Le Camere «sbriciolate» e la carica delle nuove liste per il 2013

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Le forze politiche della XVI legislatura si presenteranno agli elettori, nel 2013, sotto una veste completamente nuova. L’assalto dei grillini è certo e una buona rappresentanza sperano di conquistare centristi vecchi e nuovi, che hanno scelto il «montismo» come bandiera.
Ma chi può dire, oggi, se il Pdl riuscirà  a evitare implosioni e scissioni? E se Berlusconi farà  una lista ispirata alla Forza Italia che fu? Dal maggiore partito del centrodestra, che nel 2008 vinse con il 37,38 per cento, potrebbero nascere liste più o meno amiche, come quelle a cui pensano Tremonti o Santanché. Ma anche le nuove formazioni avranno il problema dello sbarramento. Le alleanze sono ancora un enigma. E il bipolarismo come lo abbiamo conosciuto ha visto, negli ultimi cinque anni, lo sbriciolamento progressivo dei due blocchi avversari. L’altra grande incognita si chiama Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle non si ferma e il comico punta a entrare in Parlamento da primo partito, superando in corsa anche il Pd che ora, stando ai sondaggi, lo stacca di diversi punti. Il centrosinistra parte favorito e con il Porcellum potrebbe vincere. Ma se passasse la legge elettorale allo studio Bersani rischia di dover lasciare il campo a Mario Monti, pronto a continuare il suo lavoro a Palazzo Chigi. Il segretario del Pd punta però a essere «l’azionista di riferimento» del futuro governo e sta tentando di aggregare l’alleanza più ampia possibile. A seconda della legge elettorale il segretario del Pd e Nichi Vendola decideranno se formare un listone unico oppure correre ciascuno con il rispettivo simbolo, ma col vento di antipolitica che soffia impetuoso l’unione delle due forze non può bastare, nemmeno in alleanza con l’Udc. Per questo il leader democratico ha dato il via libera a liste di rinforzo. Alla sinistra del Pd sta nascendo un movimento civico ispirato da Luigi De Magistris: un contenitore «arancione» in grado di aggregare sindaci, partiti rimasti fuori dal Parlamento come i Verdi di Angelo Bonelli e nuove formazioni, a cominciare da «Cambiare si può». Il Pd ha siglato il patto con il Psi di Riccardo Nencini e i Moderati per il Piemonte di Giacomo Portas e potrebbe aprirsi anche al Pdci di Oliviero Diliberto, il cui obiettivo è «riportare i comunisti in Parlamento». Il leader del Prc, Paolo Ferrero, percorre invece la via di una «Lista unitaria di sinistra» che dialoghi con movimenti radicalmente antimontiani. Alla destra del Pd può nascere una aggregazione di moderati e non è escluso che gli ex Popolari di Beppe Fioroni lascino il partito per la lista di centro. Intanto i fuoriusciti dell’Idv, Donadi e Formisano, studiano un nuovo nome e un nuovo simbolo… È il caos. Il tempo stringe e quasi ogni giorno nascono nuove liste. E se il ritorno di «Cicciolina» con il D.N.A. non fa quasi notizia, c’è attesa per la convention di Italia futura il 17 novembre. Un appuntamento cruciale per capire se il nome di Monti agirà  da calamita per mettere insieme Montezemolo, Casini e Fini. A una ipotetica lista Monti guardano, tra gli altri, i cattolici di Todi2, gli Indipendenti per l’Italia di Ernesto Auci e i liberali di Enrico Musso. Dal cantiere del centro si è invece sganciato Francesco Rutelli, tornato nella collocazione per lui fisiologica: «La situazione è aperta, ma l’Api è una realtà … Appoggiamo Tabacci alle primarie e sosteniamo il centrosinistra, sperando che il Pd non si radicalizzi a sinistra su posizioni antimontiane».


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