«Saggi, una scelta che non capisco Noi restiamo contro le larghe intese»

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«Neanche una donna, un’idea di saggezza monosessuata. È per me è già  una prima menomazione grave, in questo gruppo di saggi». Gennaro Migliore, capogruppo alla camera di Sel, venerdì pomeriggio era nella delegazione del suo partito «consultata» dal presidente Napolitano.
Vi aspettavate la soluzione affidata a questi «saggi»?
No. E dico di più: Bersani ne era informato? E Berlusconi? Noi no. Non ho capito quanto questi nomi siano stati condivisi dai partiti di appartenenza, almeno quelli che appartengono ai partiti. Fatta salva la qualità  dei singoli componenti, e dei loro profili, sul rapporto con le camere si pone subito un problema.
Quale?
Chi è il loro interlocutore? C’è un termine dei loro lavori? Sono soprattutto sorpreso del fatto che siano stati nominati in questo organismo i presidenti della commissione speciali per l’esame di atti del governo, Giorgetti e Bubbico. Spero non accettino. Sono stati eletti dai parlamentari, e come tali debbono rispondere unicamente a chi li ha eletti.
Contestate le figure scelte?
No, ci sono alcuni eccellenze, dal punto di vista del profilo individuale. Il punto è capire a cosa debbono lavorare. Se debbono smussare gli angoli fra centrosinistra e centrodestra, mi sembra inutile. Se lavorano a un governissimo, altrettanto. Credere che Berlusconi ci aiuterà  ad uscire dalla crisi mi sembra, con tutto il rispetto, poco saggio. In più c’è la scelta di tenere in vita un governo dimissionario e in carica solo per gli affari correnti.
Insomma non condividete la scelta del presidente Napolitano.
Con il rispetto che è dovuto a lui e alla carica che ricopre, non la capisco. Non può che essere un’iniziativa che dura fino all’elezione del prossimo capo dello stato. Ma in parlamento noi abbiamo già  depositato molti progetti di legge. Ora dobbiamo accelerare la costituzione delle commissioni e iniziare a discuterne in quella sede, che è propria: anticorruzione, nozze gay, interventi urgenti per gli esodati, diritti civili e riforme istituzionali.
Grillo è contento, il Pdl pure.
Grillo, dopo tante professioni di cambiamento, ci riconduce ad avere avere Monti come riferimento. Dopo il dato elettorale ha osteggiato i segnali di cambio, e ora saluta con soddisfazione un governo che gli consente di mantenere il suo schema.
Voi avete chiesto fino all’ultimo la collaborazione di Grillo.
La continuiamo a chiedere, non a lui, un capo di partito già  espertissimo, ma al suo elettorato. A loro dico: questo gruppo di saggi tirerà  fuori la riforma della legge Gasparri, il reddito minimo, la cancellazione della ex Cirielli? Sicuri?
Il Pd ha detto sì a Napolitano.
Sto all’essenziale. La barra del centrosinistra è il cambiamento e il no alle larghe intese. Al di là  degli accenti diversi, resta quella. Bersani l’ha confermato.
Bersani è ancora il leader della vostra coalizione?
Ma certo. Ha dimostrato e dimostra ancora, e sottolineo ancora, di mantenere la barra dello spirito riformista. Continuiamo a credere che doveva essere mandato alla verifica del parlamento. E che la sua resti la migliore ipotesi possibile di governo.
Direte no a prescindere al lavoro dei saggi?
Per carità , aspettiamo di vedere cosa esce fuori. Non è detto che la conclusione sia con un unico documento. Magari anche dentro quella commissione si misurano le distanze verificate già  da Bersani e Napolitano nei giri di consultazioni.
Tratterete con il Pdl sul presidente della Repubblica?
Seguiremo l’ispirazione costituzionale, e naturalmente chiederemo che interpreti le esigenze che salgono dal paese.


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