Libia, i bambini-soldato di Gheddafi I ribelli: “È l’ultima arma contro di noi”

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AJDABIYA – Per rinforzare le sue truppe, dopo l’uso di feroci mercenari, Muhammar Gheddafi ricorre adesso a soldatini imberbi e spauriti, adolescenti armati in fretta e furia prima di essere spediti al fronte. Accade a Brega, il terminal petrolifero che l’esercito lealista difende da settimane in attesa di un’imminente offensiva degli insorti della Cirenaica. Ma le nuove, giovanissime leve del Colonnello non sono animate dallo spirito di sacrificio che rende audaci fino all’incoscienza gli shabab di Bengasi, i ragazzi protagonisti della rivolta del 17 febbraio scorso: costrette a combattere dai generali di Gheddafi, sono terrorizzate.

«Le linee sono infarcite di bambini soldato, e noi non possiamo sferrare l’attacco perché non li consideriamo nostri nemici e non vogliamo ucciderli», dice Faraj Muhamad, comandante del nuovo esercito delle forze democratiche del Paese che incontriamo ad Ajdabiya, alla testa di una colonna di pickup diretta, appunto, verso Brega. «Contiamo sui raid della Nato per spaventarli e spingerli alla fuga, anche se non è detto che possano scappare, perché spesso le truppe del Colonnello fucilano chi abbandona i ranghi».
Il comandante Muhamad racconta anche di aver ricevuto telefonate da parte dei genitori dei ragazzi arruolati dal leader libico: «Mi hanno implorato di risparmiarli, di non sparargli contro. Il problema è che i ragazzi apriranno comunque il fuoco contro le nostre truppe. Oggi, almeno cinque dei nostri sono stati uccisi, magari dalle pallottole di questi giovani. Sappiamo che molti di loro sono accampati all’università  di Brega, in mezzo a militari addestratissimi e a quelle soldatesche che Gheddafi ha fatto venire dal Niger e dal Ciad offrendo loro come bottino tutto ciò che trovano nella Libia orientale, comprese donne e bambine da stuprare imbottiti di Viagra». Il comandante ha chiesto al suo referente dell’Alleanza di non bombardare l’università  di Brega. Finora, la sua supplica è stata esaudita. 
Intanto, ad Ajdabiya fervono i preparativi per l’attacco verso Occidente. La città  che fu la prima a cadere nelle mani della riconquista gheddafista, è ancora deserta nonostante sia stata nuovamente ripresa dagli insorti. Dei suoi centocinquantamila abitanti ne sono rimasti, sì e no, diecimila. Ma sono tutti thwar, guerrieri pronti a combattere. Nei dieci giorni di occupazione, i lealisti si sono accaniti contro questo centro commerciale in pieno deserto, sparando granate contro i caseggiati, i negozi, il mercato principale. Perfino l’ospedale è stato colpito, e oggi non può ancora accogliere i malati che furono evacuati più di un mese fa, perché il tetto è stato sfondato dagli obici nemici. A un lato della piazza centrale, ribattezzata piazza della Libertà , è nato un museo naà¯f che ospita le bombe, i razzi e i proiettili caduti sulla città : ne sono già  stati depositati circa un migliaio. Al cimitero, i soldati di Gheddafi sono tutti sepolti nella stessa fossa comune, mentre ogni “martire” della rivoluzione ha la sua tomba. 
A Misurata ieri è stata una giornata di combattimento: le forze fedeli a Gheddafi hanno ingaggiato i ribelli nella zona dell’aeroporto e vicino all’Accademia militare dell’aviazione. Fino a tarda sera si sono sentite le detonazioni dei razzi e i colpi di mortaio. Anche l’aviazione della Nato è stata impegnata a est della città  portuale, anche se non è chiaro su quali bersagli.
I bombardieri dell’alleanza hanno colpito anche nell’area di Tripoli, oltre che nella zona montuosa di Zintan, a sudovest della capitale. Poco lontano da questo centro, i jet hanno colpito diversi depositi di munizioni, che sono saltati in aria. Zintan è in mano ai ribelli, ma le truppe del Colonnello bombardano la città  con razzi e artiglieria. Solo nella giornata di sabato, dicono fonti dei ribelli, sono 35 i guerriglieri rimasti uccisi. I caccia di sua Maestà  britannica hanno colpito vicino alla roccaforte gheddafista di Sirte, distruggendo una postazione lanciamissili.
Gli scontri sono divampati anche a poca distanza dal confine tunisino, nella zona della città  di Nalut: secondo l’agenzia Tap, un centinaio di proiettili d’artiglieria sono finiti oltre frontiera, nei pressi dei villaggi di Jbara ed El Amal oltre che nella alture della zona, senza provocare danni.

 


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