Con il delfino è rottura La tentazione del Cavaliere di andare all’opposizione

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ROMA — Sulle prime non voleva affatto replicare alle affermazioni di Angelino Alfano. Ma alla fine ha ceduto alle insistenze di Denis Verdini e Raffaele Fitto, che gli hanno messo sotto gli occhi un passaggio dell’intervista fatta dal vicepremier a «SkyTg24», nel quale sosteneva che Silvio Berlusconi «avrebbe potuto fare campagna elettorale ma non guidare il governo». Tutt’al più, faceva notare Alfano, «speriamo possa essere al prossimo giro il nostro candidato». Parole che hanno scosso il Cavaliere perché vi ha visto confermato il sospetto che da tempo lo assilla e cioè che, nonostante le professioni di lealtà nei suoi confronti, Angelino e gli altri ministri sono parte di un piano che vuole estrometterlo dalla vita politica. «Come si fa a dire che potrei candidarmi soltanto al prossimo giro?», è la domanda che si è posto e ha girato agli interlocutori, i quali hanno così avuto buon gioco a suggerirgli di non lasciare passare questa «provocazione», questa assoluta mancanza di rispetto verso una personalità politica alla quale devono tutto.
Del resto, la rottura prima che politica è stata di natura personale, tra il vicepremier e Berlusconi. Tra i due, nei giorni scorsi, c’è stata una burrascosa telefonata interrottasi poi bruscamente. Ad Alfano erano giunte voci che un giornalista di «Panorama» stesse lavorando a un lungo servizio su di lui, facendo domande sul suo conto, come se stesse preparando una sorta di dossier. E di questo il vicepremier ha chiesto conto a Berlusconi. «Non ne so nulla», è stata la sua risposta. Ma non ha convinto affatto il vicepremier che ha buttato giù la cornetta sibilando: «Sappia che non mi farò accoppare dai suoi killer». Da quel momento è cominciato a circolare tra i governativi il timore che su loro conto ci si accingesse a usare il «metodo Boffo», ipotesi questa denunciata pubblicamente dallo stesso Alfano in un colloquio con «SkyTg24».
In ogni caso, era da giorni che il gruppo di lealisti che non molla mai il Cavaliere, sia quando risiede a Roma sia quando ritorna ad Arcore, premeva su di lui affinché dicesse una parola definitiva mettendo con le spalle al muro (come rimarca un falco) il gruppo dei governativi in modo che tutto fosse chiaro, che fossero svelati i giochi prima della riunione del Consiglio nazionale fissato per sabato prossimo.
L’intervista di Berlusconi, alla quale gli alfaniani risponderanno oggi, è un ultimatum alla componente che raggruppa una ventina di deputati e oltre una trentina di senatori (tra i governativi circola la voce che se dovesse nascere un gruppo autonomo, a testimonianza della vicinanza al leader, lo chiamerebbero Berlusconi presidente). A Palazzo Chigi, però, non sembrano preoccupati per le sorti del governo perché, trapela, si confida sulla tenuta di Alfano. La rottura, infatti, è avvenuta sulla scelta di sostenere l’esecutivo nonostante la decadenza del Cavaliere da senatore. La scelta dell’ex premier, quindi, fa pensare che la nuova Forza Italia con tutta probabilità deciderà di passare all’opposizione. Alcuni ipotizzano anche che le due formazioni, separate in questa fase, possano tornare a ad allearsi in futuro quando si andrà a votare.
Le ragioni che spingono verso un disimpegno dei lealisti sono molteplici. Innanzitutto la scelta di un alleato come il Pd di votare per la decadenza di Berlusconi poi le decisioni sulle misure economiche per fronteggiare la crisi e dare un po’ di ossigeno alla propria base elettorale. L’esecutivo Letta, dicono, benché fortissimamente voluto dallo stesso Cavaliere, non dà le risposte ai problemi che si attendevano. Al contrario. La legge di Stabilità, per esempio, rischia di penalizzare pesantemente i gruppi sociali che noi rappresentiamo, esponendo il partito alle critiche di quanti affermano che le tasse cancellate da un lato rientrano da un altro, come dimostrerebbe tutta la vicenda dell’Imu, cancellata, è vero, per il 2013 ma che tornerebbe con un diverso nome (Tasi) dal 2014.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che la spallata al governo non è possibile perché, in particolar modo al Senato, non ci sono i numeri come ha dimostrato il voto di fiducia del 2 ottobre. Il Cavaliere ne è ben conscio ecco perché l’ipotesi di andare all’opposizione è quella che in queste ore convulse sta prendendo piede.
Lorenzo Fuccaro


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