Rosarno e Palazzo San Gervasio, l’esercito di riserva per il lavoro nei campi

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Roma – Sud, agricoltura intensiva, braccianti agricoli, irregolarità  con il permesso di soggiorno. Sono gli ingredienti che hanno creato in Italia e in tutto il bacino del Mediterraneo “i campesinos del terzo millennio”.  Sono stagionali, nomadi, vivono in condizioni di grave sfruttamento sul lavoro e in condizioni sociali, abitative e sanitarie indegne, hanno uno status giuridico precario. E’ il ritratto fornito dal rapporto di Rete Radici Rosarno in occasione del primo maggio e verso la mobilitazione per lo sciopero generale di venerdì prossimo.

“In tutto il bacino del Mediterraneo il modello dell’agricoltura negli ultimi vent’anni – si legge nel dossier – è una ristrutturazione del ciclo produttivo che evita gli investimenti in tecnologia sfruttando la manodopera a basso costo in una logica da rendita fondiaria”. Gli attivisti definiscono questo processo come ”clandestinizzazione della forza lavoro”,  dettata dalle norme sull’immigrazione e “inclusione differenziale”:  ci sono soggetti di serie A che godono diritti  e soggetti di serie B che possono essere sfruttati a piacere. In questa categoria rientrano i migranti subsahariani, un “esercito di riserva” di lavoro clandestino da usare in momenti particolari come i picchi di produzione, le precipitazioni atmosferiche, il malfunzionamento dei macchinari, le commesse just in time per la grande distribuzione. La legge Bossi Fini regola non solo l’immigrazione ma anche il mercato del lavoro secondo strategie di inclusione differenziale. “Non è la presenza di migranti irregolari la causa dell’economia sommersa – afferma il rapporto – ma al contrario è il sistema della nostra agricoltura a produrre come effetto le migrazioni cicliche degli stranieri irregolari nelle campagne del sud”.

I monitoraggi effettuati in Calabria e in Basilicata parlano di figure eterogenee. Chi sono i braccianti nelle campagne? Richiedenti asilo in attesa di audizione, migranti regolari, diniegati in attesa di ricorso, casi di dublinanti il cui status giuridico è di controversa interpretazione, irregolari con espulsioni pendenti, che restano sul territorio italiano perché indigenti e inespellibili di fatto, figure grigie che non hanno titolarità  a sottoscrivere un regolare contratto di lavoro o di affitto.Questo  limbo giuridico che dura anni e al quale non si può sfuggire, fa sì che per queste persone è come se il destino fosse segnato prima ancora di partire dal paese d’origine: non viene offerta loro altra possibilità  di integrarsi. Il 70% dei braccianti censiti dal “Cam –per i diritti” su 400 nell’Alto Bradano, nella zona di Palazzo San Gervasio, aveva fatto richiesta d’asilo.

Nei casolari abbandonati nelle campagne si formano così mini ghetti. Negli insediamenti di dimensioni più grandi c’è un’economia informale, con scambi e piccoli mestieri: barbieri, autisti, calzolai. Ma a svolgere la funzione più importante è il ‘grand frère’, un capo, una figura di mediazione. Parla italiano ha conoscenze sul posto, procura il lavoro, è simile al caporale ma svolge un’ opera positiva di legame con il territorio. A Rosarno la fine delle bidonville ha provocato un peggioramento nelle condizioni di vita dei migranti: la comunità  si è dispersa ed è diventata invisibile. Anche per questo il 4 e il 5 maggio gli africani partiranno dalla Calabria e arriveranno a Roma per una mobilitazione verso lo sciopero generale. (raffaella cosentino)

 

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