Sanzioni a Mosca da Usa e Ue Ma Obama colpisce più duro

Sanzioni a Mosca da Usa e Ue Ma Obama colpisce più duro

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BRUXELLES — L’annuncio di sanzioni economiche e sui visti di espatrio fa salire la tensione tra Ue, Usa e Russia nella crisi in Ucraina. Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue, pur giudicando «illegale» il referendum di domenica scorsa per l’annessione della Crimea a Mosca, ha però varato ritorsioni temporanee solo su 21 personaggi minori: per continuare a lasciare aperti tutti gli spazi di soluzione diplomatica con il presidente russo Vladimir Putin. A Bruxelles non hanno seguito la linea dura del presidente Usa Barack Obama, che poco prima aveva annunciato sanzioni contro alti esponenti della nomenklatura più vicina a Putin e non ha escluso un successivo intervento fino al vertice del Cremlino.
Tra i ministri Ue ha prevalso la linea prudente promossa dalla Germania con l’appoggio di Italia e Francia. Il ministro degli Esteri tedesco, Franz-Walter Steinmeier, ha detto che l’obiettivo Ue è «lasciare la porta aperta al negoziato» e inviare subito in Ucraina «700-1.000» osservatori non armati dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) per verificare se la Russia stia destabilizzando le zone a Est e a Sud. La Germania vuole la conferma di quanto Putin ha sostenuto nelle continue telefonate con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ieri ha ribadito la necessità di una «soluzione diplomatica» in Ucraina.
«Non possiamo andare verso un conflitto ai confini dell’Europa — ha affermato il ministro degli Esteri Federica Mogherini —. Bisogna evitare che la Russia cada nella tentazione dell’isolamento internazionale». Le forniture di gas e di petrolio russo giocano un ruolo importante nella posizione di Berlino e Roma. L’Eni ha ventilato aumenti dei prezzi per Italia e Sud della Germania in caso di blocco del gas russo. Mogherini ha richiamato specificamente «la stretta interconnessione tra le nostre economie» e ha confermato l’intensa discussione tra i ministri Ue sulla «tenuta interna» del nuovo governo di Kiev (accusato dal Cremlino di essere emerso da un colpo di Stato) e sulla necessità di renderlo «inclusivo» con le altre componenti nazionali. La responsabile della Farnesina ha precisato che «la parola passa a Mosca e la decisione politica spetta a Putin». L’Ue valuterà nel Consiglio dei capi di Stato e di governo in programma giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles. «È possibile aggiungere altre sanzioni — ha minacciato il ministro degli Esteri inglese William Hague, che con Polonia e altri Paesi dell’Est guida il fronte filo-Usa —. Dipende da come reagirà la Russia». Venerdì i 28 leader considereranno anche un accordo di apertura a Kiev.
Il Consiglio dei ministri ha poi reso noti i nomi dei 13 russi (8 parlamentari e 3 comandanti militari) e degli 8 leader ucraini filo-Mosca, sottoposti alla sospensione dei visti e al congelamento di fondi all’estero perché accusati dall’Ue della destabilizzazione separatista della Crimea. Di ben altro peso politico risultano alcuni degli 11 notabili filo-Putin (7 russi e 4 ucraini) attaccati dalla Casa Bianca con sanzioni economiche e nei viaggi. Spiccano la presidente della Camera alta del Parlamento di Mosca Valentina Matviyenko, il vicepremier russo Dimitri Rogozin e due consiglieri molto ascoltati da Putin come Vladislav Sourkov e Sergei Glaziev. Tra gli ucraini figurano il presidente Viktor Yanukovich, deposto dopo le rivolte popolari a Kiev, e Viktor Medvedchuk, un politico e ricco oligarca molto ben visto anche dal premier russo Dimitri Medvedev. Ma a Mosca, dopo l’esito del referendum, hanno dichiarato la Crimea indipendente. E Rogozin ha replicato alle sanzioni Usa ironizzando provocatoriamente: «Camerata Obama, cosa deve fare chi non ha conti o proprietà all’estero?».
Ivo Caizzi


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