Migranti, ultimatum Ue “La Grecia ha tre mesi poi salta Schengen”

Migranti, ultimatum Ue “La Grecia ha tre mesi poi salta Schengen”

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Tre mesi per salvare Schengen. Parte il conto alla rovescia per evitare che in Europa tornino le frontiere. E ancora una volta il destino dell’Unione passa per Atene. Oggi la Commissione europea metterà nero su bianco le raccomandazioni alla Grecia per evitare che a inizio estate ognuno vada per conto suo ripristinando i controlli alle frontiere interne e decretando la fine di Schengen. Lo fa con un rapporto preparato dai vicepreidenti Timmermans e Mogherini e dal commissario che sarà approvato dal collegio guidato da Juncker.

Settantotto pagine per metter pressione al premier Tsipras, affinché faccia qualcosa per «riprendere il controllo delle sue frontiere» ed evitare la fuga verso l’Europa centrale e del Nord. La Commissione gli ingiungerà di presentare entro tre mesi un piano credibile, con un monitoraggio intermedio mensile, per risolvere la crisi. Primo, ristabilire i controlli alla frontiera con la Macedonia, facilitando il lavoro degli agenti Frontex presenti sul suo territorio e accettandone altri. Sul lato macedone del confine, avverte invece Bruxelles, Frontex non può operare ma si stanno preparando mezzi alternativi (da settimane si parla di una forza militare). Sempre entro tre mesi Atene dovrà essere pronta a riprendersi le centinaia di migliaia di migranti entrati in Europa tramite il suo territorio e poi spariti nel resto dell’Unione, Svezia e Germania in particolare: Tsipras dovrà allestire le strutture per ospitarli e processare le loro domande di asilo.

Se Atene non riprenderà il controllo della situazione proteggendo le frontiere e registrando tutti i migranti poi destinati alla riallocazione o ai rimpatri, è già pronto il testo da far votare al Consiglio (i governi) per autorizzare la chiusura di Schengen da parte delle singole capitali per due anni (a maggio scade il tempo delle chiusure provvisorie per Germania, Svezia e gli altri). Un colpo potenzialmente mortale per la stessa costruzione europea.

Ce la farà la Grecia messa alle strette ad evitare il peggio? «In teoria sì – spiega un alto funzionario Ue – ma con la situazione economica disastrosa servirà enorme determinazione da parte del suo governo». Determinazione finora assente e che gli europei vogliono imporre con la minaccia, appunto, di sigillare la Grecia dall’esterno con centinaia di migliaia di profughi sul suo territorio. Sarà per questo che nella bozza di conclusioni del summit europeo del 18 febbraio i leader prendono atto che la Commissione «ritiene necessario mettere in piedi un piano di assistenza umanitaria Ue e Unhcr» per aiutare Atene. La prima volta di una missione umanitaria nell’Unione.

Il testo che sarà approvato oggi parla anche di Italia. Le prime bozze erano molto più dure, ma l’ultima versione riconosce gli sforzi di Roma nella gestione della crisi. Per l’Italia non ci sono raccomandazioni vincolanti, ma una serie di richieste perché, sentenzia Bruxelles, i problemi restano e bisogna agire in fretta, prima che riprendano le partenze dalla Libia. La Commissione lamenta che al momento dei cinque hotspot promessi due sono attivi e due in allestimento. Ma il loro completamento va a rilento per problemi amministrativi e per la scelta dei siti. Per questo Bruxelles suggerisce di trovare location alternative e di aumentare l’efficienza dei lavori. Intanto la Commissione offre una squadra mobile europea per mettere in piedi un hotspot provvisorio in Sicilia orientale. A Roma, come ad Atene, la Commissione chiede di rinforzare le misure di sicurezza negli hotspot per impedire che i richiedenti asilo continuino a fuggire riversandosi nel Nord Europa (di ieri la notizia che l’Astria è pronta a costruire una barriera al Brennero). Inoltre Bruxelles chiede di emendare la legge prevedendo l’uso della forza come ultima risorsa per prendere le impronte dei migranti che si rifiutano. Inoltre le registrazioni dovranno arrivare al 100% entro il summit europeo del 18 marzo (oggi sono all’87%). Bruxelles riconosce i progressi dell’Italia sui rimpatri, ma chiede di fare di più anche cambiando la legge nazionale allungando gli attuali 90 giorni di fermo amministrativo negli hotspot perché insufficienti per concludere le pratiche: in questo modo si permette ai migranti di scappare all’estero.

Ci sono anche le critiche agli altri. La Commissione oggi spedirà una lettera a tutti i governi Ue ingiungendo loro di rispettare gli impegni sulle riallocazioni. Dei 160mila migranti che gli altri avrebbero dovuto prendere da Italia e Grecia, al momento ne sono partiti solo 279 e 21. Bruxelles chiede ai governi di smetterla di rallentare le pratiche e di scegliersi i migranti da ospitare.

Questo il quadro. Entro il summit di marzo, poi, Bruxelles proporrà di modificare Dublino per rendere le riallocazioni obbligatorie e permanenti e per far gestire i rimpatri da Frontex. A giugno saranno in campo polizia e guardia di frontiera Ue. Ma se a maggio Tsipras non avrà dato risposte tutto potrebbe essere vano.



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