Siria Archiviata la pace, solo le armi dialogano

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 Affondata l’idea di trattative dirette tra regime e opposizione, in attesa dei milioni di dollari e delle armi «non letali» degli Stati Uniti destinate all’opposizione – quelle «letali» già  entrano con crescente intensità  dalla Turchia, raccontano i trafficanti alla stampa straniera – i combattimenti tra ribelli e truppe governative sono cresciuti di intensità . E la guerra civile siriana che aveva già  attraversato la frontiera occidentale scatenando la tensione nella Valle della Bekaa e a Tripoli del Libano, ora supera anche il confine orientale provocando la reazione del governo iracheno (alleato di Bashar Assad). È di almeno sette morti e dozzine di feriti il bilancio dell’attacco da parte di elicotteri iracheni sulla città  di Yarobiya, al confine tra i due paesi, contro postazioni dei ribelli, che ha permesso all’esercito governativo siriano di riprendere il controllo della località . Tensione anche lungo le linee d’armistizio del Golan occupato da Israele.
Tre colpi di mortaio, esplosi durante combattimenti tra soldati e ribelli, sono caduti ieri mattina nella zona sotto il controllo di Israele senza fare danni e feriti. A Damasco si muove poco o nulla. Assad, attraverso il suo ministro degli esteri, Walid Mualem, ieri a Tehran, ha fatto sapere che non solo non si farà  da parte come chiedono le opposizioni e resterà  in carica fino alla scadenza del mandato nel 2014 ma intende anche candidarsi alle prossime elezioni. Assad fino a oggi non si era mai pronunciato sulla possibilità  di un nuovo mandato. In base alla Costituzione siriana adottata l’anno scorso può presentarsi per altri due settennati dopo il 2014, il che gli permetterebbe, se rieletto, di rimanere al potere fino al 2028.
Una possibilità  che, a guardare la situazione sul terreno, appare davvero poco credibile. Le due parti in lotta continuano a credere di poter vincere la guerra. Una battaglia feroce si è scatenata nelle ultime ore a Raqa, una località  importante a breve distanza dal confine con la Turchia in quel nord del paese dove i ribelli controllano ampie porzioni di territorio. I combattimenti hanno fatto decine di morti tra i soldati e i ribelli. Le forze governative hanno usato anche gli elicotteri per riprendere il controllo di questo distretto. Dopo aver perduto nelle ultime 2-3 settimane diversi centri abitati, una diga e un giacimento petrolifero nell’Est del paese, le forze armate governative hanno lanciato una controffensiva in vari punti, ottenendo diversi successi.
L’esercito ha ripreso il controllo della strada che collega la provincia centrale di Hama all’aeroporto internazionale di Aleppo. Ciò permetterà  alle forze governative di inviare rinforzi e aiuti all’area dove i ribelli sono all’attacco dal 12 febbraio per la conquista degli aeroporti di Aleppo e di quello militare di Nayrab, ed erano riusciti a catturare lo scalo di Al-Jarrah e diversi altri complessi e posti di blocco militari. La notizia, riferita da fonti ufficiali, è stata confermata dall’Osservatorio siriano per i Diritti Umani (Osdu), legato all’opposizione. Se l’esercito riuscirà  a tenere l’arteria «questo cambierà  il corso delle battaglie» nella zona, ha previsto il responsabile dell’Osdu, Rami Abdel Rahman. Mentre la battaglia infuria e una soluzione politica appare sempre più distante, le Nazioni Unite fanno sapere attraverso il segretario generale Ban Ki-moon e l’inviato speciale per la Siria Lakhdar Brahimi, di essere pronte a mediare tra regime e opposizione. Un appello che con ogni probabilità  è destinato a cadere nel vuoto.


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