi auguro che nessuno si opponga», fa sapere il ministro Corrado Clini da Doha, dov’è in corso il vertice sull’ambiente. Le sue parole arrivano proprio mentre una donna di Taranto affida ai siti e alle agenzie di stampa una lettera aperta per Giorgio Napolitano: «Presidente, credevo che avrebbe scelto la vita e non la morte, venga qui a vedere i nostri bambini devastati dal cancro. Li guardi negli occhi».


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