Ogni anno 100 mila bambini visitano i genitori in carcere

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ROMA – I bambini che ogni anno entrano in carcere per incontrare i genitori detenuti sono oltre un milione nell’Unione Europea, tra i 95 mila e i 105 mila soltanto in Italia. Sono i risultati della ricerca “Quando gli innocenti sono puniti: i figli di genitori detenuti. Un gruppo vulnerabile”, condotta da ottobre 2009 a marzo 2011 in Italia, Danimarca, Francia, Irlanda del Nord e Polonia. E’ la prima ricerca del genere in Italia, dove sono 149 mila i genitori che entrano in carcere in un anno, considerando anche le pene brevi. In Europa, le stime parlano di 800 mila bambini ma il numero esatto non è conosciuto perché non esistono statistiche sistematiche sul dato. Si conviene dunque che con l’allargamento dell’Unione a 27 stati, la cifra arrivi a un milione. La convenzione Onu sui diritti del bambino stabilisce che i minori non devono subire discriminazioni per la condizione dei loro genitori. “Tuttavia, i figli di detenuti spesso provano vergogna, si sentono privi di sostegno e diversi perché i loro genitori sono in carcere – si legge nella ricerca europea – Possono essere vittime di bullismo da parte dei coetanei e della comunità  in cui vivono, possono avere problemi a scuola”. L’indagine, finanziata dall’Ue, è stata diretta dall’Istituto danese per i diritti umani (Dihr), in collaborazione con la rete Eurochips, l’Università  statale Bicocca di Milano e con il ministero della Giustizia. Una storia delle carceri nei 150 anni dell’Unità  d’Italia completa il dossier. La parte italiana della ricerca è stata realizzata dall’associazione “Bambinisenzasbarre” e ha ottenuto la risposta di 112 carceri sulle 213 totali presenti in Italia e di 441 questionari compilati con una risposta media del 53%: 67% al nord, il 43% al centro e il 47% al sud e nelle isole. Il questionario era rivolto agli operatori, agenti ed educatori, che intervengono nel rapporto fra bambini e carcere.

Benché all’atto dell’ingresso in carcere la procedura preveda che venga chiesto se la persona ha figli, dalla ricerca emerge che secondo il 18% degli operatori questa richiesta non verrebbe fatta. Nel 76% dei casi il carcere non dispone di personale specializzato per partecipare alle visite dei bambini, gli operatori e gli agenti sono quelli di turno. Solo il 3% degli operatori dichiara che i bambini non sono contenti quando visitano il genitore in carcere, secondo il 46% non sono a disagio. I bambini vengono perquisiti dal personale nel 40% delle risposte, “solo se necessario” nel 20% dei casi, con il metal detector nel 29% dei casi, l’11% controlla anche il cambio pannolino del neonato. Nel 41% dei casi le visite sono consentite con una frequenza di 6 volte al mese, nel 32% anche 8 o più volte al mese, il 27% risponde 4 volte al mese. La durata media del colloquio è di una o due ore. A chi è detenuto al 41 bis per il reato di associazione mafiosa si impedisce la visita dei figli, un dato pari al 36% delle risposte. Ben il 65% dei penitenziari non ha locali destinati solo alle visite dei bambini. Oltre ai colloqui, i genitori detenuti possono parlare con i figli per telefono ma soltanto una volta alla settimana per dieci minuti (93%). Benché sia possibile telefonare a un cellulare, il 49% degli operatori non è informato su questa possibilità  consentita al genitore detenuto. I genitori non possono ricevere telefonate dai figli nell’84% dei casi. Il personale penitenziario ritiene che la sua formazione non sia sufficiente a occuparsi dei figli di genitori detenuti nel 90% delle risposte. Sono impreparati ad affrontare l’accoglienza dei bambini in carcere.

Dalla ricerca emergono una serie di raccomandazioni al Parlamento europeo, tra le quali: gli arresti effettuati in presenza di bambini dovrebbero seguire linee guida specifiche per minimizzare il trauma, tutte le decisioni di custodia cautelare di un individuo in attesa di giudizio dovrebbero prendere in considerazione in primo luogo i diritti e le esigenze dei figli della persona arrestata; nell’emissione di una sentenza riguardante un genitore, l’interesse superiore del bambino dovrebbe essere preso in considerazione, sia in relazione alla scelta della pena da comminare, sia nella scelta del luogo in cui fare scontare la pena in caso di detenzione, per garantire il contatto faccia a faccia con il bambino; un bambino dovrebbe avere il diritto di fare visita al genitore detenuto in una struttura adeguata entra una settimana dal fermo e frequentemente. Altri elementi da tenere in considerazione per avere standard minimi per la tutela dei bambini sono indicati alla conclusione dell’indagine. Neonati e bimbi piccoli che vivono dietro le sbarre con le madri “devono avere accesso libero ad aree esterne come i parchi giochi, in quanto è necessario riconoscere che il bambino non è un detenuto”. La polizia e le carceri dovrebbero essere obbligati dalla legge a raccogliere informazioni circa il numero e l’età  dei bambini i cui genitori sono stati arrestati e le statistiche dovrebbero essere messe a disposizione del pubblico. “Questo è un fenomeno decisivo che può segnare la vita di una persona e la ricerca sottolinea il fenomeno per i numeri elevati” commenta Lia Sacerdote, responsabile dell’indagine nella parte italiana. (rc) 

 

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