Tagli, meno precari e mancate assunzioni nella scuola a rischio altri 100 mila posti

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ROMA – Niente immissioni in ruolo e concorso a preside, rivoluzione nelle direzioni didattiche e nelle scuole medie di tutta la penisola, piccole scuole costrette a tirare avanti con un preside a tempo parziale, blocco dello stipendio per tre anni e mano pesante sul sostegno a favore degli alunni disabili.
Ecco l’impatto che, stando alle bozze che circolano in queste ore, la supermanovra economica da 44 miliardi potrebbe avere sulla scuola. Il condizionale è d’obbligo. Ma il mondo della scuola, nonostante le rassicuranti parole del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, è in subbuglio. «Al momento – ha dichiarato – nessun taglio agli organici della scuola, ai fondi per l’università  e sui finanziamenti alla ricerca è previsto nella manovra economica attualmente in discussione che sarà  presentata in Consiglio dei ministri». Ma, in effetti, l’articolato suscita più di una preoccupazione. Del resto, se è previsto un intero articolo dal titolo “Razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica”, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, qualche risparmio sulla scuola l’avrà  in mente. Vediamo quali. Il governo intende cancellare i circoli didattici – con sole scuole materne ed elementari – e le scuole medie, costituendo soltanto istituti comprensivi di scuola materna, elementare e media. La rivoluzione interesserebbe 3.422 istituti: dallo smembramento e successivo riaccorpamento l’esecutivo intende ridurre le istituzioni scolastiche, attualmente 10.452. Una manovra che consentirebbe di risparmiare posti di dirigente scolastico, di segretario e di personale amministrativo. In più, la manovra prevede che le istituzioni con meno di 500 alunni, o 300 se in piccole isole o in comuni montani, non avranno più un preside a tempo pieno. Dovranno accontentarsi di un reggente: un capo d’istituto che guida due scuole. Le piccole scuole sono quasi 2.600. E, a questo punto, potrebbe anche saltare il concorso per 2.386 posti di dirigente scolastico annunciato dalla Gelmini, ma misteriosamente non ancora bandito.
Previsti anche due interventi su «limitazione delle facoltà  assunzionali per le amministrazioni dello Stato» e proroga delle «disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici». Che per la scuola potrebbero significare la cancellazione del pino di 65 mila assunzioni previsto nel decreto Sviluppo e un ulteriore prolungamento, fino al 2014, del blocco degli scatti stipendiali per insegnanti, amministrativi, tecnici e ausiliari. La manovra tocca anche il sostegno. Dopo avere ribadito che il rapporto alunni docenti di sostegno deve essere pari a 2, spiega che «la scuola provvede ad assicurare la necessaria azione didattica e di integrazione per i singoli alunni disabili, usufruendo tanto dei docenti di sostegno che dei docenti di classe». I presidi quindi potrebbero assegnare ai portatori di handicap anche docenti non specializzati, con l’idea di formare «tutto il personale docente sulle modalità  di integrazione degli alunni disabili». In sostanza, la mossa che ha consentito di ridurre all’osso, in attesa di eliminarli, gli 11 mila specialisti di Inglese alla primaria: con un corso di 340 ore la lingua straniera viene insegnata da docenti comuni. In questo modo, il governo potrebbe sbarazzarsi facilmente dei 31 mila precari di sostegno in servizio quest’anno. E, nelle prime di ogni ordine in cui è presente un docente di sostegno dedicato ad un solo alunno disabile, potrebbe anche saltare il tetto di 20 alunni per classe. La Gelmini comunque precisa che non è previsto «nessun taglio ai finanziamenti per la disabilità ». Ma per sapere quali saranno i provvedimenti che interesseranno la scuola occorrerà  aspettare oggi pomeriggio.


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