Lavoro sommerso: Una campagna della Cgil

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Lavoro sommerso / Una campagna della Cgil

Rosso contro nero

di Riccardo De Toma

“Per chi lavori quando lavori in nero”? A parole sembra uno slogan come gli altri, un messaggio normale, e normali sembrano pure le immagini dei lavoratori che campeggeranno sui manifesti firmati Cgil. Solo in apparenza, però, perché sul collo di quei lavoratori e di quelle lavoratrici ci saranno due punti neri: i segni del morso di un vampiro. “Un vampiro che prosciuga diritti e risorse”, ha dichiarato il segretario confederale Fulvio Fammoni dal palco del Congresso di Rimini, dove la Cgil ha presentato la sua campagna “Il rosso contro il nero”. “Il nero – ha spiegato Fammoni – raffigura il sommerso, mentre il rosso è il simbolo della Cgil: la metafora scelta, il morso del vampiro, esprime un messaggio forte, duro, perché la lotta contro il sommerso deve diventare una priorità nazionale”. Una battaglia sulla quale la Cgil ha programmato uno sforzo straordinario, che sarà portato avanti sia a livello territoriale sia con iniziative settoriali, a partire dalla seconda metà di aprile e per tutto il 2006.
Non sarà una semplice campagna di informazione: oltre ai lavoratori “vampirizzati” dei manifesti, è prevista infatti l’istituzione di uno specifico sito internet e di un call center nazionale.
Una denuncia forte, ma non fine a se stessa. La campagna di informazione servirà a sostenere una proposta politica incentrata sui contenuti della piattaforma contro il sommerso presentata lo scorso anno a Bari dalla Cgil. Si tratta di un documento articolato su 14 proposte, la più innovativa delle quali è probabilmente rappresentata dai cosiddetti “indici di congruità”. In sostanza si ipotizza di introdurre con un’apposita legge meccanismi e criteri che stabiliscano un rapporto “congruo” – appunto – tra il fatturato dell’impresa e il numero dei suoi addetti. Il rispetto di tale rapporto, secondo la Cgil, dev’essere condizione preventiva per la partecipazione alle gare d’appalto e per l’accesso a qualsivoglia incentivo economico o normativo.

Una proposta direttamente collegata a quella che mira a una revisione delle norme in materia di appalti. La Cgil, oltre all’introduzione degli indici di congruità, ritiene indispensabile estendere a tutte le gare un meccanismo simile al Durc, il documento unico di regolarità contributiva la cui presentazione è obbligatoria per la partecipazione agli appalti edili: assieme alla regolarità dei versamenti all’Inps e all’Inail, andrà certificato anche il rispetto dei contratti nazionali e della cosiddetta clausola sociale.
Non solo, la piattaforma di Bari introduce anche il concetto di “solidarietà fiscale” nei rapporti di fornitura e subfornitura: in base a questo concetto, l’impresa capofila della filiera produttiva sarebbe tenuta a garantire il rispetto degli indici di congruità e degli obblighi previdenziali non solo per se stessa, ma per tutte le imprese “a monte”.

Le novità legislative proposte dalla Cgil non si fermano qui. Un altro provvedimento normativo specifico è quello che dovrà istituire il Fondo nazionale per l’emersione, per il quale si ipotizza un doppio canale di intervento.

Il primo a sostegno dei cosiddetti “piani locali contro il sommerso”, con l’erogazione di bonus triennali da 1.500 euro per ogni lavoratore emerso, la fiscalizzazione degli oneri previdenziali, l’abbattimento del 50 per cento della base imponibile Irap, l’introduzione di protocolli di legalità e di incentivi ad hoc alle imprese. Il secondo tipo di interventi, invece, dovrà finanziare i percorsi di ricostruzione delle posizioni previdenziali dei lavoratori. Difficile però avviare un’efficace campagna di emersione senza un potenziamento delle risorse umane, tecniche e finanziarie degli organi di ispezione e vigilanza e senza un miglioramento del sistema sanzionatorio.
Anche su questo versante andrà approvata una norma specifica, una legge quadro che per la Cgil dovrà anche cancellare tutte le novità introdotte dal decreto legislativo 124/2004.
Tra le proposte settoriali, da segnalare l’introduzione di una clausola sociale per i contratti di franchising, le nuove regole sul distacco di lavoratori stranieri in caso di appalti con l’intervento di aziende extracomunitarie, i criteri più severi suggeriti per l’accesso ai benefici fiscali e previdenziali nel settore agricolo.
La piattaforma, infine, prevede una novità importante anche in materia di permessi di soggiorno. Si tratta della cosiddetta norma “anti-ricatto”, che dovrebbe istituire per legge un automatismo tra la denuncia della propria posizione irregolare da parte dei lavoratori extracomunitari e il rilascio di un permesso di lavoro temporaneo, valido fino all’accertamento del caso da parte del giudice o fino all’eventuale procedura di conciliazione.
Evidente il collegamento alla proposta di istituire un permesso per ricerca di lavoro, lanciata a Rimini anche dal segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani: un percorso obbligato per garantire ai 700 mila lavoratori stranieri in nero del nostro paese un futuro meno precario.

(www.rassegna.it, Rassegna sindacale n. 9, marzo 2006)

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Lavoro sommerso

Tutti i costi del lavoro nero

Quattro milioni per l’Istat, quasi cinque per il Censis. Tanti sarebbero i lavoratori “sommersi” in Italia, un esercito di riserva nel quale – dati Caritas – militano almeno 700 mila immigrati. Anche per quanto riguarda l’incidenza sul pil le stime divergono: si va dal 20 per cento dell’Istat fino al 26 del Censis, secondo cui oltre un quarto del prodotto nazionale sfugge alla leva fiscale, agli oneri previdenziali e assicurativi, al rispetto dei contratti e delle norme di tutela dei lavoratori, a partire da quelle sulla sicurezza. L’Agenzia delle Entrate calcola in 200 miliardi di euro l’anno (quasi 400 mila miliardi di lire!) il “buco” dei conti pubblici legato al lavoro nero e irregolare, mentre il costo per le casse dell’Inail e dell’Inps ammonterebbe a una quota compresa tra i 16 e i 18 miliardi di euro.
Il lavoro nero, secondo la Cgil, “rappresenta la negazione di ogni idea di sviluppo, di qualità dell’economia e del lavoro, di uguaglianza reale fra i cittadini, di competizione corretta e leale tra le imprese”. Da qui le 14 proposte che compongono la piattaforma lanciata dalla Cgil con la sua campagna di informazione (vedere articolo in alto). Un’iniziativa mossa dalla convinzione che il lavoro nero sia uno dei fattori fondamentali della via povera allo sviluppo scelta dall’Italia e della sua crisi morale, sociale ed economica.

(www.rassegna.it, Rassegna sindacale n. 9, marzo 2006)

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