Se 5000 euro bastano per una laurea

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Boeri, a questo proposito, reputa necessario mettere in guardia il lettore sulla “presa in giro” costituita dal fondo Diamogli Futuro del ministero della Gioventù, che, a suo dire, non assolve a questa esigenza. Temo che i molti impegni lavorativi e personali del professore gli abbiano impedito di leggere il decreto istitutivo del Fondo o anche la scheda sintetica e riepilogativa di descrizione dello stesso. Eppure tutto il materiale è facilmente reperibile sul sito del ministero www.gioventu.it. Poco male, questa doverosa replica sarà  l’occasione per aggiungere alcune “FAQ” inerenti l’iniziativa, di fatto, dall’articolo di Boeri, se ne ricavano cinque; 1) Il prestito massimo previsto da Diamogli Futuro è di 5.000 euro l’anno per complessivi 25.000 euro, Boeri reputa l’importo insufficiente in quanto «le spese di un fuori sede sono fino a 6 volte più alte». Sarebbe a dire 30.000 euro l’anno, 150.000 euro per un corso di studi di 5 anni da restituire quando si percepiranno “redditi da lavoro adeguati”. Abbiamo reputato sufficiente l’importo massimo di 25.000 euro per una serie di motivi: è l’importo più alto mai previsto nella storia nazionale per un “prestito d’onore universitario” (il provvedimento equivalente previsto dal precedente Governo prevedeva un importo massimo di 6.000 euro); già  per gli importi ora previsti l’Abi ha sollevato perplessità  per il rischio di sovraindebitamento dei giovani; sicuramente qualche giovane privilegiato riesce a spendere 150.000 euro per il suo percorso universitario, ma solitamente, un ragazzo proveniente da una famiglia media italiana, con qualche sacrificio e magari lavorando durante gli studi riesce anche a cavarsela con 25.000 euro. 2) Il prestito concesso è da restituirsi in un periodo compreso tra i 3 e i 15 anni a partire dal trentesimo mese successivo all’erogazione dell’ultima rata. Un risultato strappato con il sudore e il sangue (e la garanzia pubblica al 70%) sul ring del tavolo di lavoro tra ministero e Abi. Si tratta di condizioni che non hanno eguali né precedenti in Italia. Secondo Boeri questo non è sufficiente perché non si dovrebbe essere tenuti alla restituzione finché non si trova un lavoro con un reddito “adeguato”. Insomma, la proposta Boeri è 150.000 euro a “babbo morto”. La sposo al 100%, basta convincere anche le banche. 3) Nell’articolo di Boeri si legge che i 19 milioni di euro del Fondo sono solo una “bandierina” sufficiente a elargire al massimo “700 micro prestiti nel tempo”. Sono certa che il professore abbia simpaticamente voluto burlarsi dei suoi lettori e mettere alla prova le conoscenze dei suoi studenti di economia. Infatti, l’errore più comune che compie chi non ha mai avuto a che fare con un fondo di garanzia è di dividere l’importo complessivo del fondo (19 milioni) per il prestito unitario (25.000 euro), credendo così di ottenere il numero di beneficiari (nel nostro esempio 760). Come il professore sa bene, le cose non stanno così. La Banca d’Italia, in merito ai fondi di garanzia pubblica ci ricorda che il Fondo opera tipicamente con una logica di “moltiplicatore”, rilasciando garanzie per un importo multiplo rispetto alle risorse disponibili, nei limiti imposti, peraltro, dall’osservanza di un “coefficiente di rischio”. Tale coefficiente, che per le operazioni di finanziamento a favore degli studenti è fissato solitamente al 7%, è stato prudentemente fissato per Diamogli Futuro al 10%. Semplificando, per chi ci legge, ciò vuol dire che grazie al meccanismo del Fondo di garanzia saranno erogati finanziamenti per complessivi 190 milioni di euro, sufficienti ad attivare 7600 prestiti da 25.000 euro, o, più credibilmente 19.000 prestiti da 10.000 euro. Oltre a ciò, è bene ricordare che si tratta di un Fondo con meccanismo “rotativo” che si autoalimenta, poiché, man mano che i prestiti concessi sono restituiti, le risorse accantonate a garanzia per i singoli prestiti si liberano automaticamente tornando nelle disponibilità  del fondo per alimentare un nuovo ciclo di finanziamenti. Esaurito solo il primo “ciclo”, i beneficiari saranno presumibilmente più di 30.000. 4) Possiamo tranquillizzare il professor Boeri circa i costi di funzionamento del Fondo: è previsto un tetto annuale dei costi di gestione e la loro parametrazione al numero reale di operazioni attivate. 5) Nessun “mille proroghe” può destinare questi fondi altrove poiché le risorse sono già  impegnate e vincolate. Non perdo la speranza che prima o poi si possa parlare delle azioni in favore dei giovani valutando i provvedimenti con onestà  intellettuale e senza i paraocchi dell’ideologia. L’autore è ministro della Gioventù Ringrazio il ministro per le sue “FAQ”, alla luce delle quali confermo il giudizio sintetico riportato nel mio articolo dopo aver letto i documenti che mi ero fatto inviare dalla sua segreteria. Un prestito di 5.000 euro all’anno (di cui 3.500 garantiti dallo Stato) non permette a uno studente fuori sede di pagarsi gli studi in una città  del Nord, dove si trovano molte delle migliori università  italiane e una stanza costa 800 euro al mese. Le famiglie italiane sono avverse al rischio e un prestito da cui rientrare due anni e mezzo dopo aver ricevuto l’ultima rata, anche se disoccupati, difficilmente verrà  sottoscritto. Oggi le banche non concedono prestiti neanche a studenti ammessi nelle migliori università  del mondo. Verranno ora costrette a farlo? E a quali condizioni? Non c’è traccia di una convenzione con l’Abi. Per tutto questo preferisco le mie stime prudenziali ai 30.000 beneficiari preannunciati sul sito del ministero. Prendo nota, infine, che non ci saranno costi di gestione e cambiamenti di destinazione dei fondi. (t. b.) P. S. Nella sua lunga lettera alla redazione, il ministro descrive i 19 milioni del fondo come «un risultato strappato con il sudore e con il sangue». Le ricordo che si tratta dello 0,00003 del bilancio dello Stato. Non è che la vera funzione del ministero della Gioventù è quella di coprire il totale disinteresse dell’esecutivo nei confronti dei problemi dei giovani?


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