Istruzione, sanità  e welfare, sfilano i beni comuni

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Impazza la campagna elettorale, con rissa al centro, a destra e a sinistra. Ma salvo barlumi minacciosi, come l’espulsione di massa degli studenti dall’università  in corso dal 2003 (dice il Cun), tutto sembra tacere sulla scuola e l’istruzione. Per questo il Coordinamento Nazionale Scuola, la neonata piattaforma che raccoglie decine di coordinamenti di docenti fissi e precari in tutto il paese, ha convocato una manifestazione nazionale che partirà  oggi alle 14 da piazza dell’Esquilino a Roma. Perché nella scuola non vige la tregua elettorale. In maniera strisciante circola una polemica su uno dei suoi aspetti più delicati: l’accesso all’insegnamento in un paese dove ci sono almeno 136 mila docenti precari iscritti alle graduatorie ad esaurimento e il turn-over è bloccato. Ma ciò non ha impedito al ministro dell’Istruzione Profumo di bandire un «concorsone» per 11.542 cattedre a cui si sono presentati più di 321 mila candidati. La seconda prova è prevista dall’11 al 21 febbraio e si annuncia perturbata. Nella marea annunciata di almeno 100 mila ricorrenti che hanno vinto un ricorso al Tar contro un’irregolarità  del bando confluiranno altri 88 mila concorrenti che hanno superato i 35 punti nella prova preselettiva del 17 e 18 dicembre scorso. Meno nota è la vicenda dei «Tirocini Formativi attivi», i «Tfa». Il primo ciclo dovrebbe partire nei prossimi giorni e prevede un periodo di formazione degli aspiranti docenti a pagamento (quasi 3 mila euro). Il secondo ciclo dei «Tfa speciali» non partirà  in attesa che Pd e Pdl trovino una quadra sull’accesso ai corsi dei docenti con almeno tre anni di servizio, cioè i precari storici che avrebbero diritto all’assunzione nel rispetto di una direttiva europea del 1999 regolarmente disattesa dallo Stato italiano. Tutto sembra essere rimandato al dopo elezioni. Invisi, derisi oppure ignorati, i docenti non si fidano più di nessuno e oggi sfileranno con i movimenti per l’acqua, la casa e la sanità , oltre alla Flc-Cgil. Dopo avere respinto con gli studenti medi il decreto «ex Aprea» a cui viene addebitata una volontà  di «privatizzare gli organi collegiali», il coordinamento attende il nuovo governo. E non accetterà  riforme bipartisan, nè tagli. Oggi i docenti propongono un’alleanza a difesa del Welfare.


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