Intesa e Unicredit, sindrome aumento Altri 24 miliardi per le banche irlandesi

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MILANO – Come dentro la tempesta perfetta. L’Irlanda bancaria diffonde – in largo anticipo – l’esito dei suoi test patrimoniali da cui emerge un deficit di 24 miliardi, l’Italia bancaria si ispira e riflette sulle ricapitalizzazioni a venire. Effetto borsistico, qualche miliardo di capitalizzazione persa dalle banche quotate a Milano. Intesa Sanpaolo -4,5%, Unicredit -3,7%, Bpm -3,3%, Mps -2,6%, e a metà  seduta i prezzi erano peggio. L’indice Stoxx bancario europeo cede “solo” l’1%, a Piazza Affari si vende di più nell’impressione che il comparto presto muoverà  per rinforzare il patrimonio. I titoli più colpiti sono, proprio quelli delle banche indiziate; e nessuna si è data cura di smentire le voci su possibili operazioni, rimbalzate tra i desk dal mattino. Il tam tam era soprattutto su di un aumento di Intesa Sanpaolo da 5 miliardi. In un silenzio nervoso gli operatori sommano sensazioni, numeri e indizi, poi dubitano ma vendono. Il clima è cambiato, anche dopo l’aumento inatteso di Ubi banca da un miliardo, lunedì. Se la popolare bergamasca, tra le banche ritenute più solide, ha ricapitalizzato, come potranno evitarlo le altre? Ci si chiede. Poi c’è il quadro generale, che vede un Tesoro sempre più “in campo” nella difesa del sistema paese – con le banche come cardine – e la vigilanza creditizia che da mesi insiste sulla ricapitalizzazione degli istituti italiani, «meglio se prima della diffusione degli stress test europei», ha detto Mario Draghi al Forex. Ci sarebbe tempo fino a giugno per i risultati dei test, ma questa scadenza non regge più. Lo dimostra l’Irlanda, destinataria di un salvataggio da 85 miliardi a novembre, e che ora gioca d’anticipo: alle sue banche serviranno 24 miliardi di euro per ripararsi da eventuali nuove crisi, ha detto la banca centrale di Dublino. Oltre metà  della somma (13,3 miliardi) è in capo ad Allied Irish, mentre per Bank of Ireland il fabbisogno è 5,2 miliardi. Le risorse saranno sia pubbliche che reperibili sui mercati. Anche Irish Life & Permanent, l’ultimo istituto privato del paese, sarà  nazionalizzata. Con queste premesse, in Italia la data centrale diventa mercoledì 6 aprile, quando Intesa Sanpaolo presenterà  il piano triennale ai mercati. Dalle mosse della prima banca italiana si capirà  definitivamente quel che aspetta il resto del sistema. Soprattutto Unicredit, che di Ca’ de Sass è l’antagonista. Fin qui l’ad Corrado Passera ha orgogliosamente ripetuto che la sua banca è l’unica in Europa a non avere mai ricapitalizzato dall’avvio della crisi. E gli indicatori patrimoniali, presi di per sé, parrebbero soddisfacenti per liquidità , funding e riserva primaria (che a dicembre era virtualmente all’8,1%, contro il 7% richiesto da Basilea 3). Ma se è vero che, come ha detto ieri l’ad di Ubi banca Victor Massiah, «bisogna capire che sono cambiate le regole del gioco: qualcuno giudica con le vecchie regole, qualcuno con le nuove», è possibile che presto l’intero comparto si riallinei. Intanto ieri la Banca d’Italia ha messo a punto le nuove regole per stipendi e incentivi dei banchieri. La remunerazione dovrà  essere divisa tra fisso e variabile, questa da collegare al suo merito creditizio. I bonus potranno ridursi o anche essere restituiti. Vigerà  il principio di proporzionalità , ma le maggiori 11 banche dovranno applicare interamente le nuove norme.


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